Cina-Russia, prima l’Europa ora Putin: la tela cinese di Wang sulla guerra. «Errore la mossa Usa, rischio esclation»

Il capo della diplomazia di Xi è volato a Mosca per discutere anche del conflitto. Pechino non ha gradito la visita a Kiev di Biden

Prima l’Europa, ora Putin: la tela cinese di Wang. «Un errore la mossa Usa, si rischia l’escalation»
Prima l’Europa, ora Putin: la tela cinese di Wang. «Un errore la mossa Usa, si rischia l’escalation»
di Alessandra Colarizi
Martedì 21 Febbraio 2023, 00:01 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 08:11
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Se la Cina sostenesse la Russia nella sua invasione dell’Ucraina ci sarebbe una guerra mondiale. È l’avvertimento lanciato nei giorni scorsi dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. «Per noi è importante che la Cina non appoggi la Federazione Russa in questa guerra. A dire il vero, vorrei che fosse dalla nostra parte», ha detto. Eppure dall’inizio del conflitto Pechino sembra fare tutt’altro. 

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IL VIAGGIO

Mentre Biden atterrava a Kiev, è arrivata la conferma che il capo della diplomazia cinese Wang Yi sarebbe arrivato oggi a Mosca, tappa conclusiva del tour europeo che nell’ultima settimana ha portato il direttore della Commissione Esteri del Pcc in Francia, Italia, Germania e Ungheria.

Segno di come, nonostante gli appelli di Zelensky, nell’immediato Pechino consideri più importante continuare a lavorare sul fronte russo. Per alcuni esperti cinesi consultati dal Global Times, l’arrivo di Biden in Ucraina - definito «irrazionale ed egoista» - potrebbe persino provocare una nuova escalation militare da parte di Mosca. «Sono gli Stati Uniti, non la Cina, che hanno versato armi sul campo di battaglia», ha avvertito ieri il ministero degli Esteri di Pechino. Chiaro riferimento alle accuse di Antony Blinken, secondo cui la leadership comunista starebbe valutando se dotare Putin di armi letali. Illazioni che Wang ha respinto categoricamente domenica incontrando l’omologo ucraino Dmytro Kuleba. Letteralmente: Pechino sostiene «il rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, nonché il rifiuto dell’uso della forza come mezzo per risolvere le divergenze». 

 

LA STRATEGIA

Nulla di nuovo sotto il sole: la Cina non sembra intenzionata a rinunciare alla tradizionale “ambiguità strategica”, o “neutralità filorussa” che dir si voglia. Neanche in vista di una possibile mediazione tra Kiev e Mosca. Secondo quanto confermato da Antonio Tajani - che ha visto Wang a Roma - la leadership cinese ha pronto un piano di pace in 12 punti. Di cosa si tratta? Dai primi comunicati la “pax sinica” di Xi Jinping si preannuncia un copia e incolla di quanto già affermato nell’ultimo anno. «La sovranità e l’integrità territoriale di tutti i paesi devono essere tutelate, gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite devono essere rispettati, le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi devono essere prese sul serio», ha dichiarato Wang sul palco di Monaco anticipando i contenuti della proposta di pace. 

Nondimeno la Cina è sincera quando dice di volere la fine della guerra. Dopo le accuse di Blinken, Pechino teme che il danno reputazionale logori ulteriormente i rapporti con Washington. E i vertici europei non sono stati meno perentori. Per il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, la vendita di armi letali - che Pechino continua a negare - rappresenta «la linea rossa delle relazioni bilaterali».

LE ASPETTATIVE

Cosa spera quindi la Cina? Una fine del conflitto ma senza un’umiliazione pubblica di Putin. Mosca resta un partner cruciale nel grande piano cinese per una riforma dell’ordine mondiale. Un’ordine mondiale che al momento Pechino - come buona parte del Sud globale - considera sbilanciato a favore delle vecchie potenze occidentali e non più rappresentativo dei nuovi equilibri internazionali. C’è solo un problema: come conciliare gli interessi geopolitici con quelli economici. Contribuire al raggiungimento della pace permetterebbe a Pechino di acquistare punti agli occhi dell’Occidente. Ma da un punto di vista economico l’invasione dell’Ucraina e l’emarginazione di Mosca ha permesso alle aziende cinesi di consolidare la propria posizione nel mercato russo.

Dall’inizio della guerra gli scambi con la Cina hanno registrato l’incremento maggiore tra tutti i principali partner commerciali della Russia. Secondo i dati doganali cinesi, lo scorso anno le transazioni bilaterali sono aumentate complessivamente del 29,3% a quota 190,3 miliardi di dollari, rispetto ai 147 miliardi di dollari del 2021 e ai 108 miliardi di dollari del 2018: le importazioni cinesi (trainate dalla vendita di petrolio russo) sono lievitate del 43,4% mentre le esportazioni hanno riportato un +12,8%. Soprattutto le aziende cinesi che operano nell’automotive, nel settore dei semiconduttori - ma anche nei generi di consumo - hanno beneficiato enormemente delle sanzioni e del contestuale disimpegno dei competitor occidentali. Nei calcoli di Xi prevarranno gli interessi di breve o di lungo periodo?
 

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