Covid, vaccino cinese inoculato a Kim Jong un in Corea del Nord

Covid, vaccino cinese inoculato a Kim Jong un in Corea del Nord
di Erminia Voccia
Martedì 1 Dicembre 2020, 18:30 - Ultimo agg. 18:39
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Pechino avrebbe fornito al leader nordcoreano Kim Jong un uno dei vaccini sviluppati dalla Cina contro la Covid-19. Lo sostengono due fonti dell'intelligence giapponese citate da un analista esperto di Corea del Nord. Harry Kazianis, direttore senior del think tank statunitense Center for the National Interest di Washington, riporta la notizia in un articolo per la rivista online 19FortyFive. Uno dei vaccini sperimentali forniti dalla Cina, dunque, sarebbe stato somministrato a Kim, alla sua famiglia e a diversi funzionari nordcoreani di alto livello nelle ultime due o tre settimane, stando alle informazioni raccolte da Kazianis per 19FortyFive.

Non si sa quale possa essere stato il vaccino somministrato al leader nordcoreano, ma sono almeno tre le aziende cinesi ad aver sviluppato vaccini contro il coronavirus arrivati alla Fase III.

Tra queste ci sono la China National Pharmaceutical Group (Sinopharm), di proprietà statale, la Sinovac Biotech Ltd e la CanSino Biologics. La Cina non ha ancora diffuso i dati ufficiali sull'efficacia di tali vaccini, tuttavia, un vaccino prodotto da Sinopharm è stato già inoculato a oltre un milione di persone in Cina e, a detta delle autorità cinesi, a seguito delle inoculazioni non sarebbero stati riscontrati effetti collaterali gravi.

Bloomberg in un'inchiesta pubblicata appena pochi giorni fa ha affermato che la richiesta di vaccini in Cina starebbe alimentando il mercato nero. Negli ultimi due mesi funzionari e burocrati corrotti avrebbero avuto un accesso facilitato al vaccino, sfruttando la propria rete di conoscenze tra le aziende di Stato. E mentre cresce lo scetticismo internazionale, Pechino appare determinata a vincere la «vaccine race», acquisendo un vantaggio in particolare tra i paesi a basso reddito, in cui la distribuzione dei vaccini occidentali sarebbe più complicata, e tra le nazioni amiche. In pole position ci sarebbe senz'altro la Corea del Nord. La «diplomazia del vaccino» potrebbe quindi prendere il posto della diplomazia delle mascherine, che Pechino ha cercato di promuovere durante la scorsa primavera. 

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La Corea del Nord continua a dichiarare zero casi di infezione da Covid-19, nonostante alcuni report indichino che la situazione nel paese sarebbe seria e preoccupante. Il governo nordcoreano ha annunciato negli ultimi giorni l'adozione di misure severe nelle aree di confine, rendendo più rigide le norme per l'accesso alle acque territoriali. Un nuovo lockdown sarebbe scattato a Pyongyang e in altre aree della Corea del Nord. Pyongyang ha imposto il divieto alla pesca e alla produzione di sale marino come misura per prevenire la diffusione del virus. Nei giorni passati, inoltre, è emerso il sospetto che degli hacker legati alla Corea del Nord abbiano compiuto una serie di cyberattacchi contro compagnie farmaceutiche, tra cui AstraZeneca, per tentare di accedere ai dati necessari alla produzione di vaccini. False offerte di lavoro sarebbero state usate come mezzo per assaltare i pc dei dipendenti di AstraZeneca.

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