Regeni, Italia ed Egitto ai ferri corti. Moavero convoca l'ambasciatore

Regeni, Italia ed Egitto ai ferri corti. Moavero convoca l'ambasciatore
Venerdì 30 Novembre 2018, 17:24 - Ultimo agg. 1 Dicembre, 10:25
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Sul caso Regeni Italia ed Egitto sono nuovamente ai ferri corti. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero ha preso atto con delusione che le indagini non procedono ed ha convocato l'ambasciatore egiziano, per chiedere «risultati concreti». Al Cairo, invece, non hanno mandato giù il congelamento dei rapporti tra i due parlamenti decisa da Roberto Fico, bollando l'iniziativa del presidente della Camera come «inqualificabile». 

Regeni, Fico: stop a rapporti con il parlamento egiziano

La Farnesina, dopo lo strappo di Fico, aveva annunciato nuovi passi per richiamare le autorità del Cairo alle loro responsabilità. Con una modalità netta nel linguaggio della diplomazia, Moavero ha convocato l'ambasciatore a Roma Hisham Badr per esprimere la «forte inquietudine in Italia» dopo l'ennesimo, sostanziale, nulla di fatto nei colloqui tra i magistrati dei due paesi, che si sono svolti nei giorni scorsi. Ed ha invocato la necessità di vedere «concreti sviluppi investigativi». Il diplomatico egiziano ha assicurato l'impegno del suo governo, nonostante le difficoltà, ma è ormai chiaro che il livello della tensione è tornato ai livelli immediatamente successivi al ritrovamento del cadavere del ricercatore italiano, ormai quasi tre anni fa. Il premier Giuseppe Conte, sollecitato dai cronisti al G20, ha preso atto che «ci sono state novità» durante la sua missione a Buenos Aires ed ha spiegato che non appena rientrerà a Roma, sentita la procura, il governo deciderà cosa fare.

Sul tavolo, ad esempio, ci sarà la partecipazione delle aziende italiane alla fiera sulle armi, la prossima settimana al Cairo, ha spiegato Moavero, precisando comunque che le aziende «hanno un loro ambito di autonomia». Il vice premier Luigi Di Maio ha messo sul piatto persino le strategiche attività dell'Eni: senza risposte entro l'anno, ha avvertito, «tutto ne risentirà» nei rapporti bilaterali. L'offensiva italiana, che a livello parlamentare è stata bipartisan, ha ricordato con soddisfazione Fico, è stata accolta con disappunto al Cairo. Il parlamento egiziano, in una nota, «ha espresso rammarico per le dichiarazioni e l'atteggiamento ingiustificabile da parte» di Fico, accusandolo di volere «scavalcare l'inchiesta» e di «politicizzare questioni giuridiche». Nonostante, secondo i deputati egiziani, la cooperazione tra le due procure proceda bene. In realtà, è stata proprio la mancanza di concretezza degli inquirenti egiziani a provocare la reazione dell'Italia. Sul piano politico, con l'iniziativa parlamentare guidata da Fico e con la convocazione dell'ambasciatore da parte di Moavero.

Sul piano giudiziario, con l'iscrizione nel registro degli indagati di alcuni agenti dei servizi e della polizia investigativa egiziani dalla procura di Roma, con l'accusa di sequestro di persona: soggetti che avrebbero di fatto messo «sotto controllo» Regeni, a partire dal dicembre del 2015, con una serie di attività culminate con la registrazione video di un colloquio tra il sindacalista Mohamed Abdallah e il ricercatore, avvenuta il 7 gennaio di quasi tre anni fa.

Gli agenti avrebbero anche cercato di ottenere la copia del passaporto del giovane studioso tramite un suo coinquilino e il portiere dello stabile in cui abitava al Cairo.

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