Europee in Francia, sconfitta di misura per Macron che apre ai Verdi

Europee in Francia, sconfitta di misura per Macron che apre ai Verdi
Lunedì 27 Maggio 2019, 19:58
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Era dal settembre 2017, con il discorso della Sorbona, che Emmanuel Macron aveva in mente l'appuntamento delle Europee. Ha perso di un soffio la scommessa personale contro Marine Le Pen, ma il fronte euroscettico è stato arginato, secondo la prospettiva dualistica da lui stesso disegnata.

All'Eliseo c'è un visibile sollievo, anche perché la grande sorpresa sono stati i Verdi, europeisti convinti e con i quali il dialogo è già avviato. Sei mesi di manifestazioni non sono invece sfociati nel benché minimo risultato elettorale per i gilet gialli: Christophe Chalencon, che Luigi Di Maio incontrò alla periferia di Parigi a febbraio, è riuscito nell'impresa di racimolare appena 2 voti nel comune in cui risiede, Sault, nel sud. Le due liste gialle non sono andate oltre l'1%, praticamente non pervenute. Macron ha subito riunito i responsabili della maggioranza per guardare avanti e fare «il punto sulle prossime tappe», si è appreso all'Eliseo. Il distacco dello 0,9% patito contro la lista di Marine Le Pen è considerato un buon risultato, anche perché, dopo mesi di isolamento, protesta sociale e attacchi concentrici da destra e da sinistra, Macron ha preso gli stessi voti del primo turno delle presidenziali. In più, la polarizzazione del duello con Marine Le Pen promette una sfida continua da qui al 2022, appuntamento con le prossime presidenziali: municipali a marzo 2020, senatoriali a settembre 2020, dipartimentali e regionali nel 2021.

Fra questi appuntamenti, sul piano interno, due riforme che si annunciano come epocali, quella delle pensioni e quella della cassa integrazione. Sul piano europeo, dopo la telefonata già ieri sera con Angela Merkel, stasera cena con il premier spagnolo Pedro Sanchez, quindi domani incontri e colloqui con tutti i dirigenti europei a Bruxelles. Le prime parole del premier Edouard Philippe, dopo il voto, sono state di apprezzamento per i Verdi di Yannick Jadot, a sorpresa terza forza della scena politica. La Republique en Marche si è spesso trovata troppo isolata, la cooperazione con un partito di volti nuovi, votato soprattutto da giovani, sembra la via d'uscita ideale. «La prima cosa che farò a Bruxelles - ha annunciato la capolista del movimento macroniano, Nathalie Loiseau - sarà lavorare sull'emergenza climatica».

 


Sul piano politico interno, nessuna conseguenza pratica sul governo ma un terremoto per i partiti tradizionali: la destra dei Republicains sembra seguire le orme di Forza Italia ed è ora sotto il 10% (8,48%), la leadership di Laurent Wauquiez, che non ha mai unito il partito, non sembra avere futuro.
Ancora peggio i radicali di sinistra de La France Insoumise, con Jean-Luc Melenchon ridotto al 6,38%, appena più del Partito socialista che ha raggranellato il 6,19% con Raphael Glucksmann. L'ex candidato socialista alle presidenziali e vincitore delle primarie, Benoit Hamon, poco oltre il 3%, ha annunciato il ritiro dalla politica. In controtendenza, con i Verdi premiati dal voto giovane e lanciati verso alleanze europee e battaglie per il clima, Marine Le Pen, che tutti davano per spacciata un anno e mezzo fa, dopo la cocente e umiliante sconfitta nel confronto presidenziale con Macron. Ha lasciato uscire dal partito i dissidenti, ha cambiato nome e voltato pagina, affidando al grintoso ventitreenne Jordan Bardella la responsabilità dell'Europa. Ha vinto e ora guarda anche lei avanti, per la rivincita vera, quella delle presidenziali 2022. 
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