Taiwan, navi americane nello stretto: sale la tensione nel Pacifico. Cina: «Sabotaggio alla pace»

Cina, «Navi Usa sullo stretto di Taiwan sono un saboataggio alla pace»
Cina, «Navi Usa sullo stretto di Taiwan sono un saboataggio alla pace»
Lunedì 29 Agosto 2022, 12:53 - Ultimo agg. 19:16
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Torna a crescere la tensione nel Pacifico tra Cina e Stati Uniti. Il 28 agosto 2022 due navi da guerra americane hanno attraversato lo stretto di Taiwan riaccendendo lo scontro  - mai sopito - tra le due potenze. È infatti la prima volta che l'esercito americano "risponde" con un gesto simbolico alle esercitazioni militari che Pechino ha iniziato ad agosto nei pressi dell'isola.  

Mentre gli americani hanno definito il passaggio come un atto legittimo che "dimostra l'impegno degli Stati Uniti per un Indo-Pacifico libero e aperto" la risposta di Pechino è stata drastica, con il ministro degli Esteri cinese Zhao Lijian che ha parlato di «sabotaggio della pace e della stabilità regionale». 

La mossa di Washington: provocazione o strategia? 

Il 28 agosto gli incrociatori missilistici della marina americana Uss Antietam ed Uss Chancellorsville hanno percorso la "linea mediana" dello stretto di Taiwan, un tratto di mare di 160 km che separa la contesa isola di Taiwan dalla Cina continentale. Pechino lo rivendica come "mare territoriale", tanto che nel 2020 ha affermato di non riconoscere più la linea mediana dello stretto come frontiera internazionale. Per gli Stati Uniti però si tratta di acque internazionali, in quanto considera Taiwan uno stato indipendente dalla Cina.  

La marina americana ha infatti pubblicato un comunicato chiarendo la sua posizione. «Queste navi», scrive la marina Usa, «transitano attraverso un corridoio nello stretto che è al di là del mare territoriale di qualsiasi stato costiero.

Il transito delle navi attraverso lo Stretto di Taiwan dimostra l'impegno degli Stati Uniti per un Indo-Pacifico libero e aperto. Gli Stati Uniti l'esercito vola, naviga e opera ovunque il diritto internazionale lo consenta».  

Quello di Washington è l'ennesimo colpo di una lunga catena di botta e risposta tra le due potenze. Dall'inizio di agosto infatti la Cina sta conducendo manovre militari nei pressi dell'isola e più volte aerei militari di Pechino hanno effettuato incursioni nei cieli di Taiwan, da ultimo anche durante la visita della delegazione diplomatica statunitense.   

 

La reazione di Pechino: «Minaccia alla pace»

La risposta di Pechino non si è fatta attendere: «Le navi da guerra americane mettono in mostra la loro forza: non si tratta di una promessa di "libertà e di apertura", ma di una provocazione che cerca di scatenarsi sulla libertà e di un deliberato sabotaggio della pace e della stabilità regionale» ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian.

Nel giorno stesso del passaggio era stata dichiarata anche la "massima allerta" delle forze militari cinesi nell'area. Il portavoce della zona orientale dell'Esercito popolar di liberazione cinese, Shi Yi afferma che l'esercito di Pechino ha scortato le navi statunitensi per impedire "possibili incidenti". 

Il 29 agosto il ministero degli Esteri cinese ha ribadito che «continuerà a monitorare l'intera operazione delle navi da guerra americane» e che per ora «tutto è sotto controllo». La Cina, ha concluso il portavoce, «esorta ancora una volta gli Usa a smettere di falsificare, svuotare e distorcere il principio della Unica Cina, a rispettare le norme di base delle relazioni internazionali sulla sovranità e l'integrità territoriale di altri Paesi e a non interferire nei loro affari interni, rispettando seriamente il principio della Unica Cina e i tre comunicati congiunti sino-americani». L'invito, in altri termini, è a «non essere un piantagrane per la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan». 

Tensione crescente

Quello di domenica 28 agosto è l'ennesimo episodio che conferma Taiwan come una polveriera pronta ad esplodere. Le potenze stanno evitando accuratamente che avvengano incidenti, ma allo stesso tempo nessuna delle due vuole perdere territorio. L'impegno di Washington e Pechino è difendere lo status quo, impedendo che l'avversario ottenga vantaggi nell'area. La Cina è infatti determinata a "riprendersi Taiwan", anche con la forza. Lo dimostra il fatto che nel 2020 il governo cinese ha affermato di non riconoscere più una "linea mediana al centro dell stretto" (che era considerata una frontiera) e l'ha più volte superata con navi e aerei. Il gesto degli Stati Uniti di domenica 28 agosto è stato invece mirato a riaffermare che questa linea esiste ancora. 

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