Germania, scacco alla Merkel: ipotesi voto bis

Germania, scacco alla Merkel: ipotesi voto bis
di Flaminia Bussotti
Martedì 21 Novembre 2017, 09:37 - Ultimo agg. 20:00
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BERLINO La stabilità è un dogma, le crisi un tabù ma questa volta, dopo il flop delle trattative per un nuovo governo, la Germania è precipitata in una vera e propria crisi di Stato, la prima del genere dal 1945. Crisi di portata storica per il Paese e gravida di conseguenze anche per l'Europa. A due mesi dalle legislative, e dopo un mese di colloqui esplorativi per una coalizione a tre fra cristiano democratici (Cdu-Csu), liberali (Fdp) e Verdi, la Germania si ritrova senza un governo, con una strada ancora più in salita per formarne uno, e una cancelliera Angela Merkel indebolita e insidiata dallo spettro di dimissioni. Dopo una estenuante maratona negoziale, poco prima della mezzanotte, domenica, a sorpresa, il leader liberale Christian Lindner ha annunciato il fallimento dei colloqui. Non ci sono gli estremi, pochi o nulli i compromessi raggiunti, nessuna fiducia fra i potenziali alleati, la sua diagnosi: «Meglio non governare che governare male».
Un colpo di scena secondo molti non improvvisato ma calcolato a freddo nella convinzione, o illusione, che tornare alle urne possa regalare alla Fdp un risultato ancora migliore di quello strappato il 24 settembre (10,7%). Se già le opzioni emerse dalle elezioni per la Merkel erano limitate, adesso lo sono ancora di più. Ieri comunque ha fatto sapere di preferire nuove elezioni ed ha escluso l'ipotesi di dimissioni.

 

La sera stessa del voto i socialdemocratici (Spd) dello sfidante Martin Schulz - umiliati dal loro peggior risultato in assoluto (20,5%) - avevano annunciato che mai e poi mai si sarebbero di nuovo alleati con la Merkel in una grande coalizione. Alla cancelliera quindi - dato che i numeri non bastavano per una alleanza con i liberali o i verdi, non restava che tentare la strada per Giamaica. Strada mai percorsa in Germania a livello federale, assai impervia dato che mettere insieme verdi, liberali e la Csu bavarese è come accoppiare diavolo e acqua santa, e risultata infatti un vicolo cieco.
Adesso il cammino è ancora più minato e per la cancelliera la scelta sarà, come recita un proverbio tedesco, fra la peste e il colera: nuove elezioni, governo di minoranza, o andare a Canossa dalla Spd e implorare un remake della grande coalizione (anche se Schulz ha di nuovo escluso ieri una grande coalizione con la Merkel). Nel frattempo la cancelliera ha messo in chiaro di non volere neanche lei un bis con la Spd, che preferisce tornare al voto, che si ricandiderà e che di dimissioni non se ne parla.
Nuove elezioni possono essere indette dal presidente Frank-Walter Steinmeier dopo un complesso iter parlamentare, ma sono per tutti un'incognita, liberali inclusi dato che i tedeschi vogliono governi stabili e penalizzano i giochini di partito. Tutti i partiti coinvolti nei colloqui falliti rischiano, compresa la Merkel che in realtà si è mostrata la più conciliante. Da un ritorno alle urne potrebbe uscire male anche la Spd perché gli elettori potrebbero punirla per il rifiuto di dare al Paese un governo stabile: il cerino potrebbe quindi restare in mano a tutti. Gli unici a profittarne sarebbero i populisti dell'AfD, che potrebbero migliorare ancora quel 12,6% strappato a settembre rinfacciando ai partiti tradizionali l'incapacità di governare. Una polpetta avvelenata alla Merkel è giunta ieri dal capogruppo AfD Alexander Gauland che ha offerto l'appoggio a un governo di minoranza Cdu-Csu e Fdp.
Un perdurare dell'incertezza aprirebbe inoltre in tutti i partiti (Fdp esclusa) il dibattito su un cambio di leadership: per Schulz, i Verdi, la Csu, il cui leader Horst Seehofer è insidiato dal suo ministro delle finanze Markus Söder, e per la stessa Merkel, la cui perdita di autorità cresce con lo scontento nel partito e la richiesta di dimissioni che si leva in coro dalla Spd.
Il presidente Steinmeier si è appellato al senso di responsabilità di tutti i partiti e al dovere di dare un governo al Paese: anche se al momento tutto sembra escludere un ripensamento della Spd, Steinmeier, pure lui socialdemocratico, potrebbe convincere i compagni di partito a cambiare idea: anche se Cdu-Csu e Spd alle elezioni hanno perso il 14%, una riedizione della «Groko» sarebbe sicuramente in grado di assicurare un governo stabile alla Germania per i prossimi quattro anni, soprattutto se forgiata da un nuovo voto alle urne.
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