Kim Jong Un: in arrivo una nuova «Ardua Marcia» per la Corea del Nord

Kim Jong Un: in arrivo una nuova «Ardua Marcia» per la Corea del Nord
di Erminia Voccia
Venerdì 9 Aprile 2021, 18:45 - Ultimo agg. 11 Aprile, 09:26
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Il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong un, ha esortato il popolo a prepararsi a «una nuova, più difficile, Ardua Marcia». Kim ha rivolto l'avvertimento al Paese durante una riunione con i segretari di cellula del Partito dei lavoratori, richiamando alla memoria un termine usato per descrivere la terribile crisi economica e la carestia degli anni Novanta. "Ardua Marcia" è un eufemismo usato dal regime per riferirsi ai fatti drammatici di metà degli anni Novanta, quando, a seguito della caduta del Muro di Berlino e del crollo dell'Unione Sovietica, il Paese del calmo mattino si ritrovò isolato e privo del sostegno economico garantito dai rapporti privilegiati avuti fino a quel momento con i regimi socialisti.

Kim Jong un aveva già definito l'attuate situazione economica della Corea del Nord «la peggiore di sempre». Di recente, ha ammesso di aver fallito in tutti i settori gli obiettivi economici prefissati e ha chiesto scusa per non essere riuscito a migliorare le condizioni di vita dei nordcoreani.

Queste affermazioni, proprio perché giunte direttamente dal leader supremo, non possono non indurci a pensare che la situazione economica del Paese sia davvero difficile. Tuttavia, altra cosa è paragonare i tempi attuali a un periodo della storia, quello compreso tra il 1994 e il 1998, considerato tra i più duri mai vissuti dai nordcoreani. Un periodo secondo solo, per gravità e miseria, alla Guerra di Corea del 1950-53. La carestia degli anni Novanta era stata l'esito di una serie di congiunture sfavorevoli, come i disastri naturali, alcune cattive annate per l'agricoltura, ma era anche la conseguenza della cattiva gestione dell'economia e dei dannosi investimenti nell'industria pesante. L'Occidente non ha mai conosciuto la reale portata di quella carestia in termini di perdite umane, le stime variano da 600mila morti ad almeno 2 o 3 milioni. Secondo alcuni studi, almeno 10% della popolazione nordcoreana morì di stenti, in migliaia sarebbero invece fuggiti dalla fame cercando rifugio in Cina.

Negli ultimi anni, in base ad alcuni studi, la Corea del Nord stava forse iniziando a risollevarsi. Ma l'impatto della pandemia, le inondazioni e i tifoni, che hanno colpito il Paese nel 2020, e gli effetti delle sanzioni internazionali di certo hanno compromesso quegli sforzi. Soprattutto, ha inciso sul peggioramento delle condizioni economiche la chiusura forzata del confine con la Cina, la prima fonte di importazioni e maggiore partner commerciale del regime. A causa della pandemia, i traffici, molti dei quali illegali, sono stati ridotti a zero e tante attività sono state interrotte. Tutti sintomi dell'ossessione, reale, di una diffusione incontrollata del contagio da Covid-19, una paura comprensibile considerato il livello scarsissimo della sanità nordcoreana. Sebbene sia quasi impossibile stabilire un criterio certo di valutazione della situazione economica di un territorio impenetrabile come la Corea del Nord, non è detto che il Paese si trovi davvero in condizioni così tragiche come quelle sperimentate a metà degli anni Novanta. Kim ha spiegato che molto dipenderà da come il Paese reagirà, a tutti i livelli. È anche possibile, però, che sempre più persone siano state costrette a chiedere l'elemosina, che il cibo ci sia ma che manchino i soldi per acquistarlo, che molti cittadini siano denutriti, che il Covid abbia causato moltissimi morti.

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Lo scenario peggiore comporta, per Pechino, l'ipotesi che un flusso di rifugiati nordcoreani si riversi al confine, ipotesi che la Cina vuole evitare. Dal punto di vista degli Stati Uniti, invece, le parole di Kim suonano come un avvertimento diverso: nel caso di una ripresa dei negoziati con Washington, non accetteremo meno di quello che abbiamo continuato a chiedere per anni, ovvero l'alleggerimento delle sanzioni internazionali. A Joe Biden la prossima mossa. 

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