Ebola, un'altra infermiera contagiata in Texas. Vertice d'urgenza alla Casa Bianca

Ebola, un'altra infermiera contagiata in Texas. Vertice d'urgenza alla Casa Bianca
Mercoledì 15 Ottobre 2014, 10:23 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 08:51
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Secondo caso di contagio di Ebola in Texas, dove è risultata colpita dal virus Amber Vinson, una aiuto-infermiera che era entrata in contatto con il «paziente zero» morto la settimana scorsa. A sua volta potrebbe avere contagiato altri. Aveva infatti viaggiato da Cleveland a Dallas su un aereo della Frontier Airlines, il giorno prima di manifestare i sintomi. I 132 passeggeri che erano insieme a lei sullo stesso volo sono già stati contattati. «Non avrebbe dovuto volare», ha commentato il direttore dei Cdc, Tom Frieden, annunciando che in futuro il personale sanitario sotto controllo non potrà viaggiare su voli commerciali.

La situazione e le roventi polemiche sui sistemi di sicurezza che evidentemente non hanno funzionato a dovere, hanno costretto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama - che in mattinata aveva avuto una conference call su Isis e Ebola con i premier europei Matteo Renzi, Angela Merkel, Francois Hollande e David Cameron - a indire una riunione d'urgenza alla Casa Bianca, rinviando all'ultimo minuto gli impegni elettorali in Connecticut e in New Jersey per il voto di midterm.

Secondo il Consiglio di sicurezza Onu «la risposta della comunità internazionale all'Ebola ha fallito nel capire e affrontare in maniera adeguata l'entità dell'epidemia e dei suoi effetti». Intanto il numero delle vittime continua a salire. Secondo l'ultimo bilancio dell'Oms, con i dati aggiornati al 12 ottobre, Ebola finora ha ucciso 4.493 persone su 8.997 casi registrati. Liberia, Sierra Leone e Guinea rimangono i Paesi più colpiti dall'epidemia. E nel Golfo persico si segnala il primo caso sospetto di contagio, a Dubai. In Europa la crisi generata dall'epidemia del virus Ebola approda sul tavolo dei Capi di Stato e di Governo dell'Ue.

Se ne parlerà nel vertice europeo programmato dalla presidenza italiana per giovedì 23 e venerdì 24 ottobre a Bruxelles. Domani, la riunione di coordinamento di altro livello che si svolge tra i responsabili della salute dei 28 Stati membri, sotto la guida del presidente e ministro della salute Beatrice Lorenzin (che ha incontrato gli altri ministri italiani a Palazzo Chigi) punterà «a individuare quali sarebbero i possibili controlli da mettere in atto e come si possono coordinare».

Non essendo infatti una competenza comunitaria sono gli Stati membri che devono coordinare gli interventi.

Alla Gran Bretagna che il 9 ottobre scorso ha introdotto lo screening per il controllo di tutti i passeggeri che possono essere passati dall'Africa (in futuro anche per l'Eurostar) intanto si sono aggiunte anche la Francia, che intende attivare un dispositivo di 'controllo' dei voli provenienti dalle zone colpite, e la Repubblica Ceca (controlli verranno effettuati all'aeroporto di Praga, ha annunciato il premier Bohuslav Sobotka). Così dopo la riunione straordinaria di domani, presa su iniziativa di Lorenzin e del commissario europeo alla salute, Tonio Borg, il dossier passerà lunedì ai ministri degli affari esteri e le conclusioni saranno portate al vertice Ue.

L'intenzione è quella di rafforzare e rendere più efficaci i controlli in uscita dai tre Paesi focolai. Si ragiona anche sull'invio di volontari europei a patto di offrire loro garanzie sufficienti di essere evacuati, in caso di contagio, in tempi rapidi. Per questo motivo l'Unione europea lancia un appello a tutti gli Stati membri perchè collaborino anche con militari, in missione civile, negli stati flagellati dall'epidemia. Ma in Italia, a livello locale, c'è chi prende le sue misure. «Stiamo lavorando ad un'ordinanza che vieti la dimora a Padova, anche occasionalmente, di persone provenienti da Paesi dell'area africana, se non in possesso di certificato attestante lo stato di salute», ha detto il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che ha annunciato l'intenzione di firmare una specifica ordinanza.

Così come si cercano soluzioni che però in alcuni casi si dimostrano sin dall'inizio solo un business: il guru indiano e maestro di yoga Baba Ramdev ha pubblicizzato un rimedio naturale contro l'Ebola, ma le autorità sanitarie di New Delhi hanno smentito che possa curare il virus. Resta la speranza più concreta che arriva dai laboratori di tutto il mondo: sono in sviluppo una quindicina di farmaci e una decina di vaccini.

Summit d'urgenza Il presidente americano Barack Obama ha annullato alcuni appuntamenti in agenda per un vertice d'urgenza alla Casa Bianca su Ebola. All'incontro partecipano i responsabili delle agenzie federali statunitensi coinvolte nella lotta all'epidemia.

Le autorità sanitarie a Dubai hanno posto in quarantena un passeggero proveniente dalla Liberia che mostra sintomi di infezione da Ebola. Se confermato è il primo caso sospetto di infezione del virus del Golfo. L'uomo, che è arrivato dalla Liberia attraverso il Marocco, è stato «isolato per essere sottoposto ai test». «Non aveva febbre ma dissenteria», ha detto il Ministero della Salute degli Emirati Arabi Uniti. Tutti gli altri passeggeri del volo sono stati sottoposti ai test.

«Regnava il caos» Secondo la National Nurses United - il sindacato Usa che rappresenta tutte le infermiere del Paese - diverse infermiere del Texas Health Presbyterian Hospital dove un paziente liberiano è morto dopo aver contratto il virus e dove ora è ricoverata un'infermiera rimasta contagiata, in quell'ospedale nei giorni del ricovero del paziente Eric Duncan regnava uno stato di confusione che ha messo in pericolo le operatrici e dove c'è stato poca formazione su cosa fare in questi casi. «Non c'è stata una preparazione su cosa fare con il paziente, non c'e stato nessun protocollo, non c'era sistema», ha riferito il gruppo.

Il personale paramedico di Dallas si ribella Nella struttura «boutique» per la middle class texana, il liberiano Thomas Duncan fu lasciato per ore in un'area non protetta del pronto soccorso esponendo al contagio almeno altri sette pazienti. Il quadro, che apre scenari di una contaminazione maggiore di quella prospettata ufficialmente, è emerso da una conferenza stampa telefonica di Deborah Buger di National Nurses United. Al personale che per giorni ha avuto in cura Duncan in isolamento non sono state fornite tute di protezione adeguate nonostante il malato fosse in preda ad «attacchi esplosivi» di vomito e diarrea.

Mentre Ebola era solo sospettata ma non confermata un medico suggerì di usare copriscarpe «usa e getta» ma non venne ascoltato. E c'è anche una descrizione orripilante di materiali contaminati non rimossi e «impilati fino al soffitto». Il sindacato delle infermiere denuncia altre possibili azioni che potrebbero aver esposto i malati dell'ospedale a rischio: i sette al pronto soccorso con Duncan sono stati tenuti in isolamento per sole 24 ore prima di essere spostati in normali reparti con altri malati. Le infermiere che si sono prese cura di Duncan hanno curato anche altri pazienti. «Non c'era sistema», ha denunciato la Burger: «Non c'era protocollo, le regole cambiavano continuamente e il personale paramedico andava avanti senza guida».

Obama «Il mondo non sta facendo abbastanza» per la lotta contro l'epidemia di ebola, ha detto ieri il presidente americano, Barack Obama. A meno che non la conteniamo alla fonte, il virus minaccia centinaia di migliaia di vite e la destabilizzazione delle nazioni. I Paesi che stanno aiutando a combattere l'epidemia dovranno fare di più per contenere il virus alla fonte, ha aggiunto.

I contagiati L'infermiera che ha contratto il virus nel Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas «è in buone condizioni», riferiscono le stesse autorità sanitarie. La giovane è in isolamento presso lo stesso ospedale insieme al suo cane. Migliora anche Ashoka Mukpo, il videoreporter freelancer di Nbc che è risultato positivo solo dopo un giorno di lavoro mentre era in Africa occidentale. Il giornalista si è fatto vivo su Twitter scrivendo di essere sulla via della guarigione. «Di nuovo su Twitter - ha detto da una struttura medica in Nebraska - e sento di essere prossimo alla guarigione. Questa settimana pubblicherò alcuni pensieri. Immensa gratitudine per le vibrazioni positive».

La seconda infermiera di Dallas contagiata da Ebola è stata trasferita all'Emory University Hospital di Atlanta, dove sono stati curati con successo due americani che si erano ammalati in Africa. Lo reso noto il ministro della Sanità, Sylvia Burwell. «Sappiamo che vi sono opportunità di fare di più e fare meglio e noi lo stiamo facendo», ha detto. Ad Atlanta hanno sede anche i Centers for Disease Control and Prevention, l'agenzia federale in prima linea per l'emergenza.

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