Clima: la corsa delle superpotenze al taglio delle emissioni non basta

Clima: la corsa delle superpotenze al taglio delle emissioni non basta
di Rita Annunziata
Domenica 9 Maggio 2021, 20:04
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L’ambiziosa corsa delle superpotenze al taglio delle emissioni di gas serra, annunciata in occasione del summit sul clima ospitato dall’amministrazione Biden nel mese di aprile, ha destato l’attenzione mondiale. Ma, per gli esperti, potrebbe non essere ancora sufficiente a placare la “febbre” del pianeta. Secondo il Climate action tracker di Climate Analytics e del New Climate Institute, qualora i governi rispettassero gli impegni appena assunti, la temperatura globale salirà di 2,4°C entro la fine del secolo rispetto ai livelli pre-industriali. Un innalzamento ancora superiore in confronto all’obiettivo definito dall’Accordo di Parigi di limitarla ben al di sotto dei 2°C.

«È chiaro che l’Accordo di Parigi sta guidando il cambiamento, spingendo i governi ad adottare obiettivi sempre più importanti (si parla di poco più del 40% dei paesi che hanno ratificato l’accordo del 2015, che rappresentano circa la metà delle emissioni globali e un terzo della popolazione mondiale, ndr), ma c’è ancora molta strada da fare», osserva Bill Hare, ceo di Climate Analytics, sottolineando come la maggior parte non abbia ancora messo in atto «politiche per mantenere i propri impegni».

Certo, precisano i ricercatori, il numero di nazioni che hanno adottato o stanno prendendo in considerazione l’obiettivo “zero netto” è salito a 131.

Paesi che comprendono il 73% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra. Un’onda, secondo Niklas Höhne del NewClimate Institute, considerata «inarrestabile». «Le intenzioni a lungo termine sono buone», spiega, «ma solo se tutti i governi passano alla modalità d’emergenza e propongono e implementano più azioni a breve termine, le emissioni globali potranno ancora essere dimezzate nei prossimi 10 anni come richiesto dall’Accordo di Parigi».

Intanto, secondo gli ultimi dati Eurostat, nell’anno della crisi (e delle misure anti-covid) le emissioni di anidride carbonica derivanti dalla combustione di combustibili fossili (principalmente petrolio e prodotti petroliferi, carbone, torba e gas naturale) sono diminuite del 10% nell’Unione europea rispetto al 2019. Emissioni, ricorda l’ufficio statistico, che rappresentano circa il 75% di tutte quelle di gas serra prodotte dall’uomo nella regione. Nel dettaglio, i cali maggiori si registrano in Grecia (-18,7%), Estonia (-18,1%), Lussemburgo (-17,9%), Spagna (-16,2%) e Danimarca (-14,8%). Sul versante opposto si posizionano Malta (-1,0%), Ungheria (-1,7%), Irlanda e Lituania (entrambe con il -2,6%). L’Italia taglia in due la classifica con il -12%.

«Nel 2020 è stato osservato un netto calo del consumo di combustibili fossili (carbone duro, lignite, olio di scisto e sabbie bituminose, petrolio e prodotti petroliferi, e gas naturale) in tutti i paesi», spiega l’Eurostat. «Le maggiori diminuzioni sono state osservate per tutti i tipi di carbone. Anche il consumo di petrolio e prodotti petroliferi è crollato in quasi tutti gli Stati membri, mentre il consumo di gas naturale è diminuito solo in quindici nazioni ed è aumentato o rimasto allo stesso livello nelle altre dodici. Al contrario, la quota delle energie rinnovabili (soprattutto eolica, idroelettrica e solare) nella generazione di elettricità è cresciuta notevolmente».

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