Maxi corruzione, Rajoy in bilico e la Spagna torna nel baratro del voto

Maxi corruzione, Rajoy in bilico e la Spagna torna nel baratro del voto
di Paola Del Vecchio
Sabato 26 Maggio 2018, 11:16 - Ultimo agg. 20:48
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MADRID - L'approvazione mercoledì della Finanziaria aveva dato all'esecutivo minoritario di Mariano Rajoy una boccata d'ossigeno vitale per resistere fino al termine della legislatura, nel 2020. Ma la sentenza per il caso Gurtel, con le durissime condanne per i fondi neri e il sistema di corruzione tangentizio annidato durante almeno un ventennio nel Partido Popular, rischia di far saltare il banco. In poche ore, il leader conservatore si è trovato davanti una mozione di censura presentata dal socialista Pedro Sanchez all'opposizione. E la richiesta di elezioni anticipate «immediate» avanzata da Ciudadanos, il partito centrista che finora gli ha garantito appoggio esterno. E adesso deciso a scaricarlo, perché «la condanna per corruzione del governo ha liquidato la legislatura».

Da esempio di stabilità nella Ue, Madrid è tornata sulle montagne russe dello spread in ascesa e della Borsa in caduta di oltre due punti. Il premier si è visto costretto a convocare una conferenza stampa per lanciare due messaggi: no a elezioni anticipate e allo scioglimento delle Camere. Rajoy ha accusato Sanchez di «voler governare a ogni costo e con chiunque» e di remare contro gli interessi del paese. Per il sistema costituzionale spagnolo, la mozione di sfiducia, se approvata a maggioranza dei voti della Camera, comporta anche l'elezione automatica del capo dell'opposizione a premier. Il leader socialista ha proposto un governo transitorio per «recuperare la normalità politica e istituzionale, rigenerare la vita democratica e avviare un'agenda sociale urgente». Anche se senza chiarire in che tempi convocherebbe le urne. I socialisti auspicano un impossibile patto a tre, con Unidos Podemos e Ciudadanos, che con 182 seggi supererebbe comodamente la maggioranza della Camera (176 seggi). Ma senza disdegnare i voti dei partiti indipendentisti e nazionalisti baschi e catalani. Il partito di Pablo Iglesias ha già detto sì senza condizioni. Quello di Albert Rivera, che tutti i sondaggi danno come prima forza politica, si è subito smarcato, per non restare schiacciato da un'alleanza a sinistra. «Abbiamo bisogno di un esecutivo pulito e forte per affrontare la sfida separatista. Il futuro lo decideranno gli spagnoli», ha twittato Rivera, annunciando una «mozione strumentale» alternativa, finalizzata alla sola convocazione delle elezioni. Che tuttavia, per essere ammessa in aula, ha bisogno di almeno 35 voti, rispetto ai 32 attuali di Ciudadanos, e dell'indicazione di un candidato.
 
Alla Moncloa la paura corre sul filo, perché si riconosce «possibile» che l'iniziativa socialista vada in porto. Tanto che Rajoy ha annullato il viaggio previsto a Kiev per la finale di Champions Real Madrid-Liverpool. A Sanchez - che ha sostenuto l'esecutivo del Pp nel commissariamento della Catalogna ribelle basta ora un'alleanza a 7, con i nazionalisti e gli indipendentisti baschi e catalani, per cacciare l'inquilino dal palazzo di governo. Sufficienti, i 9 seggi di Erc, gli 8 del PdeCat e i 5 del Pnv che, assieme a quelli dei deputati socialisti e a Podemos, sommano 178. Sulla carta è numericamente fattibile, anche se politicamente improbabile. Il Pnv, che ha votato a favore della legge di Bilancio del partito conservatore, si è riservato di decidere dopo aver ascoltato il programma di Pedro Sanchez, «ciò avrà da dire su due temi fondamentali, il Paese Basco e la Catalogna», secondo il portavoce in parlamento.

La seconda mozione di censura in un anno contro l'esecutivo di Rajoy, dopo quella bocciata di Podemos, arriverà in aula non prima del 4 giugno. E questa volta potrebbe essere il naufragio per il corridore di fondo, il leader europeo più longevo dopo la Merkel, che ha commesso l'errore di dare per ammortizzati nell'opinione pubblica gli effetti delle maxi inchieste di corruzione che hanno decimato il Pp. Le condanne a 351 anni di carcere di 29 dirigenti e faccendieri, a cominciare dall'ex tesoriere Barcenas destinatario del suo celebre sms Luis, sii forte! - potrebbe essere invece il siluro definitivo sulla linea di galleggiamento del leader dei Popolari. E nel momento di massima incertezza, con la Catalogna ancora nel vivo della peggiore crisi istituzionale della
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