«Una cura miracolosa». Così Rudy Giuliani, ex sindaco di New York e consulente legale di Donald Trump, ha definito la terapia che gli ha permesso, in pochi giorni, di essere dimesso dal reparto in cui era stato ricoverato con gravi sintomi dopo aver scoperto di avere il Covid.
La cura a cui è stato sottoposto Rudy Giuliani è la stessa che ha salvato il presidente uscente degli Stati Uniti ed è basata principalmente sull'antivirale Remdesivir e su un cocktail di anticorpi monoclonali prodotto da Eli Lilly e Regeneron. Una terapia efficacissima, ma non per tutti: il costo stimato per singolo paziente, infatti, è di un milione di dollari. L'ex sindaco di New York, una volta guarito e tornato al lavoro, ha definito il Covid «una malattia non grave e curabile, per cui mascherine e distanziamento sociale sono misure esagerate». E non mancano le polemiche in tutto il paese. In particolare, le dosi di anticorpi monoclonali sono disponibili in dose ridotte e diversi ospedali degli Stati Uniti non ne hanno ancora vista una, ma diversi amici e collaboratori di Donald Trump, Ben Carson e Chris Christie, oltre all'ormai ex presidente, abbiano tutti ricevuto queste cure, nel caso di Carson per l'esplicito intervento di Trump. Mentre Giuliani ha detto in un'intervista di aver ricevuto maggiori attenzioni e cure perché è «una celebrità».
Gli Stati Uniti, nella seconda ondata, sono riusciti a fronteggiare meglio l'emergenza rispetto alla prima e oggi hanno registrato 2552 nuovi decessi. Ma non mancano gli attacchi alle élites che, oltre ad avere facilmente l'accesso alle cure migliori e più costose, sottovalutano i rischi della malattia. Il New York Times ha criticato ferocemente Rudy Giuliani: «Le sue parole ancora una volta mostrano come il Covid 19 sia diventato la malattia di quelli che hanno le possibilità e di quelli che non le hanno. Il trattamento riservato agli alleati di Trump solleva allarme tra le autorità sanitarie che devono fare i conti difficili decisioni sulla distribuzione delle terapie in un sistema che può essere descritto solo come di razionamento».
A criticare il fatto che venga riservato l'accesso a queste terapie solo ai pazienti potenti vi è anche Matthew Wynia, direttore del Center of Bioethics and Humanities dell'University of Colorado, stato che ha deciso di stabilire quali pazienti, con i requisiti, curare con le poche dosi di anticorpi disponibili attraverso una lotteria. Una decisione presa proprio per evitare «che qualcuno potesse passare avanti grazie alle proprie amicizie e contatti». Il Times infatti ha anche intervistato un importante uomo d'affari che ha raccontato, protetto dall'anonimato, come abbia, una volta scoperto di essere positivo, cercato, contattando amici dirigenti e finanziatori di ospedali, dove potesse avere una terapia di Regeneron.
Rudy Giuliani, the latest member of President Trump’s inner circle to contract Covid-19, said that he received at least two of the same drugs as the president. He admitted that his “celebrity” status gave him access to care that others didn't have. https://t.co/oUfJtcKqKg
— The New York Times (@nytimes) December 10, 2020
L'ira e l'indignazione viaggia anche sui social. Tanti gli utenti furiosi per la disparità di trattamento tra il cittadino comune e gli uomini politici o vip. La giornalista e divulgatrice scientifica Laurie Garrett si fa portatrice della protesta e twitta: «Cure d'élite non disponibili alla maggior parte dei cittadini hanno aiutato Rudy Giuliani a guarire rapidamente dal Covid-19. Ora lo stesso Giuliani dice che la malattia non è grave e difende chi non indossa la mascherina. Ora mi chiedo: dirà la stessa cosa anche ai familiari dei 290mila statunitensi morti negli ultimi mesi?».
Elite care w/treatments not available to most of us, helped #RudyGiuliani recover swiftly from his #COVID19 : Now he's claiming the disease is no big deal, defending not wearing masks.
— Laurie Garrett (@Laurie_Garrett) December 10, 2020
I wonder, will he give those messages to the grieving families of 290,000 deceased Americans? https://t.co/SPdFErT5XP