LONDRA - Dalla foto circolata sui giornali si vede un volto sottile e scavato, con un sorriso tirato sotto il cappellino da baseball, il corpo magro nella camicia a scacchi. I rari conoscenti descrivono il cinquantaduenne Tommy Mair come solitario, con un passato di fragilità psicologica e un presente innocuo di grande chiusura nei confronti del mondo. Il giorno prima dell'attacco era andato a trovare la madre Mary. Le testimonianze in rete raccontano di simpatie di estrema destra dimostrate dall'abbonamento ad una rivista sudafricana pubblicata da un gruppo pro-apartheid, il White Rhino Group. E c'è un giallo. Un testimone ha descritto la pistola utilizzata dall'uomo come «fatta a mano».
LE TESTIMONIANZE
Poco dopo che era emersa la notizia dell'attacco a Jo Cox e dell'arresto di Mair, il fratello Scott, 49 anni, ha riferito tra le lacrime che l'uomo ha «una storia di malattia mentale», ma che nel corso degli anni «è stato aiutato» e non è stato lasciato solo. «Ho difficoltà a credere a quello che è successo», ha spiegato Scott, aggiungendo: «Mio fratello non è un violento e non è per niente politico. Non so neanche per chi voti». Prima di concludere, visibilmente scosso: «Ho pianto quando ho saputo. Sono così dispiaciuto per lei e per la sua famiglia».
Mair, unico indagato per l'omicido di Jo Cox, vive nella stessa casetta da 40 anni ma da almeno 20, ossia da quando morì sua nonna, è solo. Secondo un vicino di casa è uno che sta sulle sue e che non riceve praticamente mai visite. Nato a Kilmarnock, in Scozia, non ha mai avuto un lavoro fisso, e oltre a dare una mano al centro di collocamento con i computer, fa qualche lavoretto di giardinaggio per i vicini di casa.
IL VOLONTARIATO
Nel 2011 aveva raccontato della sua esperienza come volontario nel parco di Oakwell e di come questo lo avesse aiutato con i suoi problemi psichiatrici. «Posso dire onestamente che mi abbia fatto meglio di tutta la psicoterapia e di tutte le medicine del mondo», aveva raccontato ad un giornale locale, spiegando come «molte persone che soffrono di malattie mentali sono socialmente isolate e disconnesse dalla società e il senso di inutilità è comune per via della disoccupazione di lungo periodo».
NESSUN LAVORO
In questo senso, per Mair, dedicarsi ad un'attività, anche non retribuita, è stata una manna dal cielo, perché «uscire di casa e incontrare nuove persone è una buona cosa, ma ancora più importante a mio parere è fare un lavoro fisico faticoso e utile».
La frase che ha urlato mentre uccideva Jo Cox, «Britain First», vuol dire «La Gran Bretagna innanzi tutto», ma e' anche il nome di una formazione politica di estrema destra, anti-islamica e euroscettica, nata da una costola dei nazionalisti xenofobi del British National Party e avvezza a fare ronde nelle moschee e proteste contro la carne halal. Sebbene il leader Paul Golding abbia immediatamente preso le distanze dalla vicenda, il profilo di Tommy Mair fa pensare a quello di un simpatizzante di Britain First, visto che il magazine sudafricano SA Patriot, si cui Mair è stato uno dei primi abbonati, descriveva la sua linea editoriale come «contraria alle società multiculturali» e «all'espansionismo islamico».
OSSESSIONATO DAI LIBRI
Un'amica della madre ha raccontato che Mair «viveva praticamente in biblioteca, era ossessionato dai libri, aveva la casa piena» e che l'attacco alla Cox «è totalmente al di fuori del suo personaggio». I vicini concordano, nessuno sapeva delle sue tendenze. «Non penso appartenesse ad alcun partito politico e non l'ho mai sentito esprimere alcuna opinione sull'Europa o su qualunque altra cosa», ha spiegato una signora che abita sulla sua via. «Per noi era solo Tommy, un tizio del vicinato che conoscevamo da sempre».
Jo Cox uccisa, il killer Mair e una vita da invisibile tra estremismo e farmaci
di Cristina Marconi
Venerdì 17 Giugno 2016, 11:44
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