Covid, scoperta nuova super-variante negli Usa. «Ricombinazione di ceppi diversi, va presa sul serio»

Secondo i ricercatori di Oxford «il virus è la progenie ricombinata delle varianti B.1.631 e B.1.634»

Covid, scoperta nuova super-variante negli Usa: è "ricombinazione" di altri ceppi
Covid, scoperta nuova super-variante negli Usa: è "ricombinazione" di altri ceppi
di Raffaele Alliegro
Mercoledì 24 Novembre 2021, 18:03 - Ultimo agg. 26 Novembre, 08:30
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Una nuova “super variante” del Covid è stata scoperta negli Stati Uniti dai ricercatori dell'università di Oxford. Si tratta di una mutazione che ha immediatamente attirato l'attenzione degli scienziati perché è il risultato di una “ricombinazione” di due diversi ceppi del virus. Ne ha dato notizia “Express” in Gran Bretagna, avvertendo che la scoperta «va presa sul serio».

Covid, nuova super-variante americana: il segreto della "ricombinazione"

La cosiddetta “ricombinazione” si verifica quando due o più ceppi del virus infettano la stessa cellula e interagiscono tra loro scambiando pezzi del corredo genetico e combinandosi insieme.

Una persona positiva diventa così ospite di un nuovo tipo di virus. “Express”, dunque, fa sapere che «i ricercatori dell'Università di Oxford affermano di aver trovato uno di questi virus negli Stati Uniti, dopo aver analizzato il ceppo Covid B.1.628 che è stato descritto come "persistente" negli Usa ed è monitorato nel Regno Unito, secondo i rapporti di Public Health England». Secondo i ricercatori di Oxford «il virus è la progenie ricombinata delle varianti B.1.631 e B.1.634». E tutti e tre i ceppi del coronavirus sarebbero «in circolazione negli Stati Uniti e in Messico». Questo ha portato gli scienziati a ritenere che «B.1.628 sia apparso per la prima volta nell'America settentrionale o centrale».

«La ricombinazione come fonte di nuova e vitale diversità genetica del virus deve essere presa sul serio e va tenuta sotto controllo» ha avvertito Oliver Pybus, professore di malattie infettive. Anche il professor Jonathan Ball, virologo dell'Università di Nottingham, studia eventuali possibili ricombinazioni che, afferma, sono molto più frequenti «quando si hanno molti virus in circolazione». E aggiunge: «Se la nuova combinazione di elementi genetici rende il virus meno aggressivo, allora sarà rapidamente sconfitto. In caso contrario, la variante può persistere. A volte, infatti, la forma ricombinante può essere più adatta, nel qual caso è probabile che si diffonda più o meno nello stesso modo in cui è avvenuto con altre varianti. La ricombinazione consente il verificarsi contemporaneo di un'ampia gamma di mutazioni genetiche, il che può avere un impatto molto maggiore sul virus». Naturalmente, non è scontato che questo accada. Quindi gli scienziati stanno monitorando da vicino tutti i tipi di mutazione. Il professor Lawrence Young, virologo dell'Università di Warwick, ha affermato su “Express” che il processo di ricombinazione è «chiaramente motivo di preoccupazione» e una potenziale fonte di «una nuova super variante» di Covid. Anche per questo i risultati del team di Oxford «hanno evidenziato la necessità di continuare a monitorare l'evoluzione del virus».

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