Guerra Ucraina, «senza armi il Donbass è perso»: Zelensky lancia l’ultimo appello. L'Onu: «La pena capitale ai britannici crimine di guerra»

Diretta guerra Ucraina
Diretta guerra Ucraina
Venerdì 10 Giugno 2022, 06:08 - Ultimo agg. 11 Giugno, 06:35
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Il governo russo ha stanziato oltre 970 milioni di rubli (17 milioni di dollari) per distribuire bandiere e simboli nazionali a migliaia di scuole rurali, nell’ambito di un piano di educazione patriottica. Peccato che, come sottolinea Moscow Times, 5.500 istituti non abbiano nemmeno i servizi igienici. È la guerra all’Ucraina condotta dal Cremlino: propaganda interna e pressione sul campo di battaglia. Efficace nonostante la strenua resistenza di Kiev, che sta crollando: è fiaccata su diversi fronti, il Donbass cede e i soldati hanno quasi esaurito le munizioni. «Stiamo perdendo», ammette il vice capo dell’intelligence militare ucraina, Vadym Skibitsky.

 

Kiev ora dipende quasi esclusivamente dalle armi dell’occidente per contrastare la Russia. «Questa è una guerra di artiglieria - spiega Skibitsky in un’intervista al Guardian -.

L’Ucraina ha un pezzo di artiglieria ogni 10-15 posseduti dai russi. I nostri partner occidentali ci hanno dato circa il 10% di quello che hanno, abbiamo quasi esaurito tutti i nostri proiettili e ora utilizziamo quelli standard Nato calibro 155. Adesso tutto è condizionato da ciò che l’Occidente ci offre». Le prime a rispondere sono Francia e Gran Bretagna. Parigi è «pronta a partecipare a un’operazione» per «sbloccare il porto di Odessa», filtra dall’Eliseo, il ministro della Difesa inglese Ben Wallace ha incontrato ieri il presidente Volodymyr Zelensky e il collega Oleksii Reznikov per discutere del possibile invio di «nuove armi» in nome di un «obiettivo comune: consentire all’Ucraina di liberarsi dall’occupazione illegale russa». 

La soluzione diplomatica resta inchiodata alle schermaglie verbali, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov sostiene che Mosca sia «aperta al dialogo, ma bisogna essere in due per ballare il tango, mentre i nostri partner occidentali finora hanno ballato la break-dance da soli». E sulla condanna a morte dei tre soldati (due britannici e un marocchino) si chiama fuori: «I processi si sono tenuti sulla base delle leggi della Repubblica popolare di Donetsk perché i reati in questione sono stati commessi su quel territorio».

 Per la portavoce dell’ufficio delle Nazioni unite per i diritti umani Ravina Shamdasani «tali processi ai prigionieri di guerra equivalgono a un crimine di guerra, dal 2015 abbiamo osservato che la cosiddetta magistratura di queste sedicenti repubbliche non ha rispettato le garanzie essenziali di un giusto processo». E proprio nel territorio tra le repubbliche di Donetsk, Luhansk e il Donbass i due eserciti si affrontano nello scontro decisivo. Lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, citato da Unian, informa che le milizie russe stanno avendo un parziale successo nella regione di Donetsk consolidandosi sulle linee occupate, mentre continua la battaglia nella roccaforte di Severodonetsk. «Le unità nemiche hanno cercato di effettuare operazioni di assalto in direzione degli insediamenti di Nyrkove e Mykolaivka, ma l’esercito di Kiev ha contrattaccato costringendole a ritirarsi con perdite», dichiara nel report quotidiano.

 

 Il presidente Zelensky, nonostante le difficoltà sul campo, avverte i russi che non avranno vita facile: «Severodonetsk, Lysychansk e altre città del Donbass, che gli occupanti considerano ora gli obiettivi primari, sono ancora in piedi». Secondo il capo dell’amministrazione militare regionale del Lugansk, Sergiy Gaidai, Mosca punta a prendersi l’intero oblast entro il 12 giugno, data della celebrazione del Giorno della Russia.
 

ANNESSIONE
Intanto il Cremlino «sta preparando il terreno per l’annessione» della regione di Kherson alla Federazione russa, «aspettando il momento opportuno per farlo», assicura il rappresentante degli Stati Uniti all’Osce, Michael Carpenter. L’aggregazione, «cruciale perché consente il collegamento fra Crimea e Donbass», potrà avvenire con un referendum o con la richiesta a Mosca da parte di elementi filo russi. Kherson è «il laboratorio» del tentativo di assorbire l’Ucraina alla Russia. Con la violenza: nella regione 600 persone «sono detenute in cantine speciali che di fatto funzionano come camere di tortura e che si trovano nell’edificio dell’amministrazione della regione o nella scuola numero 17». Internet è stato sabotato, sono stati introdotti i rubli e le scuole hanno adottato i programmi russi. Chi prova ad alzare la testa viene arrestato, interrogato e torturato. Il suo destino è la deportazione in Russia o la morte.

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