Tokyo 2020, i Giochi della rinascita che nessuno vuole più

Tokyo 2020, i Giochi della rinascita che nessuno vuole più
di Erminia Voccia
Lunedì 19 Luglio 2021, 07:30 - Ultimo agg. 20 Luglio, 08:02
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Per il Giappone, i Giochi olimpici sono stati l'occasione per ridefinire la propria identità nazionale e il proprio profilo internazionale, fin dalla prima partecipazione avvenuta nel 1912. Il Giappone è stato il primo paese asiatico a prendere parte all'Olimpiade e il primo a vincere delle medaglie. È stato anche il primo paese asiatico a candidarsi e a vincere la possibilità di ospitare l'Olimpiade, quella del 1940 che tuttavia non fu mai disputata. Attraverso i Giochi, il Giappone del primo Novecento cercava di presentarsi al mondo quale paese alla pari delle Potenze occidentali dell'epoca. Al Giappone venne poi vietato di partecipare all'Olimpiade del 1948, poté farvi ritorno solo nel 1952, anno in cui l'arcipelago riottenne la propria indipendenza. Da allora, si è candidato numerose volte a ospitare i Giochi, vincendo quattro volte, se si considerano anche i Giochi olimpici invernali (Tky 1964, Sapporo 1972, Nagano 1996 e ancora Tky 2020). Tky è stata anche la prima città asiatica a ospitare per la seconda volta i Giochi olimpici estivi. 

Era il 7 settembre 2013 quando, durante la 125a sessione del Comitato olimpico internazionale a Buenos Aires, i Giochi della XXXII Olimpiade venivano assegnati alla città di Tky. L'assegnazione avveniva appena due anni dopo il triplice disastro, ovvero terremoto, maremoto e incidente nucleare, di Fukushima. Sin dall'inizio, tanto gli organizzatori quanto i politici giapponesi hanno cercato di legare l'Olimpiade alla ripresa della regione del Thoku, colpita dal disastro dell'11 marzo del 2011. Da subito, i Giochi del 2020 sono stati nominati fukk gorin, o Olimpiadi della ricostruzione, ma anche del rifiorimento, del rinascimento, della rivitalizzazione, seguendo le varie sfumature del termine fukk. Non a caso, uno dei primi video ufficiali che pubblicizzano l'evento, pubblicato nel 2016, si intitola proprio Ci vediamo a Tky e nel Thoku nel 2020. Nel video si vedono scorrere alcune immagini che ritraggono le conseguenze del disastro. L'intento è mostrare le aree ricostruite ormai riqualificate e dunque pronte ad ospitare i tantissimi turisti che da tutto il mondo arriveranno in Giappone in occasione dei Giochi. Oggi, sappiamo che nessuno spettatore sarà ammesso a causa del Covid-19.

Per coinvolgere ancor di più la regione nordorientale del Giappone è stato deciso di disputare alcune gare di baseball e softball nello stadio Azuma di Fukushima.

Quella dell'arcipelago e dei Giochi è una storia di due Paesi diversi, o almeno era così fino a un anno fa. Se, da un lato, il tema del Giappone quale paese tecnologicamente avanzato caratterizzava il discorso relativo all'Olimpiade del 1964, quello del Giappone quale paese che si riprende dal disastro doveva essere invece il discorso per il 2021. Il Giappone degli anni Sessanta era un paese in pieno boom economico, giovane e dinamico; nel 2021, si presenta come un'economia matura, con bassi tassi di crescita e con un andamento demografico negativo, endemico il problema dell'invecchiamento della popolazione. Lo scoppio della bolla speculativa agli inizi degli anni Novanta ha avuto il suo peso sull'economia perché ha dato inizio a un prolungato periodo di stagnazione economica, protrattosi quasi ininterrottamente fino a oggi, un lasso di tempo passato alla storia come «ventennio perduto». Ma nel mezzo c'è stata una pandemia, il posticipo dei Giochi all'anno successivo. Ci sono stati i ritardi nella campagna di vaccinazione nazionale, la variante Delta e la quarta ondata di infezioni lì dove un anno fa la diffusione del virus sembrava essere stata contenuta in maniera abbastanza efficace. C'è stata anche un'eco di polemiche. La metà dei giapponesi resta contraria ai Giochi, la comunità scientifica tutta anche, persino l'imperatore ha espresso, inaspettatamente e in modo del tutto irrituale per il suo ruolo, forte preoccupazione per lo svolgimento dell'Olimpiade. Non qualcosa che i giapponesi sono abituati a vedere perché in generale l'imperatore si tiene fuori da tutte le considerazioni relative all'attività di governo.

Video

I Giochi costeranno al Giappone quasi 28 miliardi di dollari, secondo le stime dei giornali Nikkei e Asahi, una cifra ben più alta di quella annunciata dagli organizzatori. La decisione di bandire gli spettatori dagli eventi avrà un costo pari quasi a un miliardo di dollari, che corrisponde ai ricavi della vendita dei biglietti. Certo, ci sono ancora i diritti televisivi, un affare multimiliardario che rappresenta i guadagni migliori. L'Olimpiade rappresenta un'importante occasione per stimolare la crescita economica, grazie ai numerosi investimenti nelle infrastrutture che si rendono necessari alla città ospitante e che dovrebbero fruttare in futuro. Ma nelle ultime edizioni agli imponenti costi da sostenere per l'organizzazione dell'evento non ha corrisposto un altrettanto e significativo ritorno monetario. A volte, l'aspetto economico è stato più un ostacolo alla candidatura del proprio paese ad ospitare i Giochi che un incentivo a candidarsi. Non appare dunque bizzarro il caso di Brisbane. La città australiana ospiterà i Giochi del 2032 perché nessun altro si è proposto. Il Cio dovrebbe renderlo pubblico in settimana. Una vittoria a tavolino. 

La tenuta dei Giochi e la capacità di contenere i contagi saranno però le preoccupazioni principali del premier Suga, e da ciò dipenderà la possibilità per lui di guidare l'arcipelago oltre l'autunno e oltre il termine del mandato del suo predecessore, Abe Shinz. Suga non parte benissimo perché il tasso di consenso dal 60% di alcuni mesi fa è sceso al 40%. In tutto ciò, ci sono anche i contrasti diplomatici con la Corea del Sud, che forse neanche l'Olimpiade aiuterà a sanare. Ormai da alcuni anni, il Giappone persegue una strategia di promozione della cultura pop, definita come Cool Japan. L'espressione trova origine in un articolo pubblicato su Foreign Policy nel 2002 di Douglas McGray e ha avuto un tale successo che lo stesso governo giapponese ha deciso di farla propria e denominare così il programma di promozione della cultura giapponese all'estero. Tky 2020 sarà così il palcoscenico da cui prenderà vita il mondo la cultura pop nipponica, come già abbiamo visto durante la cerimonia di chiusura di Rio. 

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