«Notre Dame, i nostri operai fumavano sulle impalcature»

«Notre Dame, i nostri operai fumavano sulle impalcature»
di Francesca Pierantozzi
Giovedì 25 Aprile 2019, 08:30 - Ultimo agg. 15:17
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PARIGI - Su Notre Dame gli operai hanno cominciato a stendere un telo bianco. Parte del coro è già coperta, ma ci vorranno ancora diversi giorni, forse addirittura qualche settimana perché la Cattedrale ritrovi un tetto.

Il tempo stringe. A Parigi ha ricominciato a piovere e per Notre Dame l'acqua è oggi un nemico più pericoloso del fuoco che l'ha sventrata: infiltra la pietra, e rende la struttura ancora più fragile. Intanto l'inchiesta va avanti, e le cause dell'incendio che la sera del 15 aprile ha divorato parte della cattedrale sembrano sempre più legate a una serie di errori umani.

Un incidente, sì, ma che l'incuria, l'inattenzione, il non rispetto delle regole, potrebbero aver trasformato nella tragedia che ha lasciato Parigi in lacrime, il mondo incredulo.
 
È stato il settimanale Le Canard Enchainé a rivelare ieri una serie di circostanze confermate dall'inchiesta: innanzitutto gli operai fumavano sui ponteggi che imbracavano la guglia. Sette mozziconi sono stati ritrovati dagli inquirenti. Interrogati, gli operai hanno ammesso che «ogni tanto» poteva succedere, ma mai vicino alla struttura della cattedrale.

Europe Echafaudage, la ditta responsabile del cantiere ha confermato «che il divieto di fumare sui ponteggi era più o meno rispettata», ma che, se qualche negligenza c'è stata «è escluso che possa aver provocato l'incendio».

«Chiunque abbia mai provato ad accendere anche soltanto il fuoco di un caminetto, sa benissimo che mettendo un mozzicone su un tronco di quercia non succederà un bel niente» ha detto il portavoce della ditta Marc Eskenazi. Senza contare, ha aggiunto «che i ponteggi erano distanti metri dalla cattedrale e che se una cosa è stata appurata, è che l'incendio è cominciato alla base della guglia, all'interno della chiesa».

Questo renderebbe impossibile anche l'ipotesi di un cortocircuito in uno dei motori degli ascensori montati sui ponteggi (tutti comunque all'esterno della cattedrale) o su uno dei quadri elettrici del cantiere (anche questi sistemati fuori). In compenso l'inchiesta ha rivelato che sotto le capriate trecentesche andate in fumo, c'erano molti altri pericoli oltre al cantiere. «C'erano molti fili elettrici portati lassù per volontà dei sacerdoti» ha scritto ieri il Canard Enchainé.

In particolare, i fili servivano ad alimentare i carillon che governavano delle campane installate sopra le volte e addirittura dentro la guglia, per sostituire le grosse campane di bronzo delle torri che erano state in restauro fino al 2012. Le campane di riserva non erano state silenziate con il ritorno al loro posto delle originali.

L'ultima suonata (proprio dalle campane posizionate nella guglia) c'è stata alle 18h04 del 15 aprile, quindi dodici minuti prima del primo allarme. «Niente per ora conferma che sia stato questo la causa dell'incendio scrive il settimanale ma la pista di un corto circuito in queste campane è seriamente presa in considerazione».

Malfunzionamenti sono poi stati certificati anche nell'allarme antincendio che hanno provocato un ritardo fatale di 35 minuti (e non venti) dei pompieri. Alle 18h16, quando una spia rossa si è accesa nel quadro dei segnalatori di fumo nel gabbiotto degli agenti della sicurezza di Notre Dame, due uomini sono stati inviati a controllare, ma nel punto sbagliato della cattedrale.

Un errore umano e non un bug informatico avrebbe dunque provocato il ritardo. Quando, alle 18h30 suona un secondo allarme, alcuni fedeli ancora nella chiesa notano già i primi detriti neri venire giù dall'alto.

Non rispettati nemmeno i piani antincendio, che prevedano la presenza 24 ore su 24 di due agenti di sicurezza, mentre ce n'era sempre solo uno, e dalle 8 alle 23.

Fuori norma anche le manichette antincendio, il cui diametro consentiva al massimo un'erogazione di 500 litri d'acqua al minuto appena sufficiente per estinguere l'inizio di un rogo e non certo l'inferno che si sono trovati davanti i pompieri.

I quali tra l'altro disponevano di scale estensibili fino a un massimo di trenta metri, molto lontano dai 69 metri di altezza delle torri. I vigili del fuoco hanno dovuto aspettare l'arrivo dei rinforzi dei colleghi delle Yvelines con le loro scale da 45 metri, in grado di raggiungere almeno il tetto.

L'unica scala da 46 metri in dotazione ai pompieri di Parigi era stata inviata in discarica dalla prefettura, perché inutile.

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