Epstein, le rivelazioni: «Non solo sesso, lavorava per la Cia»

Epstein, le rivelazioni: «Non solo sesso, lavorava per la Cia»
Epstein, le rivelazioni: «Non solo sesso, lavorava per la Cia»
di Flavio Pompetti
Venerdì 23 Ottobre 2020, 08:10 - Ultimo agg. 08:30
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Chi era davvero Jeffrey Epstein, e come si guadagnava da vivere? La domanda che aleggia da tempo intorno alla memoria del finanziere scomparso due anni fa, suicida in una cella di carcere di Manhattan, è tornata alla ribalta ieri, con la lettura della deposizione che la sua amica-collaboratrice Ghislaine Maxwell rese quattro anni fa agli investigatori newyorkesi nel corso di una causa di diffamazione. «Lei era a conoscenza del ruolo che Epstein aveva nei rapporti con la Cia? E con l'Fbi? - chiede li procuratore durante l'interrogatorio. - Sapeva della sua collaborazione con la Sec (le autorità fiscali, ndr) per scoprire cifre sottratte all'erario? Aveva parlato con lui del supposto ruolo di gestore di affari negli Usa per conto del governo di Israele?». Le risposte sono altrettanti no. 

Ma il fatto che le domande siano inserite nel verbale fa pensare che la procura stia lanciando avvertimenti a chissà quanti finanzieri, evasori fiscali, faccendieri internazionali, i cui nomi devono ancora emergere dal profilo misterioso di Epstein.L'interrogatorio verteva sul ruolo di procacciatrice di schiave sessuali minorenni che una delle vittime di Epstein, Virginia Giuffre, aveva lanciato contro Maxwell. I legali della ereditiera dell'impero editoriale britannico hanno lottato allo spasimo per evitare che il verbale fosse divulgato, fino a suscitare il sospetto che il testo comprendesse l'elenco degli uomini potenti e famosi che, secondo le testimonianze di alcune delle giovani donne, sono stati ospiti negli anni degli harem che Epstein aveva allestito con l'aiuto della Maxwell nelle sue ville sparse intorno al mondo. Il tribunale ha finito per intimare la pubblicazione del documento di 458 pagine, e ieri mattina i media lo hanno ispezionato in cerca di nuovi dettagli. La lettura è risultata avara di novità. Ghislaine Mazwell con l'aiuto dei suoi due legali ha opposto un muro di omertà alle domande degli inquirenti. «E' vero che lei e Epstein avevate in casa cestini pieni di giocattoli sessuali?» chiede ad un certo punto il procuratore. «Chiarisca per favore cosa intende per giocattoli sessuali» risponde la donna. Ghislaine rigetta l'idea di aver adescato prede per conto del suo amico: «Mi incaricavo di dirigere i lavori di manutenzione delle case, tenere in ordine piscina e sauna». Nei suoi ricordi Epstein non le pagava un salario, ma le ha prestato soldi, e le ha anche intestato automobili. Ammette però che una funzione chiave era la fornitura di massaggiatrici. Il suo amico esigeva un massaggio almeno una volta al giorno. «L'operazione implicava atti sessuali?» chiede l'inquisitore. «Non ho mai indagato» risponde Maxwell. In quanto alla Giuffre, che la accusa di averla istruita all'età di 17 anni alle pratiche sessuali da espletare con l'anziano datore di lavoro, Ghislaine nega di averla portata nella tana dell'orco per la prima volta nella villa di Mar a Lago, in Florida: «La mamma l'ha accompagnata in macchina. Io sono rimasta con lei nel parcheggio, mentre Virginia è salita sopra». 

 

È chiaro che la deposizione è stata preparata con cura dal team difensivo, e che Maxwell dispone di avvocati molto scaltri nel negoziare con gli investigatori. Quello che sorprende invece è come questi ultimi abbiano carte in mano ancora tutte da svelare. Un intreccio di connivenze nel quale i servizi sessuali e il reato di pedofilia potrebbero essere stati un semplice strumento di ricatto, con il quale il finanziere scomparso aveva accumulato una ricchezza altrimenti inspiegabile. Il duello tra la procura newyorkese e la difesa della Maxwell è solo alle fasi iniziali, a tre mesi dal clamoroso arresto in New Hampshire. Il nocciolo dello scandalo deve ancora emergere, e forse non lo conosceremo prima del processo, la cui prima udienza è fissata per il 12 di luglio del prossimo anno.
 

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