Coronavirus, vaccino in 18 mesi. L'Oms bacchetta la Cina: falsati i dati sul contagio

Coronavirus, vaccino in 18 mesi. L'Oms bacchetta la Cina: falsati i dati sul contagio
di Graziella Melina
Mercoledì 12 Febbraio 2020, 07:20 - Ultimo agg. 14:52
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Sul contagio da coronavirus un ruolo di primo piano finora l'hanno giocato i numeri resi noti dalle autorità cinesi e poi recepiti dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Fino a ieri, i casi confermati erano quasi 44mila, i decessi oltre mille. In Europa le persone infettate più di 40, tre delle quali in Italia. Ma il dubbio che le persone contagiate siano in realtà molte di più è ora purtroppo fondato. Secondo quanto riferito da una Commissione sanitaria cinese, da qualche giorno la Cina ha infatti cambiato le modalità previste dall'Oms per stabilire se una persona è contagiata.

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LE VERIFICHE
«Contrariamente a quello che dice l'Oms, ossia che i casi positivi sono quelli che sono risultati tali al test di laboratorio indipendentemente dalla sintomatologia - spiega Walter Ricciardi, membro dell'executive board dell'Organizzazione mondiale della sanità - da due giorni invece i cinesi tendono a definire come positivi soltanto i casi sintomatici. Quindi, se una persona è positiva al test del laboratorio, ma non è sintomatico, lo considerano negativo. In questo modo si va ad allentare controllo e sorveglianza, facendo sembrare che i casi siano minori, mentre in realtà sono semplicemente casi definiti in modo diverso». Questo artificio statistico della Cina ovviamente non è piaciuto affatto all'Oms, che ora vuole che si faccia chiarezza. La preoccupazione che il coronavirus si diffonda sempre di più, in assenza di cure specifiche per contrastarlo, non fa stare di certo tranquilli i circa 400 esperti convocati da ieri a Ginevra per fare il punto della situazione e trovare strategie comuni contro l'epidemia.
 



IL CONTRASTO
Ad allarmare, in realtà, è soprattutto la capacità della Cina di frenare la diffusione del virus. «La situazione cinese è veramente grave - rimarca Ricciardi - Questo tipo di epidemia la sta mettendo a durissima prova dal punto di vista assistenziale, economico e sanitario. Dobbiamo essere solidali e supportare i loro sforzi». L'Oms si è già attivata. Attraverso una missione, sta cercando infatti di lavorare con le autorità cinesi per affrontare meglio la situazione e gestire i soccorsi e le attrezzature che arrivano da diversi Paesi a supporto delle strutture sanitarie cinesi alle prese ormai con migliaia di infetti.

GLI ALTRI PAESI
Ma non è solo la Cina a destare preoccupazione (le vittime hanno raggiunto quota 1.110). L'Organizzazione mondiale della Sanità ha deciso infatti di dare man forte ai sistemi sanitari deboli, privi di una rete assistenziale sufficiente, di laboratori di analisi, di strutture adeguate, e non in grado quindi di diagnosticare il virus, monitorare il contagio e pianificare la quarantena. «Ci sono paesi sparsi soprattutto in Asia, o in Africa, come per esempio la Nigeria - spiega Ricciardi - che necessitano di un rafforzamento dei loro sistemi di risposta. E non sono in condizione di farlo se non sono supportati dalla cooperazione internazionale. E' necessario rendere disponibili le informazioni sul virus e sui test diagnostici in maniera tale da accelerare la preparazione da parte di questi paesi, per evitare che, nel caso siano interessati da casi di contagio, non siano completamente sprovvisti».
Per contrastare il virus, le strategie dell'Oms in ogni caso da sole non potranno certo bastare. «L'Organizzazione mondiale della Sanità - ricorda Ricciardi - non ha potere decisionale all'interno dei paesi membri. Può soltanto fornire strumenti tecnici e auspicare che vengano recepiti».
In Cina, intanto, sono stati licenziati due alti funzionari di Hubei, Zhang Jin e Liu Yingzi, rispettivamente segretario e direttrice della Commissione provinciale per la sanità, accusati di aver ritardato gli interventi necessari duranti i primi casi dell'epidemia già nel mese di dicembre a Wuhan.
Mentre dall'ospedale Spallanzani di Roma arrivano invece buone notizie: migliorano infatti le condizioni dei due cinesi contagiati dal coronavirus e ricoverati in terapia intensiva.

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