Migranti, naufragio tra Malta e Tripoli: numerose persone morte in mare. Coronavirus, niente porto italiano: i 156 migranti della Alan Kurdi trasferiti su una nave in quarantena.

Coronavirus, niente porto italiano: i 156 migranti della Alan Kurdi trasferiti su una nave in quarantena
Coronavirus, niente porto italiano: i 156 migranti della Alan Kurdi trasferiti su una nave in quarantena
Domenica 12 Aprile 2020, 12:19 - Ultimo agg. 13 Aprile, 08:45
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Numerose persone sarebbero morte in mare in seguito al naufragio di un barcone tra Malta e Tripoli. Lo denuncia in un tweet Sea Watch, spiegando che «250 persone erano alla deriva da ieri su 4 gommoni», che avevano a bordo un numero variabile tra 47 e 85 persone, e che una di queste imbarcazioni si è capovolta e le persone sono naufragate. I quattro barconi - uno con 72 persone a bordo, uno con 47, uno con 55 e l'ultimo con 85 - sono stati segnalati ieri a Sea Watch da Alarm Phone, il servizio telefonico per i migranti in difficoltà. Era stata la stessa Sea Watch a chiedere l'intervento del Commissario europeo per i diritti umani «per chiarire che i diritti delle persone salvate in mare devono essere garantiti a prescindere da quale sia la nave che li soccorre». L'Ong ha quindi spiegato che l'agenzia europea Frontex ha oggi segnalato i barconi in mare, di cui uno capovolto.
I 156 migranti soccorsi dalla Alan Kurdi non sbarcheranno in un porto italiano, ma verrà individuata - con il supporto della Guardia costiera - una nave sulla quale saranno trasferiti nelle prossime ore per la quarantena ed i controlli della Croce Rossa italiana e delle autorità sanitarie locali. Lo prevede un provvedimento firmato dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, su richiesta della ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli. La nave della ong tedesca Sea Eye si trova al largo delle coste occidentali della Sicilia.
Su richiesta della ministra De Micheli, informa il Mit, «il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, ha appena firmato un provvedimento con il quale si nomina il Dipartimento delle libertà civili e per l'immigrazione soggetto attuatore dell'intervento di gestione sanitaria, con il supporto per l'assistenza della Croce Rossa per i 156 migranti presenti sulla nave Alan Kurdi in prossimità delle acque territoriali nazionali».

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Questo intervento, sottolinea il ministero, «è coerente con le politiche del governo italiano sull'immigrazione e si è reso necessario a seguito del rifiuto, da parte della Alan Kurdi, di seguire la procedura per l'accoglienza nel proprio paese di bandiera che è la Germania». «L'intervento di natura umanitaria - prosegue - non può avvenire con lo sbarco presso i porti italiani, a causa della forte pressione organizzativa e sanitaria, in questa fase emergenziale da Covid-19. Pressione che renderebbe complesso affrontare l'accoglienza in piena sicurezza per i soccorritori e per le persone soccorse. Tale intervento - conclude il Mit - avviene inoltre, nel pieno rispetto delle regole vigenti per gli italiani in Italia e per gli italiani che rimpatriano, nonché a seguito della Dichiarazione sui porti italiani ai sensi della convenzione di Amburgo».​

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Intanto, il governo greco sospetta che la Turchia abbia un piano per «mettere in mare» migranti contagiati con il coronavirus. È quanto affermano fonti del giornale greco
Kathimerini. Secondo queste fonti, le autorità greche hanno scoperto che molti migranti sono stati concentrati nelle città costiere della Turchia, come se fossero pronti a partire per le isole greche nel Mar Egeo. Il governo greco ritiene che Ankara abbia un piano per far partire i migranti contagiati verso la Grecia ed altre parti di Europa anche dai valichi di Pazarkule e Kastanies, dove sono stati trasferiti dai centri di detenzione nell'interno del Paese. Le autorità greche, spiegano ancora le fonti, hanno ottenuto gran parte di queste informazioni da fonti aperte, come le Ong che partecipano alle missioni di salvataggio nel Mediterraneo.
 

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