Voleva proteggere la figlia dall'aggressione sessuale del padre, condannata per sequestro di minore: è polemica

In fuga con la bambina, è rimasta nascosta per 11 anni

Solidarietà nei confronti della mamma francese
Solidarietà nei confronti della mamma francese
di Marta Ferraro
Venerdì 6 Gennaio 2023, 17:46 - Ultimo agg. 18:27
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Sui social gira l'hashtag #j'auraisfaitcommeelle - avrei fatto come lei - a sostegno di Priscilla Majani, una mamma che è fuggita con la figlia di 5 anni nel 2011 ed è stata condannata dal tribunale francese a due anni e nove mesi di reclusione per «sequestro di minore». La donna è stata latitante per 11 anni allo scopo di proteggere la minorenne dalle aggressioni sessuali che avrebbe commesse suo padre. 

Oltre alla condanna per rapimento, Majani, 48 anni, è stata privata dei diritti civili e familiari per tre anni e ha dovuto pagare 30.000 euro all'ex marito per danni morali.

L'avvocato di Majani, Sophie Benayoun, si è detta «molto delusa» dalla decisione che «dimostra la cecità della giustizia di fronte alla violenza commessa contro i bambini».

Secondo i video pubblicati sui social media, i sostenitori di Majani si sono riuniti davanti al tribunale dove si stava discutendo il caso per esprimere il loro sostegno.

Dopo più di 10 anni in fuga dalla giustizia francese, Majani è stata trovata dalla polizia a un posto di blocco vicino a Losanna, in Svizzera, nel febbraio 2022 ed estradata ad agosto per essere processata in Francia a settembre. 

Condannata in primo grado a cinque anni di reclusione, la pena è stata ridotta a due anni e nove mesi di reclusione, questo mercoledì, dalla Corte d'appello di Aix-en-Provence, nel sud della Francia.

Ingegnere militare, Majani ha incontrato il suo ex marito, Alain Chauvet, nel 1993.

Lei aveva 18 anni e lui 45. L'uomo era già padre di quattro figli avuti dal suo primo matrimonio. Nel 2005 hanno avuto una bambina, Camille, e nel 2008 si sono separati e hanno accettato l'affidamento condiviso della figlia.

Nel gennaio 2011 Majani ha sporto denuncia contro l'ex marito accusandolo di aver violentato la figlia. All'epoca dei fatti, la minorenne è stata sentita dai carabinieri, ma la perizia ha concluso che il tono della bambina «non fosse spontaneo» e la denuncia è stata archiviata.

Secondo la stampa francese, Majani ha consultato anche gli specialisti dell'Unità per le giovani vittime dell'ospedale Trousseau di Parigi, che «hanno giudicato probabile lo stupro della bambina». Nel febbraio 2011 le due sono scomparse.

Dopo essere stata trovata, Majani ha spiegato di essersi nascosta in diversi paesi prima di stabilirsi in Svizzera. È apparsa per la prima volta in tribunale a Tolone, nel sud della Francia, il 16 settembre 2022, per essere processata per sottrazione di minori e accusa calunniosa nei confronti dell'ex marito.

Secondo la Procura, Priscilla ha meticolosamente preparato la fuga, comprato telefoni, venduto auto e casa, comportandosi come «una vera criminale». «Sin dall'inizio del processo, abbiamo l'impressione che la signora Majani non sia stata in grado di accettare il fatto che il padre abbia dei diritti», ha spiegato Jean-Louis Persico, rappresentante del Pubblico Ministero. Ha evidenziato il grande «trauma della bambina», frutto di una «separazione particolarmente conflittuale», soprattutto per quanto riguarda l'affidamento della minore.

Dopo l'arresto della madre, Camille, che ora ha 17 anni, è stata affidata alle cure di una famiglia in Svizzera e rifiuta ogni contatto con il padre biologico. Ha denunciato Chauvet a novembre per violenza psicologica, fisica e sessuale inflitta quando aveva 5 anni.

Nella denuncia, riportata dal quotidiano francese L'Humanité, garantisce che suo padre «l'ha rinchiusa per ore in una stanza senza luce». Afferma inoltre di essere stata «picchiata» e «bruciata con acqua calda» e afferma di essere stata violentata più volte.

In un video che ha pubblicato su YouTube il 1° gennaio, Camille dice, con il volto coperto, che si sentiva «sollevata all'idea di andarsene lontana da suo padre». «Vorrei essere creduta e vorrei che credeste mia madre, che mi ha creduto quando ho denunciato i crimini commessi da mio padre».

Alain Chauvet si dichiara innocente, afferma di non aver mai violentato sua figlia e che la ragazza sarebbe stata «manipolata dalla madre».

Il giorno dopo la condanna di Majani, è stata organizzata una mobilitazione di sostegno, davanti al carcere di Baumettes, a Marsiglia, dove è detenuta.

La protesta è stata scandita dalla presenza di tre militanti del gruppo femminista Femen, che hanno gridato: «né manipolatrice né delinquente, liberate Priscilla Majani».

Poco prima di Natale, un'ondata di sostegno a Majani si è abbattuta sui social, con le frasi «Je suis Priscilla» - Io sono Priscilla - e «J'aurais fait comme elle» - avrei fatto come lei, con la partecipazione di artisti e influencer digitali.

Secondo l'avvocato dell'ingegnere, Myriam Guedj Benayoun, in un'intervista al canale televisivo francese BFM, le persone erano indignate «per la storia della condanna e per il fatto che i bambini siano lasciati sotto l'autorità di un genitore presumibilmente violento, in nome della presunzione di innocenza».

In difesa di Majani è stata lanciata anche una petizione, indirizzata al ministro della Giustizia, che ha già raccolto più di 12.000 firme. 

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