Guerra Ucraina, Meloni: «Putin ha fallito». Spinta per la ricostruzione

Il premier al G7 conferma la linea italiana: «Alta pressione su Mosca»

Guerra Ucraina, Meloni: «Putin ha fallito». Spinta per la ricostruzione
Guerra Ucraina, Meloni: «Putin ha fallito». Spinta per la ricostruzione
di Francesco Bechis
Sabato 25 Febbraio 2023, 00:11 - Ultimo agg. 07:41
5 Minuti di Lettura

Un anno dopo, il verdetto italiano sulla guerra russa in Ucraina suona così: il piano di Vladimir Putin «è fallito». Lo pronuncia Giorgia Meloni e mette così un altro punto a polemiche e tentennamenti nella sua maggioranza sul sostegno a Kiev. Non ce ne sono, assicura la premier nel videomessaggio mattutino inaugurando una giornata tutta votata al ricordo della guerra riportata in Europa dallo zar che come consiglieri (copyright Lavrov) ha Ivan il terribile e Pietro il grande.

Putin, l'ex capo della Cia Leon Panetta: «Presto dovrà decidere se perdere la guerra o accettare una trattativa»

LA LINEA 

Non è andata secondo i piani, spiega Meloni parlando da Palazzo Chigi illuminato di gialloblu in un giorno clou per la causa ucraina: la Commissione Ue ha approvato ieri il decimo pacchetto di sanzioni a Mosca, una tagliola sull’export tecnologico e contro chi vende armi ai russi (come l’Iran). «Mosca ha dovuto fare i conti con l’eroica reazione di un popolo disposto a tutto per difendere la propria libertà e con una cosa più forte dei missili e dei carri armati: l’amore per la propria patria». 

Il viaggio a Kiev, il tour degli orrori a Bucha e Irpin («ho visto con i miei occhi e non lo dimenticherò») hanno riconsegnato a Roma una premier decisa più che mai a fare dell’Italia la testa di ponte del fronte dell’assistenza politica, militare ed economica europea a Volodymyr Zelensky. È il messaggio che Meloni consegna ai leader del G7 riuniti in videoconferenza nel pomeriggio.

Ai potenti del mondo che la ascoltano - Joe Biden sorride, Emmanuel Macron è corrucciato, c’è anche Zelensky che la ringrazia di nuovo «per aver scelto il lato illuminato della storia» - Meloni spiega che adesso è necessario «mantenere alta» la pressione su Mosca e pure «contrastare la falsa narrazione del conflitto di Putin, raddoppiando gli sforzi per avvicinarsi a quello che viene chiamato il Sud globale». C’è spazio anche per l’impegno italiano per la ricostruzione dell’Ucraina e l’annuncio, ora ufficiale, di una conferenza bilaterale a Roma per fine aprile. Una priorità per Meloni che per la causa si è spesa molto nell’incontro a Kiev con Zelensky e ha già messo in moto la macchina istituzionale con il primo sopralluogo nella capitale ucraina a gennaio del ministro dell’Industria e il Made in Italy Adolfo Urso accompagnato dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi.

 

Ripresa economica, sostegno militare e politico senza tentennamenti e sbavature, è il messaggio inviato ieri dalla timoniera di Palazzo Chigi che trova sponde esterne e interne. Sul primo fronte, la premier incassa il placet del governo americano. In un colloquio con l’omologo Antonio Tajani a New York, il Segretario di Stato Antony Blinken fa sapere che l’Italia è considerata “leader” nell’assistenza ucraina. L’asse atlantico c’è e si traduce in due inviti: Blinken è atteso a Roma alla Conferenza degli ambasciatori, Meloni sarà alla Casa Bianca prima dell’estate e potrà recuperare il vis-a-vis mancato sulla pista dell’aeroporto polacco di Rzeszow. In Italia, nel giorno della memoria, un assist alla linea ferma della premier arriva invece dal colle più alto. Sergio Mattarella ricorda «un lungo anno di guerra di aggressione della Russia», una guerra «per conquistare territori o per annetterli» assente in Europa «dagli eventi drammatici della Seconda guerra mondiale». Di fronte ai giovani Alfieri della Repubblica, prima di ricevere tra gli arazzi del Quirinale Vera Politovskaja, figlia di Anna, giornalista assassinata dal regime russo venti anni fa, il Capo dello Stato sgombra il campo dai dubbi. «La pace richiede una grande opera per conseguirla, ripristinarla, consolidarla. Ma la pace non è soltanto frutto degli accordi tra governi, la pace e anche frutto dei sentimenti dei popoli, di come all’interno di essi si vive e ci si esprime». Tradotto: l’Italia lavorerà a una pace giusta e soprattutto non punitiva verso il popolo aggredito.

IL FRONTE INTERNO

Il richiamo tocca un nervo scoperto nella maggioranza. Chiarite le incomprensioni dopo le uscite filorusse di Berlusconi con una telefonata tra Meloni e il Cav giovedì, restano le distanze. Ieri né il patron di Arcore, né il leader della Lega Matteo Salvini hanno concesso una dichiarazione a sostegno dell’Ucraina invasa un anno fa. Silenzio rumoroso che certo non è passato inosservato tra le fila di Fratelli d’Italia. 
Tajani minimizza da New York, «Berlusconi è deluso da Putin, le altre sono strumentalizzazioni da chi vuole seminare zizzania, il governo è solido come non mai». E insieme il ministro degli Esteri getta acqua fredda sull’ultimo tizzone nel dibattito sugli aiuti militari a Kiev, la fornitura di jet che Meloni e una parte della maggioranza valuta di cedere alla controparte ucraina. Questione complessa, servono mesi per addestrare i piloti e dunque al momento «non è all’ordine del giorno». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA