Dalle tasse alle pensioni, ecco la ricetta di Macron per fermare i gilet gialli

Dalle tasse alle pensioni, ecco la ricetta di Macron per fermare i gilet gialli
di Francesca Pierantozzi
Venerdì 26 Aprile 2019, 10:30 - Ultimo agg. 13:03
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PARIGI - «Questo momento mi ha convinto di una cosa: che non avrò tregua» ha detto ieri nel salone delle Feste dell'Eliseo Emmanuel Macron. «Questo momento» sono i Gilets Jaunes, i tre mesi di Dibattitto Nazionale, e anche la conferenza stampa la prima dalla sua elezione cui ha ceduto per rilanciare il suo mandato, rispondere al movimento di rivolta che va avanti da novembre, costruire «una nuova tappa», un «nuovo atto» della sua presidenza.

Seduto dietro una scrivania davanti a più di trecento giornalisti e accanto al governo schierato al completo, Macron ha fatto (poca) autocritica, risposto ad alcune richieste dei Gilets Jaunes, come i tagli alle tasse, l'aiuto alle pensioni più basse, l'introduzione di una quota di proporzionale nel sistema elettorale francese, mentre altre, come il referendum di iniziativa popolare o il ripristino della patrimoniale, le ha rispedite al mittente.
 
«Dobbiamo archiviare tutto quello che abbiamo fatto in questi due anni?» si è chiesto retoricamente Macron. Risposta: «No, anzi, credo proprio il contrario». Gilets o non Gilets («le derive di alcuni non devono occultare le rivendicazioni legittime degli altri») il presidente si autopromuove: «La direzione presa in questi due primi anni è giusta, i primi risultati cominciano ad arrivare».

E pazienza se la popolarità è bassa, il partito di Marine Le Pen lo ha superato nei sondaggi e se la piazza chiede ogni sabato le sue dimissioni: «Quando si accetta il potere; si accetta anche la parte di rabbia che si porta dietro. Preferisco dare prova di responsabilità e essere impopolare, piuttosto che sedurre in modo effimero».

Il presidente ha detto di avere imparato tanto dal Grand Débat National, dagli incontri avuti nei municipi, nelle palestre, in giro per la Francia: «Il paese ne aveva bisogno, è un'esperienza che mi ha molto cambiato, credo di aver colto con più chiarezza lo spessore delle esistenze». Su alcuni punti, Macron ha deciso di non cedere alle richieste dei Gilet Gialli: no, per esempio, al Referendum di iniziativa popolare, (anche se ha proposto di abbassare da 4,5 a un milione il numero di firme necessarie per il già previsto referendum di iniziativa condivisa, che consente ai cittadini di portare un progetto di legge davanti al Parlamento), no anche al ripristino della patrimoniale, la famigerata Isf, imposta sulla fortuna, anche se ha promesso che i risultati della nuova imposta «alleggerita» per favorire gli investimenti nell'economia reale saranno valutati nel 2020 per eventuali correzioni.

Ai Gilet Gialli e ai francesi in generale Macron ha promesso una «riduzione significativa» (5 miliardi di euro) delle tasse: «Mi sembra che la cosa migliore per rispondere al bisogno di giustizia fiscale non sia aumentare le tasse di questo o quello, ma di ridurre le tasse per il numero più alto di concittadini, in particolare a quelli che lavorano».

Senza parlare di modifiche dell'età pensionabile, ha però annunciato misure un po' fumose per «incoraggiare a lavorare più a lungo». Per finanziare i tagli alle tasse, saranno eliminate anche «alcune nicchie fiscali di cui beneficiano le imprese». Ai pensionati, Macron ha promesso la fine del gelo delle indicizzazioni per gli assegni sotto ai 2mila euro.

Per cercare di rendere le élite meno invise al popolo, Macron ha anche annunciato l'introduzione di una quota di proporzionale (20 per cento all'Assemblée Nationale) modificando l'attuale sistema integralmente maggioritario a doppio turno e la riduzione del numero dei parlamentari del 25 per cento.

Confermata l'intenzione di sopprimere (cambiandola radicalmente) l'Ena, la Scuola nazionale dell'Amministrazione, vivaio di presidenti, ministri e in genere di quasi tutta la classe dirigente del paese. Sul suo ex bodyguard Alexandre Benalla, al centro di uno scandalo per aver abusato delle sue funzioni, Macron ha detto di non rimpiangere di averlo assunto: «Ha commesso gravi errori, ma c'è la presunzione di innocenza. Non ci sono state prebende per lui all'Eliseo». E sul futuro, sull'idea di ripresentarsi nel 2022: «Delle prossime elezioni me ne infischio, voglio solo, furiosamente, portare a termine con successo questo mio mandato».

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