Raccontare, attraverso le immagini, le storie e i volti delle crisi e dei conflitti nel mondo, portando luce dove c'è solamente oscurità. Danish Siddiqui lo ha fatto fino a sacrificare la propria vita a soli 38 anni, tra le terre dell'Afghanistan. Fotoreporter della Reuters e premio Pulitzer del 2018, Siddiqui è deceduto oggi mentre copriva i combattimenti tra le forze di sicurezza afgane e i talebani vicino al valico di frontiera con il Pakistan di Spin Boldak, caduto nei giorni scorsi nelle mani degli insorti. Siddiqui e un alto ufficiale sono stati uccisi nel fuoco incrociato con i talebani, ha riferito la Reuters che ha ricevuto le informazioni dall'esercito del Paese.
Morto Peter de Vries, giornalista investigativo olandese: è stato ucciso in un agguato in strada
Danish Siddiqui, ucciso in Afghanistan: il pensiero della Reuters
«Danish era un giornalista eccezionale, un marito e un padre devoto e un collega molto amato.
Come è morto
La Reuters ha riferito che un comandante afghano sotto anonimato ha raccontato che Siddiqui stava parlando con alcuni negozianti quando i talebani hanno attaccato di nuovo. L'agenzia ha precisato di non poter verificare in modo indipendente la ricostruzione della vicenda. Siddiqui lavorava per Reuters dal 2010, e aveva coperto le guerre in Afghanistan e Iraq, le proteste di Hong Kong, i terremoti in Nepal e anche la crisi dei rifugiati Rohingya, per la quale nel 2018 il suo team ha vinto il premio Pulitzer per il miglior servizio fotografico. Il presidente afghano Ashraf Ghani ha espresso shock per la morte di Siddiqui e ha detto che è stato ucciso mentre copriva le «atrocità che stanno commettendo i talebani» in Afghanistan, un Paese letale per i reporter di tutto il mondo e classificato al 122/mo posto su 180 Paesi nell'ultimo Indice della libertà di stampa di Reporter senza frontiere (Rsf).
I precedenti
Diversi giornalisti sono stati uccisi in attacchi mirati da quando i talebani e Washington hanno firmato un accordo nel febbraio 2020 che ha aperto la strada al ritiro delle forze straniere. Ed è proprio a seguito di quell'accordo che il Paese è caduto in una nuova spirale di violenza con la diffusa offensiva lanciata dagli insorti all'inizio di maggio, quando le forze statunitensi hanno iniziato ad abbandonare il Paese. Un'offensiva che ha mostrato tutta la sua efferatezza nelle immagini diffuse all'inizio della settimana dalla Cnn, dove si vedono decine di soldati afghani disarmati giustiziati a sangue freddo dopo essersi arresi dai talebani. E sulla crisi non si è fatto attendere il commento di Mosca, con il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov che senza mezzi termini ha pronunciato il suo giudizio: la missione americana in Afghanistan «è fallita».