Iraq reagisce al referendum curdo: Kirkuk strappata ai Peshmerga

Iraq reagisce al referendum curdo: Kirkuk strappata ai Peshmerga
Lunedì 16 Ottobre 2017, 17:01 - Ultimo agg. 17 Ottobre, 10:31
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Kirkuk è di nuovo irachena. Sulla sede del consiglio regionale già sventola la bandiera dell'Iraq dopo che il comando dell'esercito federale di Baghdad ha ripreso il controllo della città. Un'operazione che, come afferma il comando generale delle forze Peshmerga, è stato condotto insieme alle milizie addestrate dall'Iran, ed «equivale a una dichiarazione di guerra contro il Kurdistan». Si tratta della temuta risposta del governo centrale di Baghdad al referendum del 25 settembre scorso, come confermato dal premier iracheno Haider Abadi: «È mio dovere lavorare secondo la costituzione per servire i cittadini e salvaguardare l'unità del Paese» ha dichiarato.

Secondo i primi resoconti le forze curde, che avevano strappato il centro petrolifero al sedicente Stato Islamico (Is), si sarebbero ritirate senza opporre alcuna resistenza. Un'assenza di scontri che i Peshmerga imputano al tradimento da parte di alcuni comandanti curdi del Puk (Unione Patriottica del Kurdistan), in particolare alla formazione che faceva riferimento a Jalal Talabani. La rapida avanzata rapida è iniziata all'alba del 16 ottobre ed è terminata nel primo pomeriggio dopo la riconquista di oleodotti e delle infrastutture strategiche presenti nella regione. I Peshemerga inoltre, accusano le forze irachene e le milizie delle Unità di mobilitazione popolare di aver usato armi americane date loro per combattere gli jihadisti. Nonostante questa segnalazione la Coalizione Intenazionale, guidata proprio dagli Stati Uniti contro l'Is, si è già chiamata fuori da qualsiasi presa di posizione. Attraverso un comunicato hanno preferito restare neutrali minimizzando le attività dell'esercito iracheno a «movimenti coordinati di veicoli militari e non attacchi», e parlando di «malintesi» tra le forze in campo. 

Resta ancora da capire quale sia stata la reale entità degli scontri nonostante i tentativi di minimizzare. Intanto i Peshemerga fanno sapere che «si riorganizzeranno» per un eventuale contrattacco. L'unica certezza per il momento sono le migliaia di uomini e donne che stanno fuggendo diretti verso le città di Sulaimaniyah ed Erbil, nel Kurdistan iracheno. 

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