Coronavirus, 560 morti e quasi 3.000 nuovi casi. Gelo Oms sui nuovi farmaci: non c'è terapia

Coronavirus, 560 morti e quasi 3.000 nuovi casi. Gelo Oms sui nuovi farmaci: non c'è terapia
Coronavirus, 560 morti e quasi 3.000 nuovi casi. Gelo Oms sui nuovi farmaci: non c'è terapia
Mercoledì 5 Febbraio 2020, 13:25 - Ultimo agg. 2 Marzo, 06:02
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Coronavirus in Cina, il numero delle vittime è salito a 560. Lo ha reso noto il governo di Pechino, che parla di quasi tremila nuovi casi (2987) nella provincia di Hubei, dove si sono registrate 70 nuove vittime.

Coronavirus, i ricercatori cinesi sostengono di aver individuato due farmaci efficaci nell'inibirne lo sviluppo, ma l'Oms, Organizzazione mondiale della sanità, invita alla prudenza. Il team di ricerca della professoressa Li Lanjuan, nota epidemiologa e professoressa alla Zhejiang University, ha annunciato che i test preliminari stanno dimostrando l'efficacia di due farmaci (Abidol e Darunavir) nell'inibire il coronavirus negli esperimenti su cellule in vitro. Lo riporta il Changjiang Daily. La professoressa ha affermato che il farmaco anti-HIV Kelizhi, attualmente utilizzato, non è molto efficace e presenta invece effetti collaterali. Personale medico è stato trasferito dalla provincia orientale dello Zhejiang alla provincia dell'Hubei sperando di utilizzare il trattamento sui nuovi pazienti infetti.

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L'Oms frena.
«Non ci sono terapie efficaci conosciute contro il 2019-nCoV (coronavirus)», ha dichiarato un portavoce dell'Oms al Financial Times. L'organizzazione consiglia che ogni potenziale farmaco sia sperimentato regolarmente e ha fissato una conferenza stampa per le 16 di questo pomeriggio.
 


Boom contagi«Alle 6 di stamattina c'erano 24.363 casi confermati di Coronavirus in Cina, con 490 morti. Nelle ultime 24 ore abbiamo avuto il numero più alto di casi in un solo giorno dall'inizio dell'epidemia». Lo ha affermato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus durante una conferenza stampa a Ginevra. «Fino a questo momento il 99% dei casi si è verificata in Cina, e l'80% dei casi cinesi è nella provincia di Hubei. Il numero relativamente basso di casi fuori dalla Cina ci dà una finestra di opportunità per prevenire che questa epidemia diventi un problema globale».

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Le donne in gravidanza positive al nuovo coronavirus potrebbero essere in grado di trasmetterlo al bambino durante la gestazione. Lo hanno riferito i medici del Wuhan Children Hospital alla Cctv, secondo quanto riportano i media internazionali. L'ipotesi è emersa dopo il caso di una donna, affetta dal coronavirus, che ha dato alla luce un bambino il 2 febbraio scorso. Il piccolo, sottoposto al test sul coronavirus è risultato positivo dopo 30 ore dalla nascita



Cura ancora lontana. Una cura contro il coronavirus è ancora lontana: si sta lavorando con farmaci già noti, ma i test in vitro non sono sufficienti per trarre alcuna conclusione: così l'esperto di malattie infettive Massimo Galli, dell' Università di di Milano e primario dell'ospedale Sacco, commenta l'annuncio fatto oggi in Cina secondo cui due antivirali possono inibire il coronavirus 2019-nCoV, basato su test in vitro. «In una situazione così critica - ha rilevato Galli - si lavora con quello che si ha».

UN ROBOT. Per ridurre la diffusione dell'epidemia di polmonite causata dal coronavirus 2019-nCoV, la Cina sta lavorando allo sviluppo di un robot capace di sostituire gli operatori sanitari nel condurre i test orofaringei necessari all'identificazione dell'infezione. Gli esperti dell'azienda Siasun, uno dei maggiori costruttori di automi in Cina, e dell'Istituto per l'automazione di Shenyang dell'Accademia cinese delle Scienze, hanno avviato le necessarie attività di ricerca e sviluppo oltre una settimana fa. Vari dipartimenti sono stati mobilitati nelle attività di sviluppo, installazione e sperimentazione per accelerare le ricerche.

 
 
 
Un dato certo è il numero «relativamente basso di contagi fuori dalla Cina, l'1%», che «dà una finestra di opportunità per prevenire» che la situazione degeneri in pandemia, ha spiegato il direttore generale Tedros Ghebreyesus, che ha lanciato un appello per reperire 675 milioni di dollari. In Cina, in attesa di capire se i due farmaci testati avranno successo, oltre mille pazienti sono stati già dimessi dagli ospedali. Eppure la quotidianità racconta anche di un virus che continua a mietere vittime, arrivate a 492 (senza contare i 2 a Hong Kong e nelle Filippine), soprattutto nell'Hubei.


I CONTAGI
I contagi superano i 24.600 e preoccupa il caso di un bimbo positivo al virus dopo 30 ore dalla nascita a Wuhan. Circostanza che, secondo i medici dell'ospedale pediatrico locale, suggerisce un contagio dalla madre, anche lei malata, durante la gravidanza. Nella città dove tutto è cominciato le strutture mediche sono praticamente dappertutto. Oltre ai due nuovi maxi-ospedali inaugurati in pochi giorni, 11 palestre e centri sportivi verranno riconvertiti. Nel resto del paese, ancora non sottoposto a isolamento, si attende tra mille incognite la fine delle lunghe vacanze di Capodanno che hanno limitato gli spostamenti. Anche Pechino ha iniziato a ripopolarsi e la ripresa delle scuole costituirà un test sull'evoluzione dell'epidemia. Nella capitale inoltre, come ulteriore misura di prevenzione, è stato proibito ai catering di organizzare cene di gruppo dopo a Wuhan il contagio si è esteso ad altri due quartieri per la partecipazione di migliaia di persone ad un banchetto.


FUNZIONARI PUNITI
In questo scenario le autorità centrali sono in fibrillazione ed hanno fatto calare la scure su 400 funzionari locali, giudicati colpevoli «di gravi lacune» e «di gestione insoddisfacente» della crisi. L'agitazione di Pechino è aggravata dal contraccolpo per l'economia, anche a causa del fuggi fuggi dei grandi gruppi stranieri. Per ultimi il consorzio Airbus, che ha fermato un sito di assemblaggio nel nord-est, e Adidas e Nike, che hanno chiuso la maggior parte dei loro negozi in tutto il paese. Mentre la principale compagnia aerea di Hong Kong, la Cathay, ha chiesto ai suoi 27.000 dipendenti di prendere fino a tre settimane di congedo non retribuito. Nell'ex colonia britannica il personale medico è sceso in piazza per tre giorni di fila chiedendo la chiusura totale della frontiera con la Cina. Convincendo la governatrice Carrie Lam a istituire la quarantena di 14 giorni per tutti i visitatori dalla terraferma. In porto, nel frattempo, resta bloccata una nave da crociera con 1.800 turisti e il personale a bordo, in quarantena perché tre suoi passeggeri, sbarcati in Cina il 24 gennaio, sono poi risultati positivi al coronavirus.

GIAPPONE
La stessa odissea la stanno vivendo da 48 ore 3.700 persone su un'altra nave da crociera ormeggiata a Yohokoma, in Giappone.
Almeno 10 si sono ammalati e sono stati sbarcati per essere trasferiti in ospedale: sono 3 giapponesi, 3 di Hong Kong, 2 australiani, un americano ed un filippino, membro dell'equipaggio. Gli altri resteranno confinati nelle loro cabine fino alla fine dei 14 giorni necessari per l'isolamento.




CASO NEGATIVO A VERONA
Verrà dimessa in serata la cameriera ricoverata precauzionalmente al Policlinico di Verona per accertamenti, in seguito a un attacco febbrile che ha fatto scattare il protocollo di emergenza da Coronavirus. La donna lavora nell'albergo dove ha alloggiato la coppia cinese che è in terapia intensiva allo Spallanzani di Roma dopo aver contratto il virus. Fonti sanitarie dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona hanno confermato che si tratta di una semplice influenza.

IL BELGA CONTAGIATO
Dice di stare bene e «non sentirsi malato» il cittadino belga di 54 anni contagiato dal coronavirus che da lunedì è in quarantena all'ospedale Saint-Pierre di Bruxelles. Lo riportano diversi media locali citando un'intervista all'uomo originario delle Fiandre occidentali realizzata dal quotidiano Het Laatste Nieuws. «All'improvviso i medici sono venuti a dirmi che avevano delle cattive notizie per me. Ho dovuto fare immediatamente una doccia e poi mi hanno fornito degli abiti protettivi in modo che potessi essere trasferito in ambulanza», ha raccontato l'uomo. Il 54enne è stato rimpatriato domenica dalla Cina, dove lavora da cinque anni in una fabbrica a 120km da Wuhan, epicentro dell'epidemia. Sua moglie, invece, è rimasta in Cina e questo per lui è fonte di preoccupazione. «È possibile che sia già portatrice del virus», afferma l'uomo, «fortunatamente abbiamo riempito il nostro congelatore visto che la nostra città di Huangshi, a 100 km da Wuhan, è stata messa in isolamento».

CRISI ECONOMICA IN BRASILE. L'epidemia di coronavirus in Cina potrebbe avere un impatto negativo sulle previsioni di crescita economia in Brasile, giacché la Cina è il principale partner commerciale del paese sudamericano. Lo segnalano oggi analisti del governo e del settore privato, sentiti dai media locali. Joao Borges, noto giornalista economico del canale tv Globo News e della radio Cbn, ha citato un alto funzionario che non ha voluto essere identificato, secondo il quale il governo di Jair Bolsonaro «è molto preoccupato» dalle ricadute dell'epidemia, perché «lo scenario globale sta cambiando a causa di questa crisi in Cina e di altri fattori, e così l'anno si sta aprendo con una dinamica diversa da quella che si auspicava». Un raffreddamento dell'economia cinese, sottolineando vari analisti citati da Folha, potrebbe portare la Banca Centrale brasiliana a decidere una nuova riduzione del tasso d'interesse di riferimento Celic, portandolo da 4,50 a 4,25%, mentre l'aspettativa di crescita per il 2020, che è attualmente del 2,30% secondo il mercato, potrebbe ridursi al 2,10%.


 

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