Dopo l'anno delle proteste, l'anno del lockdown. Le immagini più forti del 2019 sono state quelle delle piazze di tutto il mondo gremite di manifestanti in lotta per il riconoscimento dei propri diritti. Da Hong Kong a Khartoum, dal Medio Oriente all'America Latina, il mondo era scosso da un'ondata di rabbia collettiva. Una rabbia che sembrava destinata a resistere anche l'anno seguente e ha conquistare l'attenzione dei media, dal momento che nessuna di quelle manifestanzioni aveva portato al risultato ultimo che i manifestanti auspicavano. Beirut, Barcellona, Santiago, la disobbedienza civile era stata per tanti mesi uno degli argomenti più discussi. Ma, dopo poco, il panorama globale è del tutto cambiato, restituendo ai popoli di tutto il pianeta le immagini indimenticabili di strade e piazze deserte. Le proteste, così forti in tanti paesi, appaiono impesabili alla luce delle misure restrittive che proibiscono gli assembramenti e impongono il distanziamento sociale, quasi ovunque.
Eppure, quei desideri di cambiamento delle società, quella ribellione ai governi, alla corruzione dilagante, alle tasse percepite come misure ingiuste, all'autoritarismo, agli eccessi del capitalismo, non si sono sono spenti del tutto. Anzi, se è possibile, sono più sentiti di prima. Ma il momento storico obbliga le persone a stare a casa, così alcune proteste cambiano forma e si spostano sui social network, altre invece prendono vita dai balconi delle abitazioni. Il mondo vorrebbe andare avanti, nonostante il coronavirus, la ribellione è solo congelata, oppure aspetta un tempo più favorevole. Le mascherine che ad Hong Kong erano diventate il simbolo delle proteste contro la Cina, un modo per aggirare il controllo delle autorità e non essere riconosciuti, hanno adesso una funzione diversa perché servono a proteggere dal contagio. Ma ad Hong Kong, dove il governo locale è ora chiamato a gestire una seconda ondata di contagi, il problema della definizione del rapporto con il governo centrale di Pechino non è ancora stato risolto. Il timore di una maggiore ingerenza cinese resta una questione in sospeso.
Coronavirus, l'effetto della pandemia: il lockdown silenzia anche le proteste

di Erminia Voccia
Giovedì 2 Aprile 2020, 20:17
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