Migranti, vince la linea Minniti

Migranti, vince la linea Minniti
di Sara Menafra
Martedì 8 Agosto 2017, 07:34 - Ultimo agg. 16:03
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Ci sono volute le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e una nota di palazzo Chigi per convincere il ministro degli Interni Marco Minniti a ritirare la minaccia di dimissioni. Alla fine, però, le due dichiarazioni serali a breve distanza l'una dall'altra chiudono una partita politica complicata, assegnando la vittoria al titolare del Viminale, mentre fino a notte inoltrata resta acceso anche l'altro scontro che ha segnato la giornata di ieri: quello tra Italia e Malta, svolto in acque internazionali, e che vede, stavolta, ministro degli Interni e titolare delle Infrastrutture schierati sulla stessa posizione. Decisi, almeno fino a ieri notte, a spingere l'isola a largo della Sicilia ad accettare l'arrivo di tre migranti salvati ieri mattina dalla nave di una organizzazione umanitaria spagnola, Proactiva Open Arms.

LITE NEL GOVERNO
E' il primo pomeriggio di ieri, quando un imprevisto fa capire che lo scontro in corso da giorni tra Viminale e Infrastrutture non è destinato a risolversi nei convenevoli della riunione di rito. A sorpresa, mentre tutti danno la vicenda per archiviata, il ministro Minniti non si presenta a palazzo Chigi per il consiglio dei ministri. Il segnale è fin troppo chiaro, lui stesso ne parla in una lettera inviata a Gentiloni: il ministro non intende mediare sul codice per le ong che fanno salvataggi in mare e, soprattutto, sulla parte applicativa che «punisce» e vieta alla Guardia costiera la collaborazione con quelle che non cooperano. «O mi tutelate o lascio - è la linea - Se la linea politica non è più condivisa, il mio compito è finito». In serata, le note di agenzie attribuite al Colle chiariscono come finirà la giornata: il Presidente ha «grande apprezzamento» per l'impegno spiegato in queste settimane dal ministro Minniti, è la linea attribuita al Quirinale, anche perché il codice sulle ong ha registrato «ampia convergenza in sede parlamentare». Subito dopo, con la stessa formula di dichiarazioni attribuite, si schiera anche Gentiloni, facendo filtrare il sostegno del governo al lavoro fatto dal Viminale.

IL CASO MALTA
Se lo scontro interno al governo sembra così concluso, solo a tarda notte sembra andare verso una soluzione quello in acque internazionali che vede Viminale e ministero dei Trasporti (competente per la Guardia costiera e dunque per il coordinamento dei soccorsi in mare, nello specifico della Mrcc) schierati sulla stessa posizione. Tutto comincia di prima mattina: la nave della ong spagnola Proactiva Open Arms raccoglie tre naufraghi nelle acque di competenza maltese. Contatta il comando di Roma Mrcc, segnalando un problema di carenza di carburante. E l'Italia dà indicazione di dirigersi verso Malta e di chiedere a La Valletta di accogliere ed identificare i tre migranti presi in mare. Malta, però, si rifiuta di cooperare e di far attraccare la nave. Una violazione grave delle intese internazionali e del codice del mare sulla quale la Guardia costiera decide di ingaggiare un vero e proprio scontro internazionale. Stavolta il punto non è la posizione della ong che ha dichiarato di essere disposta a firmare il codice del governo. Anzi, visto che la nave non è in situazione di emergenza, si mantiene in costante contatto con lo Mrcc di Roma e i migranti a bordo sono tre, la Guardia costiera decide di non acconsentire all'attracco della nave spagnola sulle coste italiane nel porto di Lampedusa.

La giornata si chiude con la nave Golfo Azzurro ancora a largo di Malta, ferma ma non in pericolo. Ma a tarda notte i costanti contatti con l'Italia fanno pensare ad una soluzione in vista (il porto scelto potrebbe essere Catania). Anche se lo scontro politico resta.

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