Corea del Nord, sale la tensione dopo il lancio di missili di Kim

Corea del Nord, sale la tensione dopo il lancio di missili di Kim
di Erminia Voccia
Venerdì 10 Maggio 2019, 12:26 - Ultimo agg. 11 Maggio, 09:10
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Due provocazioni a distanza di 5 giorni l'una dall'altra e Kim Jong un sembra tornato quello di un tempo. Giovedì 9 maggio la Corea del Nord ha tirato due proiettili che potrebbero essere due missili a corto raggio, secondo quanto ritiene il comando militare sudcoreano. L'ultima provocazione di Kim segue di pochi giorni il lancio di una serie di “proiettili non meglio identificati” dal raggio di 70-200 chilometri verso il Mar del Giappone avvenuto sabato 4 maggio dalla zona di Wonsan. Giovedì 9 alle 16.30 ora locale, quando in Italia erano 9.30 del mattino, Kim potrebbe aver ordinato un nuovo lancio di missili, mettendo forse la parola fine alla sospensione dei test missilistici che era iniziata a fine 2017. L'allentamento della tensione aveva reso possibili gli incontri tra Kim e il presidente sudcoreano Moon e i due summit con Trump, rilanciando il dialogo sul nucleare nordcoreano. Per gli esperti militari di Seoul, Kim potrebbe aver tirato missili balistici a corto raggio, violando così le risoluzioni delle Nazioni Unite. I sudcoreani sono però abbastanza cauti, e lo stesso presidente Moon Jae in ha dichiarato che è troppo presto avanzare ipotesi, ma in un'intervista alla tv ha detto anche che provocazioni di questo tipo non facilitano il dialogo tra Corea del Nord, Corea del Sud e Usa. Intanto, i media nordcoreani hanno provveduto a diffondere le immagini del lancio del missile di giovedì 9 maggio.



A prescindere dal tipo di ordigno, Kim sta mandando un avvertimento abbastanza chiaro. Dopo il fallimento del vertice con il presidente Donald Trump ad Hanoi in Vietnam, le trattative con Washington sarebbero arrivate a un punto morto. Kim vorrebbe concessioni dagli Usa, ma gli americani non si fidano e continuano a fare muro. Il presidente sudcoreano Moon è invece favorevole a una linea più morbida verso Pyongyang, che include aiuti economici utili a mitigare gli effetti delle sanzioni sull'economia nordcoreana e a spingere Kim nella sperata direzione della rinuncia graduale al nucleare. Le minacce di Kim sono certamente un modo per attirare l'attenzione degli americani, del resto il dittatore di recente aveva detto di essere disposto ad aspettare fino alla fine del 2019 per una “condotta più flessibile” da parte Usa. Già nel discorso di inizio anno dello scorso gennaio Kim era parso più minaccioso e aveva lasciato intendere agli americani di avere ancora l'asso nella manica del dialogo aperto con la Cina. Il summit tra Kim e Putin del mese scorso va letto allo stesso modo. Con gli americani quindi il tempo sta per scadere e scorre senza sosta mentre il capo della diplomazia Usa Pompeo continua a difendere la strategia della “massima pressione” verso la Corea del Nord, strategia che però non ha portato troppo lontano. Gli analisti di 38 North notano tuttavia che il leader nordcoreano con le ultime mosse vuole mandare anche un segnale alla Corea del Sud. A Kim non piacciono le esercitazioni militari congiunte che come di consueto di tengono in primavera tra Usa e Corea del Sud. Quest'anno le esercitazioni hanno avuto scala più ridotta per non mandare a monte mesi e mesi di trattative diplomatiche, ma per Kim sono contrarie alla spirito della Dichiarazione firmata il 27 aprile 2018 a Panmunjeom e alla Dichiarazione congiunta di settembre a cui erano arrivati i leader delle due Coree nel tentativo di stemperare le tensioni militari.
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