Le Pen, la scossa per astenuti e delusi: «Una scelta di civiltà»

Le Pen, la scossa per astenuti e delusi: «Una scelta di civiltà»
Le Pen, la scossa per astenuti e delusi: «Una scelta di civiltà»
di Marina Valensise
Lunedì 11 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 17:25
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«Non è un semplice voto, ma una scelta di civiltà. Il 24 saranno di fronte due visioni opposte del Paese: o la divisione, il disordine, oppure l’unione dei francesi intorno alla giustizia sociale garantita da un quadro fraterno. Ho ancora molta speranza, possiamo vincere». Marine Le Pen ha guadagnato il ballottaggio, ma, diversamente da quanto prospettato dagli ultimissimi sondaggi, non ha raggiunto un risultato che sembra darle molte chance di finire all’Eliseo. Sperava di ridurre il distacco da Emmanuel Macron, e invece resta sotto di circa 5 punti rispetto al presidente candidato di En Marche. Stando alle ultime proiezioni è 23 per cento dei voti, attorno al 2 per cento in più rispetto al primo turno delle presidenziali del 2017. Macron invece ha avuto il 27,6 per cento dei voti. E può già contare sulla dichiarazione di voto a suo favore da parte di Valérie Pécresse, candidata di Les Républicains, o quel che resta del partito gollista, che sotto la soglia del 5 per cento (col 4,8) non avrà diritto nemmeno al finanziamento dello stato, da parte del candidato ecologista, Jadot, che ha avuto il 4,7, da parte del Comunista François Roussel, che ha avuto il 2,3 e di Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi, che ha portato il Partito socialista all’1,7 per cento.

Si tratta ora di capire se e come Marine Le Pen riuscirà a intercettare parte del 20 per cento dei voti che hanno premiato l’esponente della France Insoumise, Jean Luc Mélenchon esponente radicale di estrema sinistra, con un passato di agente cubano del Kgb.

E l’interrogativo che ora molti si pongono è il seguente: riusciranno le estreme a convergere sul piano elettorale in nome del voto antisistema? 

È vero che nei giorni scorsi, fedele al suo nuovo stile più morbido, alla ricerca di un’immagine meno bellicosa e molto più consensuale e in nome di una strategia di alleanze a ampio raggio, da realizzare puntando sulla difesa del potere d’acquisto e degli interessi dei ceti più deboli, degli esclusi dal sistema degli umiliati sociali, Marine Le Pen ha fatto direttamente appello all’elettorato di estrema sinistra, prospettando addirittura un governo di unità nazionale e tendendo la mano allo stesso Mélenchon. Dunque di sicuro cercherà in queste due settimane di stregare i duri e puri della sinistra estrema. Ma il tribuno della France Insoumise, terzo classificato, pur nella sua prosa lirica e ridondante è stato chiaro e netto. Ha fatto appello alla coscienza degli elettori, ha richiamato la scelta terribile in cui si trovano di fronte all’impotenza di fronteggiare una decisione netta e alla fine ha dichiarato: «No. Conosco la vostra rabbia, l’avete espressa. Ma non lasciatevi andare a una scelta che potrebbe comportare errori imperdonabili. Non potete regalare neanche un voto a Marine Le Pen». 

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Certo, il voto resta sempre aleatorio e il risultato di un’elezione è sempre imprevedibile. Lo stesso Mélenchon ha voluto mettere in guardia i suoi elettori più anziani, richiamando all’ordine la sua base elettorale. Ma non è detto che le truppe seguiranno la consegna. Nell’ipotesi più rosea, Marine Le Pen potrebbe al massimo contare su un terzo dell’elettorato di Mélenchon. E non le basterebbe per spuntarla con Macron che ha forte distacco da lei. Di sicuro la candidata del Rassemblement National potrà contare soltanto sull’elettorato di Eric Zemmour, il giornalista sovranista, nostalgico della grandeur della Francia anni Sessanta, suo diretto concorrente nell’attingere al bacino della destra xenofoba e razzista. Abilmente, nel corso della campagna 2022, Marine Le Pen ha scelto di concentrarsi sulla questione sociale, lasciando a Zemmour il monopolio della protesta identitaria, minacciata dall’islamismo e dall’emigrazione. Ma Zemmour, nonostante un inizio di campagna promettente, alla fine ha ottenuto solo il 7 per cento dei voti. Troppo pochi se pur sommati al 3,1 per cento di Jean Lassalle, candidato di Résistons, partito della ruralità e degli agricoltori, e al 2,1 per cento del conservatore nazionalista Nicolas Dupont-Aignan, al quale si aggiungerà l’un per cento promesso dal gollista Eric Ciotti, ex sodale e ora rivale della sconfitta Valérie Pécresse. Per questo, nonostante l’allarmismo delle ultime ore, visti i risultati del primo turno, i francesi possono tirare un filo di sollievo davanti alla sovranista di estrema destra, che vuole riscrivere la Costituzione, smantellandone con un referendum l’universalismo democratico, che invoca Giovanna d’Arco, ma resta legata a doppio filo al prestito milionario ottenuto da una banca russa di oligarchi vicini a Putin, e rinegoziato fino al 2028. Scampato pericolo.  

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