Spia cinese infiltrata nel parlamento inglese: i servizi segreti avvertono Westminster

Una spia cinese infiltrata nel parlamento inglese: i servizi segreti avvertono Westminster
Una spia cinese infiltrata nel parlamento inglese: i servizi segreti avvertono Westminster
Giovedì 13 Gennaio 2022, 17:52 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 08:10
4 Minuti di Lettura

I servizi inglesi (MI5) hanno scoperto una spia cinese che si è infiltrata nel Parlamento britannico. Perciò hanno emesso un raro avvertimento ai parlamentari britannici comunicando che una agente cinese si è infiltrata a Westminster per interferire nella politica del Regno Unito.

Si tratta di una stimata avvocatessa cinese basata a Londra, perfettamente inserita ai massimi livelli dell'establishment britannico. Sarebbe in realtà una spia al servizio di Pechino. Si chiama Christine Ching Kui Lee e secondo una allerta diffusa dall'MI5, il controspionaggio di sua maestà, si è infiltrata nel Parlamento di Westminster per interferire nella politica del Regno Unito e ha stretto contatti con deputati e aspiranti tali, agendo per conto del Dipartimento di Lavoro del Fronte Unito (Dlfu), dipendente direttamente dal Partito comunista cinese.

Non finisce qui: nella sua presunta attività sotto copertura ha fatto una serie di donazioni ai partiti politici britannici per oltre 700 mila sterline. Soldi dichiarati regolarmente dai partiti ma che stando all'MI5 arrivano da cittadini stranieri residenti a Hong Kong e in Cina: l'origine del denaro sarebbe stata volontariamente celata.

Gran parte delle donazioni sono andate al Labour e in particolare all'ex membro del governo ombra e deputato in carica Barry Gardiner, che fra l'altro aveva alle sue dipendenze il figlio della legale dimessosi proprio oggi. Il parlamentare ha affermato di aver agito nella più completa trasparenza e di essere stato in contatto per anni con i servizi di sicurezza del Regno rispetto all'operato dell'avvocatessa.

Ma è lunga la lista delle relazioni ad alto livello intrattenute da Lee. L'ex premier conservatrice Theresa May le aveva consegnato un riconoscimento nel 2019 per i suoi progetti di collaborazione tra Cina e Gran Bretagna. La sospetta spia è stata anche fotografata in eventi pubblici con il predecessore di May, David Cameron, a un evento nel 2015, e separatamente con l'ex leader laburista Jeremy Corbyn. Da quanto emerge, Lee non è stata sottoposta a fermo e nemmeno espulsa dal Paese: le autorità al momento si sono limitate a vietarle l'ingresso in Parlamento. In merito alla vicenda è intervenuta la ministra dell'Interno, Priti Patel, che ha definito «molto preoccupante» il presunto tentativo di infiltrazione cinese e sottolineato che «questo sviluppo è il risultato delle solide strutture che il Regno Unito ha messo in atto per identificare l'interferenza straniera o qualsiasi potenziale minaccia alla nostra democrazia».

Fra i primi a lanciare l'allarme a Westminster è stato il deputato ed ex leader conservatore Iain Duncan Smith, noto falco per le sue posizioni fortemente critiche nei confronti di Cina e Russia. Ha confermato che lo Speaker dei Comuni, Lindsay Hoyle, aveva inviato ai deputati una email con la 'minaccià cinese in cui di fatto si chiedeva di prendere le distanze dalla legale finita sotto accusa. Di sicuro questa notizia, ampiamente ripresa dai media del Regno, devia l'attenzione generale dal party-gate nel giorno dopo le umilianti scuse presentate alla Camera dei Comuni dal premier conservatore Boris Johnson, il cui futuro appare sempre più in bilico, mentre si allunga la lista dei rappresentanti Tory di un certo livello che chiedono le sue dimissioni. Emergono poi le prime indiscrezioni su una potenziale sfida alla successione, che potrebbe vedere figure come il Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e la ministra degli Esteri, Liz Truss, tentare la scalata al partito e a Downing Street. In particolare Sunak che secondo molti, a differenza degli altri membri del Consiglio dei ministri, avrebbe offerto un limitato sostegno pubblico a Johnson nel pieno della bufera. La vicenda di Lee non fa poi che aumentare la tensione diplomatica fra Londra e Pechino, già messa a dura prova col dossier di Hong Kong e dei diritti umani, col confronto navale in Asia sudorientale e la collaborazione economica tra i due Paesi. Sul fronte spionistico, infine, nel 2020 il Regno Unito aveva espulso silenziosamente tre giornalisti ritenuti agenti cinesi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA