Provvisionato racconta di essere stato mandato in Mauritania nell'agosto scorso dall'azienda per cui lavorava, che opera nel campo delle investigazioni private, per sostituire un altro italiano che doveva rientrare in Italia. Il compito doveva essere quello di fare una dimostrazione di alcuni prodotti di una società straniera al Governo mauritano. In realtà, scrive, «sono stato mandato con l'inganno per togliere da una brutta fine l'altro italiano», perchè la società straniera aveva probabilmente truffato il Governo mauritano.
Ora, si legge nella lettera, «il Governo mauritano si ostina a tenermi in detenzione anche davanti all'evidenza che sono parte lesa come loro in questa vicenda. È un fatto gravissimo: sono l'unico agli arresti mentre tutti i veri responsabili di questa truffa sono liberi».
Provvisionato sottolinea che, nonostante tutti gli sforzi della Farnesina e dell'ambasciata italiana di Rabat, «c'è un muro da parte delle autorità mauritane che non vuole cedere».
E invoca quindi l'intervento di Mattarella «contro questa gravissima ingiustizia. La prego - dice rivolto al capo dello Stato - di fermare tutto questo prima che si trasformi in una tragedia, ho già perso 25-30 kg, non posso curarmi come dovrei, non posso sostenere le giuste visite mediche per il diabete, inizio a temere seriamente per la mia salute».