Finlandia, Tuomi-Nikula: «Addio neutralità, Helsinki può difendersi se si schiera»

Finlandia, Tuomi-Nikula: «Addio neutralità, Helsinki può difendersi se si schiera»
di Erminia Voccia
Giovedì 14 Aprile 2022, 08:10 - Ultimo agg. 15 Aprile, 07:10
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La guerra di Putin all'Ucraina potrebbe cancellare la tradizionale neutralità della Finlandia, ora di fronte a una decisione storica. Con Petri Tuomi-Nikula, ex Ambasciatore finlandese in Italia, abbiamo discusso di allargamento della Nato, conseguenza del conflitto quanto mai lontana dai piani di Putin, e di un'eventuale neutralità di Kiev.

Alcune immagini sembrano mostrare lo spostamento di equipaggiamento militare russo verso il confine con la Finlandia. Come giudica questo materiale video? Va inteso come una forma di minaccia da parte di Mosca?
«Lo spostamento di queste due batterie di missili antinave che si vede nel filmato è stato localizzato ad ovest della città di Viborg. Le riprese però risalgono al primo o al 2 di aprile. Lo spostamento di questo equipaggiamento militare era parte di un'esercitazione annunciata dai russi in precedenza. Di sicuro, la decisione di pubblicare ora il video è dovuta alla concomitanza con le discussioni in seno al Parlamento finlandese e in quello svedese sull'entrata di tali Paesi nella Nato e rientra nello schema della guerra ibrida di Mosca, o guerra con altri mezzi.

Abbiamo una conoscenza chiara dei movimenti e dell'entità delle truppe russe in Karelia, al confine con la Finlandia. Non sono molte, dal momento che la maggior parte di quelle che normalmente vediamo lì ora sono in Ucraina. Alcune di queste sono state più o meno distrutte. Ci vorrà molto tempo prima che i russi abbiano nuovamente le stesse capacità in prossimità dei nostri confini. Per adesso, la situazione è calma. Tranne che nei video che girano su internet».

La Finlandia tradizionalmente ha cercato di mantenere una linea di cauta neutralità per evitare il confronto con la vicina Russia. Ma l'aggressione di Mosca ai danni dell'Ucraina ha determinato un cambiamento nel modo di approcciarsi a Putin. E ora la Finlandia sembra determinata a entrare a far parte della Nato. Qual è la sua posizione al riguardo?
«Sin dal 1995, la politica di sicurezza della Finlandia si è basata su quattro elementi: un forte esercito; una stretta relazione con la Nato, con l'opzione di poter diventare un membro dell'alleanza; la presenza in Unione Europea e buone relazioni bilaterali orientate al pragmatismo con tutti i nostri vicini. Mentre la Svezia e la Germania erano impegnate nel disarmo, la Finlandia costruiva uno degli eserciti migliori in Europa. La popolazione è molto determinata a difendere il proprio Paese, anche nel caso di una guerra ibrida. La nostra politica estera per decenni ha cercato di rispondere a queste esigenze, ma l'invasione della Russia all'Ucraina ha cambiato tutto. Come ha detto con molta chiarezza Sauli Niinistö, presidente della Finlandia, le maschere sono cadute, quello che vediamo è il triste volto della guerra. Sì, dunque, io penso che la Finlandia dovrebbe entrare nella Nato. Quasi il 70% dei cittadini sono favorevoli all'idea e tutti i maggiori partiti la sostengono. Ieri c'è stata una discussione in Parlamento proprio su questo. Le prossime settimane saranno decisive».

Video

La guerra in Ucraina ha messo a dura prova l'approccio della Finlandia alla Russia?
«La guerra in Ucraina è un banco di prova per tutti i Paesi occidentali. Lo stesso presidente statunitense, Joe Biden, ha affermato che quanto sta accadendo è una prova dei tempi che viviamo. Tuttavia, mi pare che le democrazie occidentali si stiano dimostrando all'altezza di tale prova. La guerra ha colto di sorpresa anche le nazioni che appoggiano la Russia al di fuori dei confini europei. Posso immaginare che la Cina sia davvero preoccupata. Pechino con ogni probabilità dovrà ripensare la propria politica riguardo Taiwan, un attacco all'isola mi sembra da escludere per molto tempo a venire. La Cina adesso conosce benissimo quale sarebbe la risposta dei Paesi occidentali».

Nel corso dei difficili negoziati sulla guerra, l'idea della Finlandizzazione dell'Ucraina è stata indicata quale possibile soluzione. Pensa che possa funzionare?
«Finlandizzazione è una parola che è stata utilizzata per la prima volta in Germania per criticare Willy Brandts e la Neue Ostpolitik. Successivamente, è stata usata per descrivere una relazione tra una grande nazione e una piccola, in cui la seconda prova a sopravvivere evitando tutte le forme di conflitto con la prima, più potente. È esattamente cosa ha fatto la Finlandia dopo il 1944: è rimasta neutrale ma condivideva strenuamente i valori occidentali, partecipava al commercio all'interno di tale comunità di Stati con alti standard di vita. Tuttavia, è stata lasciata completamente sola davanti all'Unione Sovietica dopo la Seconda Guerra Mondiale. La nostra è una storia di un grande successo. Ad ogni modo, non credo che tale modello possa adattarsi all'Ucraina. La Russia, dopo questa guerra, non sarà più la stessa. Penso che l'Ucraina dovrebbe diventare membro dell'Unione Europea e anche membro della Nato, ma per raggiungere questo secondo obiettivo ci vorrà molto più tempo».

Ci sono quindi dei problemi nell'adattare il modello di neutralità assunta dalla Finlandia durante la Guerra Fredda al caso ucraino?
«È la Russia a essere diversa. Ha già perso su tutti i fronti, quello ideologico in primis, i beni economici sono ormai persi, la Russia ha perso anche sul fronte culturale, importante allo stesso modo. Putin non avrà nessuno con cui parlare terminata questa guerra. I prossimi 15 giorni saranno decisivi da questo punto di vista».

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