Coronavirus in Francia, ospedali al collasso: pochi i posti in rianimazione

Coronavirus in Francia, ospedali al collasso: pochi i posti in rianimazione
di Francesca Pierantozzi
Giovedì 2 Aprile 2020, 08:01 - Ultimo agg. 11:09
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PARIGI - L'onda è alta e la diga sanitaria scricchiola, a Parigi, a Metz, a Mulhouse: un triangolo a nord est che rischia di diventare la Lombardia di Francia, l'epicentro di un'epidemia «di cui non sappiamo tutto» ha detto ieri il premier Edouard Philippe davanti (virtualmente) ai deputati dell'Assemblée Nationale, la voce più sorda e meno sicura di quando va in tv a spiegare ai francesi come il governo lotta contro il virus.
 
L'altro ieri c'è stata «la notte peggiore» ha detto il direttore generale dell'Agenzia regionale della Sanità Aurélien Rousseau dell'Ile-de-France, la regione di Parigi: «Abbiamo 1200 letti di rianimazione, mentre vi parlo, i malati in rianimazione sono 2700». In pochi giorni i letti con i respiratori sono stati in realtà aumentati, inventati dicono i primari di alcuni reparti: prima un terzo di più, poi il doppio, poi ancora, finché si può. Per il direttore generale della Sanità Jérome Salomon, cui tocca il compito ogni sera verso le 19.30 di dare i numeri dell'epidemia - i casi, i ricoverati, i morti - questa sarà la settimana della vague, dell'onda. Sabato o domenica i primi effetti del confinamento cominciato a mezzogiorno di martedì 17 marzo dovrebbe cominciare a farsi vedere. «Il numero da guardare è quello dei casi gravi, quelli ricoverati in terapia intensiva» continua a ripetere Salomon. Ieri i gravi in rianimazione erano più di 6mila, quasi 25 mila i casi positivi e 4032 i morti. I contagiati 56.989. Ma i dati sono provvisori.

Oggi dovrebbero arrivare le prime cifre dalle case di riposo, mentre i dati della mortalità generale in Francia comunicati dall'istituto di statistica indicano l'impatto più vasto dell'epidemia: + 13% due settimane fa, + 9% la settimana scorsa. Prima dell'epidemia i posti di terapia intensiva in tutto il Paese erano poco più di 5mila, adesso sono diventati 10mila, dovrebbero arrivare a 14.500 tra pochi giorni.
«Abbiamo bisogno di aiuto, Siamo al limite del possibile» ha detto ieri Marie-Odile Saillard, direttrice generale dell'ospedale di Metz, 2mila letti in tutto, 1015 morti nella regione.
 


A Parigi e hinterland «abbiamo triplicato la capacità dei letti in rianimazione, ma non basta, abbiamo bisogno subito di almeno altri 500 letti» ha chiesto ieri il medico di pronto soccorso e responsabile sindacale Patrick Peillou. Il suo grido di allarme è stato subito ripreso via twitter dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo, che è d'accordo sulla necessità di riaprire l'ospedale militare di Val de Grace e soprattutto lo storico Hotel Dieu, che si affaccia sul sagrato di Notre Dame. Per evitare il collasso, è stato scelto di evacuare i pazienti più gravi ricoverati nei reparti degli ospedali delle zone più colpite. I malati evacuati via treno, areo, o elicottero sono stati quasi trecento in dieci giorni, da Parigi, Metz, Mulhouse, Colmar verso la Bretagna, l'Aquitania o la Loira, una decina verso la Germania e la Svizzera. Ieri sera altri 36 hanno lasciato Parigi per Brest sui vagoni sanitari di un treno ad alta velocità. «Preferisco dire le cose chiaramente: non sappiamo tutto. Possiamo spiegare perché prendiamo certe decisioni. Ma queste decisioni sono prese spesso sulla base di informazioni incomplete, o contraddittorie» ha ammesso ieri il premier Philippe, davanti ai deputati e davanti alle critiche. Il presidente Macron e il governo sono accusati di aver agito in ritardo, di aver mentito per nascondere l'impreparazione dello stato, l'insufficienza del materiale sanitario di protezione, la scarsezza dei test di depistaggio. Il confinamento è stato già prolungato fino al 15 aprile.

 

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