Così Donald Trump su Twitter, ad ammirare a scena aperta Sua Maestà la Regina Elisabetta II del Regno Unito.
Si è rivolta al suo popolo per la quarta volta in 68 anni, lo ha fatto per quattro minuti e ha parlato poco, in maniera chiara, quasi severa, ma speranzosa.
Con la sua eleganza innata, ma anche studiata, perfezionata fino all’inverosimile, in una parola sola, appunto, perfetta.
Il ritratto della responsabilità: di persona, di capo politico, addirittura di simbolo.
L’incarnazione della Storia in un momento in cui, a causa del coronavirus, la Storia si fa difficile e proprio per questo va affrontata.
La resistenza calma, ma solida, di chi sa che uniti si vince.
Un monumento all’autodisciplina. Prima sua, poi di tutta la sua gente.
In buona sostanza, ricapitolando: l’esatto opposto di Trump.
Che continua a parlare troppo, troppo spesso contraddicendosi, talvolta persino a vanvera.
Una figura, quella inglese, di cui gli Stati Uniti e il mondo intero avrebbero un gran bisogno e cui fanno bene a guardare, al di là di ogni confine.
Un’immagine mai vecchia, mai banale, mai superficiale né tantomeno scontata.
Un’immagine viceversa potente: quella di un sovrano che nell’arco di una vita intera la corona se l’è guadagnata con la stima e non soltanto con il sangue.
Alla voce “Leader” di ogni enciclopedia del mondo dovrebbe esserci una gigantografia di Elisabetta.
Trump, invece, il suo trafiletto deve ancora sudarselo.
