Ilaria De Rosa, hostess di Treviso fermata in Arabia Saudita da due settimane: il giallo della droga. La famiglia: «Non poteva essere sua»

La 23enne di Resana fermata dopo essere atterrata all'aeroporto di Jeddah: si muove la Farnesina

Ilaria De Rosa, hostess di Treviso arrestata in Arabia: l'accusa di traffico di droga (ma non ha precedenti). E' giallo
Ilaria De Rosa, hostess di Treviso arrestata in Arabia: l'accusa di traffico di droga (ma non ha precedenti). E' giallo
Domenica 21 Maggio 2023, 09:37 - Ultimo agg. 22 Maggio, 09:06
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TREVISO «Siamo molto preoccupati, ma siamo convinti che si tratti soltanto di un colossale equivoco». I familiari di Ilaria De Rosa, l'assistente di volo 23enne di Resana (Treviso) arrestata in Arabia Saudita, escludono l'ipotesi che la ragazza possa essere rimasta coinvolta in un giro di droga (alla Farnesina, peraltro, non c'è ancora la conferma del capo d'accusa). Mamma Marisa, la sorella Laura (che vive e lavora a Bruxelles) e il padre Michele (ufficiale dell'aeronautica in servizio in una base Nato in Belgio) ricevono notizie frammentarie, veicolate dal Ministero degli Esteri che ripete loro di stare tranquilli. «Ma come possono stare tranquilli, mi chiedo - ha affermato il sindaco di Resana, Stefano Bosa, che ieri mattina ha fatto visita ai familiari di Ilaria - Al di là del fatto di volerla riabbracciare al più presto, per ora si accontenterebbero di poterle parlare al telefono, o fare una videochiamata, giusto per sapere che sta bene e capire cosa possa essere accaduto». Una richiesta che, però, non ha ancora avuto alcuna risposta. Le autorità saudite hanno vietato qualsiasi comunicazione. Anche il console italiano a Jeddah, Simone Petroni, è in attesa dell'autorizzazione per poter incontrare la 23enne in carcere: il via libera potrebbe arrivare già oggi. Petroni è in costante contatto sia con l'ambasciatore italiano a Riyad, Luca Ferrari, che con la Farnesina, che a sua volta tiene informata la famiglia di Ilaria sugli sviluppi, purtroppo minimi, del caso.

 

L'IPOTESI

Mamma e sorella di Ilaria, parlando con il sindaco Bosa, ipotizzano che sia finita in manette per colpa di qualcuno che si trovava con lei. «Ilaria, proprio per il lavoro che fa, è sottoposta a continui test antidroga - ha ribadito Bosa - Per cui i familiari escludono che l'arresto sia scaturito da un suo possesso di stupefacenti visto che non ne può far uso. Sostengono invece che, trattandosi di un periodo in cui è finito da poco il Ramadan e che in giro per Jeddah non si contano le feste, fosse in compagnia di qualcuno che è stato trovato con della droga e che la polizia abbia finito per arrestare tutto il gruppo di amici».

Un'ipotesi che potrebbe trovare conferma nel fatto che la giovane assistente di volo è stata vista l'ultima volta uscire dall'hotel in cui alloggiava, lo Spectrum Residence Sultan, assieme a tre uomini per salire su un'auto. Scena ripresa dalle telecamere dell'albergo, che sono poi le ultime in cui si vede Ilaria. Da quel momento, infatti, non si sa cosa sia accaduto e soprattutto dove. Potrebbe anche essersi trattato di un normale controllo stradale finito con le manette ai polsi per tutti gli occupanti del mezzo. Anche di chi, come suppongono i familiari di Ilaria, non aveva alcuna colpa.

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IL SUPPORTO

Oltre alla Farnesina, al consolato italiano a Jeddah e all'ambasciata italiana a Riyad, anche la compagnia aerea lituana per cui lavora la 23enne, la Avion Express, ha messo in moto i propri canali per offrire il supporto necessario per risolvere quanto prima la situazione. D'altra parte è stato un manager della stessa compagnia ad avvertire il padre di Ilaria che non riuscivano a contattare sua figlia dal 4 maggio scorso, dando anche l'indicazione del luogo in cui alloggiava. Da quel momento sono scattate le telefonate dei familiari, i messaggi, i tentativi di contatto tutti andati a vuoto. E così mamma Marisa ha chiesto aiuto ai carabinieri di Castelfranco Veneto, denunciando la scomparsa di Ilaria. In meno di 48 ore è arrivata alla famiglia la comunicazione ufficiale, confermata dalla Farnesina, che l'assistente di volo era stata arrestata a Jeddah. Città dove la giovane viveva ormai da tre mesi, dopo aver passato gli ultimi anni prima in Germania, dove aveva iniziato a fare la hostess per la Neos, e poi a Maastricht, dove si era iscritta a una scuola internazionale, lo Uniter World College, per portare avanti gli studi dopo il diploma in Scienza umane conseguito all'istituto Duca degli Abruzzi di Treviso.

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