Guerra di parole, da "oligarchi" a "no fly zone", fino ad "armi termobariche" e "sanzioni": come cambia il vocabolario

Guerra di parole, da "oligarchi" a "no fly zone", fino a "armi termobariche" e "sanzioni": come cambia il vocabolario
Guerra di parole, da "oligarchi" a "no fly zone", fino a "armi termobariche" e "sanzioni": come cambia il vocabolario
di Mario Ajello
Martedì 15 Marzo 2022, 20:41 - Ultimo agg. 16 Marzo, 12:36
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Guerra di parole, parole di guerra. Anche il vocabolario degli italiani è bombardato dal ciclone Ucraina. Tra new entry e ripescaggi dalla memoria novecentesca e del periodo delle guerre in Iraq, in Afghanistan, in Cecenia, in Siria, è cambiato il modo di parlare in questi venti giorni di «invasione» (noi la possiamo chiamare così, mentre ai russi è concesso sola la formula «operazione speciale», che non significa niente ma si capisce che cos’é: una sanguinosa campagna di conquista). 

Guerra di parole, come cambia il vocabolario


SANZIONI. Fanno male? Quanto male? Bisogna «inasprire le sanzioni» oppure le «sanzioni non servono»?


GUERRA LAMPO. «No, non è una guerra lampo». 


OLIGARCHI. Ossia i ricchi russi. Colpire loro per colpire Putin. La parola «oligarchi» si porta appresso il vocabolo «yacht» (tutti a caccia dei barconi degli oligarchi) ancorati nei porti italiani. 


CENSURA. Rieccola. 


NO WAR. E’ la scritta più usata nei cartelli. Anche in quelli delle manifestazioni in Italia, oltre che nel foglio esposto durante il tiggì russo dalla giornalista oppositrice di Putin. 


DENAZIFICARE. In uso nella propaganda putiniana contro l’Ucraina ma mutuata anche dai pacifisti italiani: «Denazificare la Russia». 


NENEISTI.

Quelli del né né: né con la Nato né con la Russia. 


NEUTRALISMI. Vedi sopra. 


INTERVENTISMO. Vedi sotto.


NO FLY ZONE. Espressione cara a chi dice: divieto di sorvolare il cielo dell’Ucraina, ossia se aerei russi ci passano la Nato deve intervenire e sparare. 


TERZA GUERRA MONDIALE. Tutti a chiedersi: scoppierà la t.g.m? 


GENOCIDIO. Il rischio c’è. 


BARBARIE. O meglio «la nuova barbarie», la «barbarie 2.0». 


RESILIENZA. Ai poveri ucraini, che fanno la «resistenza», viene attribuita una grande capacità di «resilienza» (parola che andava di moda prima della guerra ma viene applicata inopinatamente anche alla guerra) ma difficile essere resilienti mentre di piovono in fronte i missili. 


DITTATURA. Quella di Putin veniva definita, fino a venti giorni fa, un’«autocrazia». Ora la si chiama «dittatura». 


FORZE DELLE DEMOCRAZIE. Formula retorica. Chi la intende moralmente (abbiamo i valori più alti e più nobili e vanno difesi a Kiev) e chi la intende anche militarmente: perché non contrattacchiamo sul campo o dal cielo? 


MONACO. Il cosiddetto «spirito di Monaco» dal ‘900 arriva piomba nel lessico attuale. Significa tendenza europea alla resa agli imperialisti e ai violenti, da Hitler a Putin.

 
BUNKER ANTI-ATOMICI. Non più soltanto nelle pagine dei libri di fantascienza e di fantapolitica. «Tu de l’hai i soldi per comprarti o affittarti, nel caso, un bunker anti-attacco nucleare?».

 
AUSTERITY. Era quella degli anni ‘70. Ma tutti a chiedersi se il caro petrolio riporterà l’«austerità». 


ESCALATION. L’incubo generale. Ma l’incubo è già qui. 


DESCALATION. Ci sarà mai?


ZETA. La lettera che va di più. Purtroppo. E’ quella incisa sui carri armati russi. «Ma tu hai capito che cosa significa quella zeta?», «No, ma mi fa paura» (scampoli di conversazioni al bar).


CINA. Quasi più nominata della Russia e degli Usa e certamente più citata dell’Europa. Forse sarà la Cina a toglierci la guerra nel cortile di casa. 


FAKE NEWS. Chi ne spara di più? Come diceva Eschilo e come ora dicono tutti: «La verità è la prima vittima della guerra». 


FINLANDIZZAZIONE. La possibilità che l’Ucraina diventi neutrale come fu per la Finlandia funge da vera speranza di pace ma ormai è tardi.


NEGOZIATO. Fioccano le ricerche del luogo: alla Balduina (nell’hotel dell’incontro cino-americano), a Gerlusalemme (dove vorrebbe contrattare la pace Zelensky), in Cina (ma i cinesi nicchiano), in Gran  Bretagna (ma nessuno si fida di Boris Johnson) o in Francia (ma Macron poi si darebbe troppe arie).


COVENTRIZZAZIONE. Kiev sarà spianata dalle bombe come avvenne per Coventry, la città inglese, nel 1940 ad opera dell’aviazione tedesca? 


MERCENARI. Spesso spacciati per volontari, come nel caso dei siriani e dei ceceni pro-Putin.


PROFUGHI. Tutti dicono di volerli accogliere. Per ora.


ARMI TERMOBARICHE. Quando di deve indicare l’incubo peggiore, si ricorre a questa espressione. Spesso senza conoscerne davvero il significato. L’accoppiamento è con «armi biologiche». 


DETERRENZA. Nucleare. Vecchia locuzione anni ‘80. Ripescata in chiave vintage.


VIETNAM. L’Ucraina per i russi sarà  come fu il Vietnam per gli americani o come fu l’Afghanistan sia per l’Armata rossa che per l’esercito a stelle e strisce?

 
CHURCHILL. Per aver visto, magari distrattamente, «L’ora più buia», il film sull’Inghilterra allo scoppio della guerra nazista, tutti credono di poter parlare come Churchill. Che a proposito di guerra e i italiani non era tenero con noi: «Quelli vivono una guerra come fosse una partita di pallone e una partita di pallone come fosse una guerra». 


INDIA. Ce l’eravamo dimenticata e invece: che cosa fa l’India? Lo sapete che l’India ha la bomba atomica? 


INTELLETTUALI. Io penso che .... Io vi assicuro che... Gli intellettuali avevano quasi perso la parola, e nessuno ne lamentava l’assenza, e ora straparlano da filosofi e da tuttologi. E spesso dicono castronerie sia sulla guerra sia sulla pace (verrebbe perfino la pazza tentazione di rimpiangere i virologi).

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