Guerra in Ucraina, intervista al generale Tricarico: «Mosca mostra i muscoli per attirare altre reclute»

«Dalla Russia un intervento illegittimo, il drone Usa era in uno spazio aereo internazionale»

Un momento dell'incontro del presidente russo Vladimir Putin con il presidente siriano Bashar al Assad
Un momento dell'incontro del presidente russo Vladimir Putin con il presidente siriano Bashar al Assad
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 16 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:15
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Il conflitto in Ucraina infiamma i cieli dal mar Nero al mar Baltico. La tensione è alle stelle e tra Russia e Occidente non pare esserci un varco per la diplomazia dopo il drone statunitense precipitato mentre sorvolava uno spazio aereo internazionale e probabilmente abbattuto, il caccia russo intercettato sull'Estonia e l'esercitazione dei caccia russi sopra Kaliningrad. Ne abbiamo parlato con il generale Leonardo Tricarico, ex-capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare ed ex-vicecomandante della coalizione Nato impiegata nel conflitto dei Balcani, attuale presidente della Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis).

Generale, i cieli di un vasto territorio che va oltre l'Ucraina sembrano al centro del conflitto. L'altro giorno c'è stato l'episodio del drone statunitense quasi sicuramente abbattuto dai russi: come valuta questa scelta di Mosca?
«Sebbene i russi neghino, è abbastanza evidente che siano stati loro a far precipitare il drone Usa.

Sicuro, non è caduto da solo o per un difetto tecnico. Se i piloti russi, piuttosto esperti in manovre a bassa quota, lo hanno fatto per sbaglio, per testare delle manovre azzardate oppure per provocare, non lo sapremo mai, a meno che non sia recuperato e fatto analizzare da tecnici esperti. È chiaro che è stato un intervento illegittimo, il drone era in uno spazio aereo internazionale e sorvolare quel territorio era lecito».

Intanto, è sul fondo del mar Nero.
«Sono propenso nel credere che i piloti russi abbiano manovrato i loro velivoli in maniera tale da creare turbolenze e indurre il drone a precipitare. Perché lo hanno fatto è piuttosto semplice: sono gesti dimostrativi in cui esibire i muscoli, sia per fissare la loro presenza che per propaganda».

E l'attività dei caccia russi sul confine con l'Estonia?
«Si colloca nella stessa narrativa. Va però chiarito che sono all'ordine del giorno questi voli al limite dei confini con un Paese o anche dentro. Le dico, noi abbiamo i nostri aerei in quelle zone da almeno 8 anni, perché la solidarietà Nato non è solo l'articolo 5 ma si esprime anche in tempi di pace con l'aiutare i Paesi meno attrezzati nella difesa, e accade spesso. A volte sconfiniamo in Austria, così come altri entrano nei nostri confini... Gheddafi inviava velivoli vicino alla Sicilia, lo ricorda? È quindi qualcosa che è sempre accaduto, ma se ne usciva sempre con note diplomatiche. Oggi la diplomazia può poco, quindi la tensione resta molto alta e non sappiamo a cosa potrebbe portare».

Invece l'esercitazione dei caccia su Kaliningrad, considerato da sempre un avamposto della Marina, perché è stata fatta?
«Kaliningrad è l'enclave russa incapsulata tra altri Paesi il cui scopo è il controllo del porto, quello dello spazio aereo ha poco significato. Credo sia sempre una prova di forza, energie disperse come ci ha ormai abituato Mosca da un anno».

Secondo lei non c'è il pericolo di un'escalation nei cieli?
«No, non lo credo possibile. Se per spostare nei cieli il centro di gravità di questa guerra significa dare nuovo corso al conflitto, il mio è un "no" netto. Non solo, le forze aeree russe sono state usate poco e male mentre con un ricorso intelligente, cioè facendole scendere in campo per prime, i russi avrebbero potuto ottenere traguardi differenti rispetto a quelli attuali. Questo non è avvenuto e proprio con gli ultimi esempi che ha elencato, c'è un utilizzo anomalo e sottostimato delle forze aeree».

Forse i piloti russi non sono così preparati?
«Sono schietto: non sono granché, proprio come le forze di terra. Come capacità tecniche e grado di progresso dei mezzi non siamo al livello elevato delle forze aeree occidentali, ma questo non giustifica il loro uso limitato. Le capacità di precisione in tutti i loro interventi sono sempre state scarse, pensi ai missili: stanno impiegando un arsenale vetusto con bassa capacità di precisione, forse quelli più accurati erano pochi, chissà, ma intanto stanno usando armamenti talmente poco precisi che sembrano bombardamenti a caso. Ne sono una prova le voragini in strada o nelle campagne: sono tutti obiettivi mancati. Ma se si pensa che i russi siano finiti non è così: hanno ancora carte alte da giocare. Però è anche vero che hanno mandato a morire tanti ragazzi inesperti. Forse queste ultime operazioni per mostrare i muscoli servono per la nuova campagna di reclutamento, perché ora, tanto tra i russi quanto tra gli ucraini, servono persone. Non so quanto l'uno o l'altro siano capaci di dare una spallata e mutare gli attuali equilibri. Credo piuttosto che si continuerà con questa stagnazione a lungo». 

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