L’occupazione russa in Ucraina si accanisce sui civili, secondo il procuratore generale Iryna Venediktova dall’inizio dell’invasione l’esercito di Mosca ha commesso quasi 10.000 crimini di guerra e le indagini sui primi casi sono appena state chiuse. In alcuni casi rafforzate dalle testimonianze di chi, a quei crimini, è sopravvissuto. È la storia di Mykola Kulichenko, 33 anni, che abita nella regione di Chernihiv: con i sui due fratelli Dmytro, 37 anni, ed Evheniy, trentenne, è stato fatto prigioniero dai russi che hanno occupato il loro villaggio. Interrogati e torturati per tre giorni, i fratelli sono stati fucilati e gettati in una buca, con braccia e gambe legate. Mykola però non è stato colpito a morte, è riuscito a uscire dalla fossa spostando il cadavere del fratello e ha denunciato tutto.
LE TORTURE
Tra i giornalisti che lo hanno rintracciato e a cui ha raccontato la sua storia c’è anche Ian Birrell, del quotidiano inglese “The Mail”.
LA FUGA
Con un calcio gettano Mykola nella fossa appena scavata e lui atterra sopra il corpo di Evheniy, infine buttano il cadavere di Dmytro e sulla tomba improvvisata spargono un sottile strato di terra. «Sono finito a faccia in giù e questo mi ha salvato. Sono riuscito a spingermi in alto e dopo un paio di minuti ho iniziato a fare forza. Avevo paura, mi costringevo a non pensare a nulla perché mi sentivo soffocare». Riesce a spostare i corpo di Dmytro e a riemergere. «Quando sono strisciato fuori i soldati non c’erano più. Ho cercato di tornare in me. Mi sono tolto la benda. Non riuscivo a sciogliere il laccio ai polsi che mi tagliava la pelle. Ma ho slegato le gambe e ho iniziato a camminare con le mani ancora legate. Ho camminato e camminato finché non ho visto una casa vuota in cui sono entrato e mi sono rifugiato per la notte». Solo qualche ora e si è rimesso in cammino, poco prima dell’alba ha bussato a casa di Valentina. La donna gli ha dato vestiti pesanti, l’ha rifocillato e, accompagnato da altri abitanti del paese, è tornato a casa. La sorella Iryna è ancora sconvolta: «E’ stato picchiato, aveva una ferita sulla guancia, camminava a malapena e mi ha detto che era uscito da una tomba dopo che erano stati giustiziati». Per ritrovare quella fossa ci è voluto un mese, i corpi dei due fratelli sono stati identificati il 18 aprile, compleanno di Evheniy, e sepolti tre giorni dopo il compleanno di Dmytro. «Li ho cercati finché non l’ho visto con i miei occhi - piange Iryna - Speravo che fossero ancora vivi, poi ho riconosciuto i loro cadaveri». Ora la ferita al volto di Mykola è guarita, ma le cicatrici dell’anima sono profonde. «I russi erano i nostri vicini. Evheniy ha lavorato in Russia. Molte altre persone di qui sono andate lì per lavorare nei cantieri. Adesso c’è solo odio», riflette.