Svolta in Cina, il governo spinge per il terzo figlio

Svolta in Cina, il governo spinge per il terzo figlio
di Erminia Voccia
Martedì 1 Giugno 2021, 08:04 - Ultimo agg. 18:08
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Le coppie cinesi potranno dare alla luce tre figli anziché due. Pechino passa dalla politica del figlio unico, abolita ufficialmente nel 2016, agli incentivi alla natalità. La decisione, specchio di un Paese che cambia velocemente, è stata annunciata ieri dopo una riunione del Politburo presieduta dal presidente Xi Jinping. La Repubblica Popolare ha promesso ai cittadini delle misure a sostegno delle famiglie, anche se per il momento non se ne conosce la portata. «Le politiche sulle nascite saranno migliorate. Verranno introdotte misure che permetteranno a una coppia di avere tre figli», scrive l'agenzia di stampa Xinhua, voce del Pcc. Pechino cerca di porre rimedio al crescente invecchiamento della popolazione. Una preoccupazione comprensibile considerato l'esito dell'ultimo censimento, i cui dati ufficiali sono stati pubblicati a metà maggio, più tardi del previsto.


IL CENSIMENTO
Il censimento ha evidenziato nel 2020 un leggero aumento della popolazione: gli abitanti della Repubblica Popolare sono 1,41 miliardi, in crescita rispetto agli 1,339 miliardi del 2010. Tuttavia, in quest'arco di tempo la crescita demografica è rallentata gradualmente, toccando un tasso medio annuo pari ad appena lo 0,53%, la percentuale di crescita più bassa mai registrata nelle decadi precedenti. Negli ultimi dieci anni il tasso di crescita è stato il peggiore dal 1953, quando il Governo cinese ha cominciato a redigere questo tipo di statistiche. Nel 2020 non c'è stato neanche il baby boom auspicato, che i lockdown avrebbero dovuto favorire, con le coppie costrette a casa per via delle restrizioni alla socialità e delle conseguenze del lavoro agile. L'anno scorso in Cina sono nati soltanto 12 milioni di bambini, il 18 per cento in meno rispetto al 2019. Il tasso di natalità nello stesso anno è stato pari a 1,3 bambini per donna, prossimo a quello del Giappone, dove l'invecchiamento è considerato un problema strutturale. Quello cinese è inferiore a 2,1, il tasso di natalità considerato necessario per mantenere la popolazione stabile nel tempo.

Come ci si aspettava, dal censimento è emerso un restringimento della forza lavoro, perché si è ridotta la fascia di popolazione in età lavorativa. I cittadini con più di 60 anni, pari al 18,7% dell'intera popolazione cinese, sono invece cresciuti del 5,44% rispetto al 2010. Ed è questo il vero nodo da sciogliere per il Governo cinese, la cui necessità è mantenere di un tasso di crescita della popolazione capace di stare al passo del progresso economico e tecnologico.


BASTA FIGLI UNICI
Soltanto negli ultimi anni la Cina ha iniziato a fare i conti con i traumi del passato, causati dalla discussa politica del figlio unico imposta dalla fine degli anni Settanta al 2015. Un processo di lenta accettazione psicologica descritto, ad esempio, nel documentario One Child Nation, di Nanfu Wang e Jialing Zhang, candidato agli Oscar nel 2020. La politica del figlio unico, com'è noto, per 36 anni ha permesso il controllo della popolazione rendendo illegale per le coppie avere più di un figlio, quando la Cina non poteva permettersi troppe bocche da sfamare. Un esperimento sociale devastante e responsabile di atti compiuti in violazione dei diritti umani fondamentali: dall'abbandono dei neonati agli aborti e alle vasectomie forzati, fino a veri e propri rapimenti di bambini. Questo tipo di misura ha inciso in modo sensibile sul calo delle nascite, privilegiando la popolazione maschile a danno di quella femminile. Ancora secondo i dati dell'ultimo censimento, il disequilibro tra uomini e donne sarebbe stato in parte domato. Gli uomini in Cina rappresentano ora il 51,24% della popolazione; le donne, invece, sono il 48,76%. Ma dal 2016 la Repubblica Popolare non ha visto quell'incremento di nascite che avrebbe voluto, complice il miglioramento del tenore di vita, l'innalzamento del reddito e dei livelli di istruzione. Anche in Cina i figli si fanno più tardi e se fanno meno, come accade alla maggior parte delle economie sviluppate. Ma nell'ex Celeste Impero questo fenomeno si è manifestato prima, ovvero già nelle fasi iniziali dello sviluppo economico, e a un ritmo più sostenuto rispetto ad altri Paesi, come hanno spiegato gli analisti di ChinaPower. La Cina deve trovare soluzioni al dilemma demografico, anche per escludere eventuali contraccolpi politici.

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Non a caso, a marzo, Pechino ha annunciato che aumenterà progressivamente l'età pensionabile nei prossimi cinque anni. A inizio maggio, il Financial Times aveva preannunciato che la popolazione cinese sarebbe già scesa sotto quota 1,4 miliardi. Una previsione pessimistica smentita dai dati diffusi da Pechino, ma secondo alcuni studi il declino cinese si paleserà non più tardi del 2022. Per la Repubblica Popolare, sarebbe la prima contrazione demografica dai tempi della carestia successiva al Grande balzo in avanti di Mao Zedong.

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