Metsola (presidente Europarlamento): «Energia, serve l’embargo. No ai ricatti del Cremlino»

Guerra, Metsola (presidente Europarlamento): «Energia, serve l’embargo. No ai ricatti del Cremlino»
Guerra, Metsola (presidente Europarlamento): «Energia, serve l’embargo. No ai ricatti del Cremlino»
di Gabriele Rosana
Giovedì 28 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 30 Aprile, 09:35
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«L’Unione europea non ha paura della Russia». Anzi, di fronte alla chiusura dei rubinetti del gasdotto Yamal-Europe per Polonia e Bulgaria, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola è convinta che non ci sia tempo da perdere: è giunto il momento di reagire e di «decidere l’embargo immediato di tutte le forniture energetiche controllate dal Cremlino» già nel prossimo round di sanzioni e di tenere testa a «potenze ostili per le quali l’Ue rappresenta una minaccia, in virtù di quegli stessi valori su cui è fondata: pace, democrazia e diritti umani». Martedì prossimo la numero uno dell’Eurocamera darà il benvenuto nell’emiciclo di Strasburgo al presidente del Consiglio Mario Draghi, mentre due giorni dopo sarà in Italia, prima a Roma e poi a Firenze. Al Messaggero dice che la risposta europea all’aggressione militare e ai ricatti di Mosca è stata all’altezza della situazione, ma che la pressione dovrà necessariamente aumentare. «Non possiamo lasciarci dividere da Vladimir Putin». 

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Presidente Metsola, Varsavia e Sofia potrebbero non essere le ultime. Come deve reagire l’Europa al diktat di Mosca?

«L’energia è sempre stata un’arma politica per la Russia, uno strumento usato per esercitare la propria influenza.

Ma Mosca non può essere contemporaneamente un membro della comunità internazionale e un aggressore che commette crimini di guerra. Come Parlamento europeo vogliamo un embargo immediato di tutte le forniture energetiche controllate dal Cremlino. Non abbiamo paura della Russia: questo è anzitutto il momento di mobilitarci tutti insieme e di sostenere Polonia e Bulgaria e qualsiasi altro Stato membro che Putin dovesse decidere di mettere nel mirino. L’Ue non può essere ricattata. Al tempo stesso, tuttavia, dobbiamo diventare impermeabili a ogni minaccia: ciò significa diversificare le nostri fonti energetiche, investire di più sulle rinnovabili, adottare nuove e più dure sanzioni nei confronti della Russia e aumentare i nostri aiuti all’Ucraina, continuando a sostenere le nostre imprese e i nostri cittadini». 

A proposito di sanzioni, il Parlamento europeo, come ricordava, ha approvato una risoluzione in cui si sostiene la necessità di interrompere l’acquisto non solo del carbone (per cui lo stop sarà a regime da agosto), ma anche di petrolio e gas. I tempi sono maturi per ottenerlo?

«L’Ue ha dato una risposta dura, solidale e unitaria all’inaccettabile aggressione di Putin in Ucraina. Abbiamo preso decisioni storiche e senza precedenti per sostenere Kiev sin dal primo giorno: aiuti umanitari e finanziari, ma anche sostegno militare. E poi ci sono le sanzioni. Dobbiamo mantenere unità e risolutezza anche rispetto alle misure che riguardano l’energia. Nell’Unione stiamo già riducendo la nostra dipendenza dal gas e dal petrolio russi in tempi stretti e, in tal modo, vogliamo fermare l’indiretto contributo finanziario a questa guerra. Il nostro obiettivo, però, deve essere quello di azzerare le forniture di gas, petrolio, carbone e combustibile nucleare in arrivo dalla Russia: col carbone è stato già deciso nello scorso pacchetto di sanzioni, l’obiettivo finale deve rimanere lo stop totale all’acquisto del metano». 

Eppure alcuni Stati membri continuano a puntare i piedi…

«Siamo a un momento cruciale per la nostra Unione: la transizione energetica non è più solo un ambizioso piano per contrastare il cambiamento climatico, ma è anzitutto una strategia per assicurare la nostra sicurezza. Naturalmente, non si tratta di scelte semplici, soprattutto perché il grado di dipendenza dalle forniture russe varia abbastanza tra i Ventisette Paesi dell’Ue. A me sembra, tuttavia, che i governi si stiano dimostrando sempre più propensi ad adottare misure straordinarie. Il Parlamento europeo continuerà a fare il suo dovere, e sono convinta che alla fine tutti insieme ce la faremo: non possiamo lasciarci dividere da Putin». 

A inizio mese è stata la prima leader Ue a recarsi in visita a Kiev. Il percorso verso l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione è segnato?

«Mi ha colpito molto, dopo aver attraversato una città completamente vuota e piena di check-point, entrare nell’Aula della Rada, il Parlamento ucraino, e vedere centinaia di deputati normalmente riuniti e al lavoro. È stato importante essere lì di persona e dare un messaggio di speranza e di vicinanza al popolo ucraino. L’Ucraina è Europa, con noi condivide gli stessi valori, come questa guerra ci sta dimostrando. Il Parlamento europeo sostiene le aspirazioni europee dell’Ucraina e la sua formale richiesta di entrare nell’Ue». 

Questa mattina ospiterà in Parlamento il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Il Paese da cui lei proviene, Malta, ha una tradizione di neutralità, come altri due Stati Ue, Svezia e Finlandia, che si stanno però adesso muovendo speditamente verso l’adesione all’Alleanza Atlantica. È la fine di un’epoca?

«Queste sono decisioni che spettano a ciascuno Stato, ma credo sia molto importante che l’Unione europea stia compiendo passi avanti verso una vera politica di difesa comune. La recente adozione della Bussola strategica è un riferimento fondamentale per approfondire la cooperazione militare tra gli Stati Ue e anche per la nostra collaborazione con la Nato. Unione europea e Alleanza Atlantica devono essere complementari e lavorare in sinergia». 

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