Isis, allarme dell'Onu: «15 mila combattenti stranieri arruolati fra i terroristi»

Isis, allarme dell'Onu: «15 mila combattenti stranieri arruolati fra i terroristi»
Venerdì 31 Ottobre 2014, 11:49 - Ultimo agg. 1 Novembre, 12:36
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Un numero di combattenti stranieri «senza precedenti» che si sono uniti alla jihad, da paesi che non avevano mai fornito "manodopera" al terrorismo islamico.



È l'allarme lanciato dall'Onu in un rapporto di cui il quotidiano britannico Guardian ha avuto un'anticipazione. Sono «15.000» i "foreign fighters" partiti alla volta della Siria e dell'Iraq per combattere accanto all'Isis o ad altri gruppi estremisti.



Provengono da 80 paesi diversi, di cui l'Onu non fornisce una lista dettagliata, limitandosi a nominare solo i luoghi che mai prima di oggi erano stati patria di futuri jihadisti: Maldive, Cile, Norvegia. «Dal 2010 a oggi sono partiti più foreign fighters di quanti non ne siano partiti nel ventennio 1990-2010. E stanno aumentando», è scritto nel rapporto.




I peshmerga entrati a Kobane, piovono bombe di Assad sugli sfollati. Il massacro documentato di decine di civili siriani, sfollati nel nord-est del Paese, addossati con le loro famiglie a ridosso del confine turco e nelle ultime ore uccisi da barili-bomba dell'aviazione del regime di Damasco, è rimasto sullo sfondo delle notizie sull'ingresso ieri di un primo gruppo di miliziani curdo-iracheni a Kobane/Ayn Arab, la cittadina siriana alla frontiera con la Turchia e assediata dai jihadisti dello Stato islamico (Isis).



Dall'Iraq sono invece giunte le drammatiche testimonianze di alcuni sopravvissuti a un massacro compiuto dall'Isis nel giugno scorso a sud-est di Mosul, quando circa 600 detenuti sciiti del carcere di Badoush sono stati giustiziati sommariamente secondo quanto ha riferito Human Rights Watch. Gli Stati Uniti si sono intanto detti «inorriditi» dall'uccisione mercoledì di circa 50 civili siriani, tra cui minori e donne, originari della Siria centrale ma sfollati al confine turco nella regione nord-occidentale di Idlib. Il massacro è stato documentato dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) e da numerose fonti locali interpellate via Skype.



L'aviazione di Damasco, che a bassa quota continua a operare indisturbata nella stessa area di operazioni della Coalizione anti-Isis guidata dagli Usa, ha sganciato il suo carico di morte contro civili del campo profughi improvvisato di Habit, località frontaliera. Intanto da New York, l'inviato speciale Onu sulla Siria, Staffan De Mistura, ha affermato al Palazzo di Vetro che «per fermare l'Isis è necessario creare alcune zone franche in Siria, e uno di questi luoghi è Aleppo». Per il diplomatico italo-svedese, in queste zone franche deve essere «imposto un cessate il fuoco da attuare progressivamente».



La soluzione politica, ha affermato, è il passo successivo. Proprio in queste settimane Aleppo, un tempo prima metropoli siriana, sta venendo accerchiata dalle truppe lealiste che stringono la morsa attorno ai quartieri orientali sotto il controllo del variegato fronte di insorti. Sul lato orientale, l'Isis è minaccioso, ma non attacca le forze del regime che proseguono la loro avanzata anche nella Siria centrale, nel nord-ovest, nel sud e attorno a Damasco. Proprio dalla capitale, le autorità siriane hanno accusato la Turchia di «complottare» contro la Siria e di aver «violato la sovranità territoriale» del Paese consentendo «a forze straniere e a elementi terroristi» di entrare a Kobane.



Il riferimento può sembrare diretto ai peshmerga curdo-iracheni, ma per decenni il regime di Damasco ha sostenuto e protetto le milizie curde in funzione anti-Ankara. Più probabile che l'accusa del regime siriano sia stato all'ingresso, mercoledì, sempre tramite la Turchia, di un centinaio di miliziani di quel che rimane dell'Esercito libero, la piattaforma di disertori e civili siriani che dalla fine del 2011 hanno preso le armi contro le forze del presidente Bashar al Assad.



Questo manipolo di insorti hanno preceduto l'ingresso ieri di una «delegazione» di una decina di peshmerga a Kobane.
Il grosso del mini-contingente curdo-iracheno (150 unità) da ieri mattina è in attesa di varcare il confine. Il lato nord di Kobane è stato però bombardato a più riprese dall'Isis che assedia la cittadina sugli altri. Per tentare di facilitare l'ingresso dei rinforzi curdi, il comando militare Usa ha riferito che la Coalizione ha compiuto tre raid contro postazioni dello Stato islamico.
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