Coronavirus nel mondo, dai 600 dollari a settimana degli Usa ai sussidi di Germania e Francia

Coronavirus nel mondo, dai 600 dollari a settimana degli Usa ai sussidi di Germania e Francia
di Giusy Franzese
Domenica 19 Aprile 2020, 08:20 - Ultimo agg. 13:19
7 Minuti di Lettura

Nove settimane di cassa integrazione ordinaria ma con causale speciale coronavirus che semplifica procedure di accesso e non è a carico delle aziende; sempre nove settimane di cassa integrazione in deroga per le categorie e le piccole attività anche con un solo dipendente; bonus 600 euro per professionisti e autonomi che presto, molto probabilmente, diventeranno 800. E poi congedi parentali retribuiti al 50%, bonus baby sitter, bonus spesa. L’Italia ha già attivato una rete imponente di ammortizzatori sociali per aiutare lavoratori e famiglie. Il decreto Cura Italia ha previsto anche il divieto di licenziamenti individuali (per ragioni economiche) e collettivi per 60 giorni. Altre misure sono in cantiere, sia sul fronte sostegno al lavoro che su quello puramente assistenziale, come un reddito di emergenza e un bonus figli, che il governo sta valutando per inserirli all’interno del prossimo decreto. La fase due dovrebbe allentare un po’ la pressione sul lavoro. Ma la ripartenza sarà graduale e ancora per un po’ ci vorranno sostegni consistenti, anche per evitare il crescere di tensioni sociali. Dare uno sguardo a quello che stanno facendo gli altri paesi per aiutare i lavoratori attualmente in stand-by, potrebbe essere interessante anche per avere dei suggerimenti e degli spunti. A questo proposito l’Ufficio studi di Confindustria ha elaborato un interessante prospetto che mette a confronto le misure messe in campo dai principali paesi europei e il diverso approccio anche rispetto agli Stati Uniti, a cura di Giovanna Labartino e Francesca Mazzolari. Le due economiste notano come mentre «la risposta USA pare fondarsi sul presupposto che la disoccupazione ineluttabilmente aumenterà, al contrario gli sforzi della UE si concentrano sull’obiettivo di scongiurare aumenti eccessivi della disoccupazione».
 


GERMANIA: C'E' IL KURZABEIT
La Germania, a differenza dell’Italia ma anche di Francia e Spagna, non prevede il divieto di licenziare in questo periodo. Ma, proprio per abbassare il rischio licenziamenti, ha reso più facile l’accesso al Kurzabeit, programma di riduzione dell’orario di lavoro simile alla nostra Cassa integrazione. In pratica i lavoratori in Kurzarbeit ricevono dallo Stato parziale compensazione per la retribuzione persa a causa della riduzione degli orari (60% del salario netto perso, 67% se hanno figli a carico). Per rendere allettante da parte delle imprese il ricorso allo strumento, è stata abbassata la soglia dei programmi di riduzione di orario di lavoro: è sufficiente che sia coinvolto il 10% dell’organico (in tempi normali si prevede il 33%); i lavoratori non devono arrivare ad avere saldo negativo in eventuali “banche ore” prima di poter accedere al Kurzarbeit, e non c’è più l’obbligo per le imprese di dimostrare che di aver fatto ricorso a tutte le possibilità di riduzioni concordate di orari prima di accedere al programma. I contributi, poi, sono tutti a carico agenzia federale del lavoro e il Kurzabeit è stato esteso anche ai lavoratori temporanei e interinali. Le misure sono state annunciate il 13 marzo con validità retroattiva dal 1° marzo. Il governo tedesco prevede che 2,5 milioni di lavoratori useranno tale strumento per un costo totale di circa 10 miliardi di euro. Durante la crisi del 2009 un milione e 400mila lavoratori sono stati coperti dal Kurzabeit.

FRANCIA: IN CAMPOCON LO CHOMAGE PARTIEL
 
La Francia, in lockdown dal 17 marzo, ha stanziato circa 8,5 miliardi di euro per sostenere i redditi dei lavoratori per due mesi. Il Paese di Macron si affida soprattutto alla riduzione oraria, attraverso lo chomage partiel. Si tratta di una indennità destinata a tutti i dipendenti che subiscono un calo di stipendio, attribuibile a una riduzione dell’orario di lavoro dello stabilimento o di parte dello stabilimento; o una chiusura temporanea di tutto o parte dello stabilimento. Il nuovo decreto prevede una riduzione dei tempi di istruzione, un procedimento semplificato, ed estende la misura ai dipendenti a tempo determinato, in particolare ai cosiddetti salariés au forfait annuel heure/jour, e stagionali.
Lo strumento prevede che il lavoratore riceva un’indennità dal datore di lavoro che copre almeno il 70% del precedente compenso orario lordo (e comunque non meno di 8,03 euro l’ora), o circa l’84% della retribuzione netta, salvo condizioni più favorevoli previste dagli accordi collettivi o da una decisione unilaterale del datore di lavoro. Il datore a sua volta, per ogni ora di riduzione rispetto all’orario normale, riceve dallo stato un rimborso fisso, pari a 7,74 euro se l’impresa ha fino a 250 dipendenti, che scende a 7,23 per quelle più grandi. Per questo periodo di emergenza il rimborso versato dallo Stato all’impresa non è più una somma forfettaria, bensì proporzionale alla remunerazione dei dipendenti posti in attività parziale e tale da garantire il rimborso completo per retribuzioni fino a 4,5 volte il salario minimo (per retribuzioni superiori, l’eccedente rimane a carico del datore). Nella prima settimana di aprile più di 400mila imprese, che impiegano quasi 4 milioni di lavoratori, hanno fatto domanda per lo chomage partiel. In Francia inoltre le imprese che hanno sospeso o ridotto l’attività a causa dell’emergenza sono incoraggiate ad utilizzare un sussidio speciale per il training (FNE-Formation).

SPAGNA : LAVORATORI PROTETTI CON L'ERTE
La Spagna ha predisposto misure che rafforzano le coperture dell’ERTE (Expedientes de Regulación Temporal de Empleo), un meccanismo già esistente che permette temporaneamente alle imprese di sospendere i contratti di lavoro o ridurre le giornate lavorative, a causa di difficoltà economiche, tecniche e organizzative che mettano a rischio la sostenibilità dell’impresa. I contributi sociali sono per il 75% a carico dello Stato, per il 100% nel caso di imprese con meno di 50 dipendenti. Al contrario dell’Italia, la Spagna non ha previsto per ora limiti di tempo e di risorse pubbliche per l’accesso all’ERTE a queste condizioni più flessibili dettate dall’emergenza.

STATI UNITI: 600 DOLLARIA SETTIMANA 
 Per fronteggiare l’emergenza, con il Cares act, gli Usa hanno messo in campo una potenza di fuoco mai vista: 2,3 trilioni di dollari (pari all’11% del Pil), più del doppio rispetto al pacchetto di circa 800 miliardi approvato durante la crisi finanziaria del 2008. Oltre 260 miliardi di dollari sono previsti per estendere il sistema di Unemployment Insurance, in tempi normali gestito autonomamente (anche se con un contributo del governo federale) da ogni Stato e finanziato da contributi sociali a carico dei datori di lavoro. Il CARES act ha introdotto in via temporanea (fino al 31 luglio 2020) delle estensioni significative al sistema di sussidi di disoccupazione, che riguardano tre grandi ambiti: platea dei potenziali beneficiari (oltre a chi ha perso il proprio posto di lavoro, anche chi non può lavorare perché è in quarantena, o è in congedo non pagato, lavoratori part-time e lavoratori autonomi); aumento del sussidio, che ora è di 600 dollari per settimana; allungamento della durata (non più 4 mesi, ma sei). La tempestività dell’erogazione dei sussidi è una delle caratteristiche principali del sistema: gli assegni arrivano subito, non oltre 48 ore dalla richiesta.

LA UE 
Il 9 aprile l’Eurogruppo ha approvato il SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) che fornirà prestiti fino a 100 miliardi di euro a condizioni agevolate agli Stati membri che approvino misure a sostegno dell’occupazione, quali il potenziamento di programmi di integrazione salariale in caso di riduzione degli orari di lavoro, come la Cig in Italia.
Riducendo il costo del lavoro aziendale, questi schemi favoriscono la continuità occupazionale anche in fasi di riduzione, totale o parziale, dell’attività. L’obiettivo è quello di preservare posti di lavoro, e con essi la capacità produttiva e il capitale umano delle imprese. Per reperire le risorse da prestare agli stati, la UE a sua volta si indebiterà sui mercati finanziari. Affinché i titoli emessi dalla UE per finanziare il SURE godano di un elevato rating, essi saranno garantiti da tutti gli stati membri (in proporzione al PIL di ciascuno). Tali garanzie saranno emesse su base volontaria e lo strumento entrerà in funzione solo una volta che tutti gli stati si saranno impegnati a fornire queste garanzie, che dovranno raggiungere un importo minimo pari a 25 miliardi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA