La nipote di Khamenei condannata a 3 anni di carcere
Farideh Muradkhani, attivista iraniana e nipote della Guida suprema dell' Iran, Ali Khamenei, è stata condannata a 15 anni di carcere dal Tribunale speciale del clero, pena poi ridotta a 3 anni. Lo riferiscono i media iraniani, citando l'avvocato Mohammad Hossein Agassi. La donna era stata arrestata il 23 novembre scorso. Prima di finire in carcere, aveva chiesto ai Paesi «amanti della libertà» di espellere gli ambasciatori dell' Iran, a sostegno delle proteste del popolo iraniano. Farideh è figlia di Badri Hosseini Khamenei, sorella di Ali, che nei giorni scorsi ha condannato la repressione delle proteste.
Raisi a familiari forze sicurezza: rivoltosi saranno puniti
Il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha promesso che saranno identificati e puniti «seriamente» attraverso gli organi «pertinenti» i colpevoli dell'uccisione delle forze di sicurezza durante le proteste antigovernative degli ultimi mesi. Riferendosi alle recenti rivolte «sostenute dall'Occidente» in un incontro con i familiari degli agenti uccisi, Raisi ha affermato che i «nemici» hanno cercato di «danneggiare i valori della rivoluzione islamica ricorrendo a una nuova guerra combinata, ma la nazione iraniana si è opposta a questa cospirazione». «Oggi, le città iraniane devono la loro sicurezza e incolumità al sangue dei giovani che si sono opposti ai rivoltosi», ha aggiunto Raisi, citato dall'agenzia Mehr. «Sebbene la loro perdita sia molto difficile per tutti, la disperazione dei nemici è un grande risultato», ha osservato.
Attivista: comunità internazionale non spenga riflettori o altre esecuzioni
La comunità internazionale «non deve spegnere i riflettori» su quanto sta accadendo in Iran o «sicuramente» ci saranno altre esecuzioni dopo quella di Mohsen Shekari, il primo manifestante giustiziato dall'inizio della nuova ondata di proteste nella Repubblica islamica.
Altre decine di persone rischiano la condanna a morte
«Altre decine di persone rischiano attualmente la pena di morte, con molti casi non confermati che circolano sui social media», denuncia "Iran Human Rights", facendo sapere che alcune delle condanne alla pena capitale emesse riguardano l'uccisione di un ufficiale delle Guardie della rivoluzione durante disordini avvenuti a Karaj il 3 novembre, quando manifestanti stavano commemorando un altro dimostrante ucciso e sono stati attaccati dalle forze di sicurezza.
Sono 11 le persone condannate a morte in Iran dopo essere stati arrestate durante le proteste che si susseguono da quasi tre mesi nel Paese. Lo denuncia la ong "Iran Human Rights", con sede ad Oslo, facendo sapere che «altre decine di persone rischiano attualmente la pena capitale» e che «la Repubblica Islamica ha intenzionalmente nascosto i nomi dei manifestanti con condanne a morte confermate». Secondo la ong, «gli imputati non hanno accesso ai loro avvocati» e non possono avere contatti con i familiari. L'esecuzione della pena capitale per il primo manifestante condannato è stata eseguita ieri per impiccagione.
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