Guerra in Ucraina, il generale Serino: «Soldati al fronte fermi, ora la tregua è possibile»

Ai 46 allievi che giurano alla Nunziatella ricordo al valore della fedeltà delle istituzioni

Guerra in Ucraina, il generale Serino: «Soldati al fronte fermi, ora la tregua è possibile»
di Gianni Molinari
Sabato 19 Novembre 2022, 07:33 - Ultimo agg. 15:01
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«La guerra si combatte sempre nello stesso modo, sono i sistemi di contorno che cambiano»: a Napoli per il giuramento oggi dei 46 nuovi allievi della scuola militare Nunziatella, il generale di corpo d'armata Pietro Serino, capo di Stato Maggiore dell'Esercito, guarda agli sviluppi della guerra in Ucraina con l'occhio di chi deve trasformare in dottrina militare ciò che sta avvenendo in questi mesi sul campo.

Generale si va verso l'inverno e la guerra somiglia sempre di più al primo conflitto mondiale con l'aggiunta delle tecnologie ma anche con il ritorno delle trincee.
«È una guerra un po' particolare: da febbraio ad oggi abbiamo visto varie fasi: quella attuale di posizione, l'iniziale guerra dei carri che ricordava il blitzkrieg tedesco con risultati non enstusiasmanti per i russi che l'hanno condotta, la guerra delle artiglierie finita con l'arrivo degli Himars americani.

Vero è che si usano sempre gli stessi sistemi d'arma che abbiamo imparato a conoscere nelle guerre del XX secolo solo aggiornati e adattati».

E quindi si è finiti in un pantano.
«Infatti la prossima fase potrebbe vedere un fronte stabilizzato con una tregua che si allungherà nel tempo».

Perché?
«Come ha dimostrato la vicenda dei missili caduti in Polonia c'è una grande consapevolezza di tutti gli attori, diretti e indiretti, che un innalzamento del conflitto non giova a nessuno».

Per cui?
«Per cui è possibile che presto ci possa essere una tregua e un congelamento della situazione sul campo».

L'Esercito guarda alla guerra in Ucraina per capire l'adeguatezza e prontezza della sua missione.
«Il nostro concept paper Esercito 4.0 proiettati nel futuro è il manifesto sul quale vogliamo disegnare lo strumento terrestre del prossimo futuro. Le guerre ormai si combattono nelle cinque dimensioni operative (terra, mare, cielo, spazio e cyber) e saper manovrare nel multidominio farà la differenza».

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Cioè?
«Da un lato i mezzi dovranno essere connessi in rete, sfruttando attarverso i satelliti la cibernetica e lo spazio; dall'altro sarà fondamentale l'automazione e la robotizzazione dei sistemi perché ci sono attività che possono essere svolte meglio e in maggiore sicurezza».

Sistemi che richiedono una capacità logistica importante.
«La logistica è una componente silenziosa ma determinante come si vede nel conflitto russo-ucraino: in più fasi sin dall'inizio è stato molto evidente che è stato un fattore condizionante. L'altro aspetto è la capacità di proteggersi dalle minacce insite nel cyber e nello spazio, oltre alla capacità di acquisire informazioni per prevedere e prevenire».

Cambia così anche il profilo del militare.
«La gestione delle tecnologie richiede una diversa formazione degli ufficiali e infatti abbiamo modificato i programmi di studio dell'accademia militare di Modena, dove li formiamo, per dare maggiore conformazione scientifica. Inoltre con le nuove opportunità della legge sulle forze armate speriamo di poter costruire una riserva tecnica che aiuti l'osmosi con il mondo specialistico civile».

Quali sono i sistemi d'arma che saranno più interessati.
«Avevamo già iniziato a lavorare sulle forze corazzate tradizionali ed è stata felice l'intuzione sul potenziamento della difesa controaerei, come si vede dal ruolo che ha assunto nella guerra dell'Ucraina, poi c'è il potenziamento della logistica, dei sistemi di artiglieria in grado di essere efficaci a lunga distanza e a elevata precisione. Infine, gli elicotteri con prestazioni diverse da quelle che conosciamo».

Per fare questo servono investimenti.
«L'Italia si è impegnata a raggiungere il livello di spesa chiesto dalla Nato e in quell'ambito, con l'opportuna gradualità, potremo trovare le risorse necessarie».

I 46 ragazzi della Nunziatella che giurano stamani saranno i comandanti dell'Esercito di domani.
«Ne ho incontrati in questi giorni nelle strade di Napoli e ho visto una gioventù determinata che ha voglia di mettersi in gioco e sfidare se stessa. Ricorderò loro l'impotanza della fedeltà e lealtà istituzionale che esprimeranno nel giuramento, valori fondamentali, che hanno guidato i nostri predecessori anche nei momenti bui a fare la scelta giusta: perché tutte le scelte sono legittime, ma una sola - quella della fedeltà alle istituzioni - è la scelta giusta».
 

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