Elezioni Francia, il «fattore Putin» spaventa i moderati e rallenta Marine Le Pen

Elezioni Francia, il "fattore Putin" spaventa i moderati e rallenta Marine
Elezioni Francia, il "fattore Putin" spaventa i moderati e rallenta Marine
di Francesca Pierantozzi
Lunedì 11 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 17:25
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PARIGI - Aspettava il sorpasso, il primo posto, e alla fine il 24 per cento, che pure la piazza tre punti sopra al risultato del 2017 nonostante la concorrenza a destra di Zemmour, mostra che la macchina da guerra di Marine Le Pen in qualche modo si è inceppata, che il fattore Putin e la guerra in Ucraina hanno rallentato l’avanzata. E peserà, perché nella nuova campagna che si apre oggi, quella del duello con Emmanuel Macron, i rapporti con la Russia, di amicizia, di dipendenza finanziaria anche, peseranno. 

Nonostante la caparbia volontà di tutta la squadra di distogliere l’attenzione dalle foto di strette di mano con Putin, o dai capitoli del programma in cui c’è ancora scritto che un’alleanza con la Russia di Putin «è importante per la sicurezza europea», l’invasione dell’Ucraina ha azzoppato l’immagine presidenziale sulla quale Marine Le Pen ha lavorato per cinque anni. Lei naturalmente continua a crederci. E si prepara da mesi al duello televisivo con Macron già fissato per il 20 aprile. Ha addirittura già in testa il programma del giorno dell’insediamento: prima tappa alla Basilica di Saint Denis, dove riposano i re di Francia, poi gli Invalides, per un omaggio a Napoleone e all’Impero, quindi saluto alla statua del generale de Gaulle e alla République, e finalmente, l’Eliseo. Sa già cosa fare, ha preparato le prime 22 misure del mandato (si debutta col referendum sull’immigrazione), ha pensato all’inquadratura della foto ufficiale dalla quale farà sparire la bandiera europea, ha una lista di nomi per formare il governo, tra i suoi fidati e anche «molti che vorranno unirsi a noi». 

 

«Il potere non mi fa paura, sono pronta» ha martellato in queste ultime settimane, mentre i sondaggi le promettevano che stavolta la meta era a portata di mano, che la prima donna presidente della Repubblica francese potrà essere lei. 

Da oggi cominciano le grandi manovre in vista del secondo turno. C’è naturalmente il serbatoio naturale di Eric Zemmour: indispensabile ma pericoloso, perché troppa prossimità con il polemista più disinibito di lei per quanto riguarda islam, immigrazione e identità nazionale potrebbe rovinare il tanto lavoro fatto per sdoganarsi e rendersi “presentabile”. I suoi sono comunque poco preoccupati: non ci sarà bisogno di corteggiare più di tanto gli elettori di Reconquete, si calcola che l’80/90 per cento degli zemourriani voteranno per lei il 24 aprile. Un lavoro più accurato servirà per sedurre i Le Pen-compatibili che possono trovarsi nell’elettorato neogollista di Pecresse, o tra gli arrabbiati che avevano scelto Mélenchon.  

E già si prepara il “dopo”. Sarebbe già pronta una lista di ministri. Ci sono quelli del primo cerchio: il giovane delfino Jordan Bardella, l’ex magistrato e deputato europeo Jean-Paul Garraud (vicino al movimento di estrema destra Génération Identitaire, poi dissolto, già nominato ministro della Giustizia) e Hervé Juvin, anche lui deputato europeo, grande oppositore dell’energia eolica, fautore di “un’ecologia della gioia di vivere”, protezionista e identitaria, e già col portafoglio dell’Ecologia in tasca.  

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Il miraggio è quello di un governo di “Unione Nazionale” grazie a una già molto sbandierata “apertura” che potrà andare «da Zemmour a Montebourg», il socialista ex ministro di Hollande, fautore di una reindustrializzazione della Francia. «Non avrò problemi a trovare gente che vorrà lavorare con me, al contrario, sarò costretta a scegliere» giura Le Pen, precisando di essere pronta a riaccogliere all’ovile anche la nipote Marion Maréchal Le Pen, transfuga dai zemourriani. Pronto anche il programma dei primi mesi, elencato nel manifesto “22 misure per 2022”. Al primo posto figura il referendum sull’immigrazione, per abolire lo ius soli, rendere impossibile le regolarizzazioni sul territorio francese e più severe le procedure per la cittadinanza. A seguire, norme per combattere “le ideologie islamiche “ (tra cui il divieto del velo ovunque), la sicurezza (reintroduzione dell’ergastolo, eliminare le riduzioni di pena), diminuzione dell’Iva sui prodotti energetici, sostegni alle famiglie, aumento pensione minima, introduzione della proporzionale, un piano di 20 miliardi per la sanità, per la scuola, aumento degli stipendi degli insegnanti e reintroduzione dell’uniforme alle elementari e medie. L’Europa resta volutamente nella nebbia, l’idea è passare a una non meglio identificata «Alleanza europea delle nazioni» e rimettere in discussione i contributi francesi. 

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