Libia, generale Bertolini: «Occorre una soluzione politica che riporti la governabilità nel Paese»

Libia, generale Bertolini: «Occorre una soluzione politica che riporti la governabilità nel Paese»
di Ebe Pierini
Mercoledì 5 Settembre 2018, 20:19 - Ultimo agg. 20:49
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A Tripoli è scattata la tregua. La situazione in Libia è di calma relativa ma fino a due giorni fa regnava il caos. Il generale Marco Bertolini, in passato alla guida del Comando Operativo di Vertice Interforze e oggi presidente dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, analizza la difficile situazione attuale in cui versa il Paese.

Generale che cosa c’è dietro il caos che è scoppiato in Libia nei giorni scorsi? La Francia ha un ruolo in tutto questo?
Non escluderei che le motivazioni che hanno portato all’esplosione delle violenze siano legate a questioni di carattere economico. Il caos che ha attanagliato di nuovo la Libia può essere derivato dal fatto che le forze che operano nell’area e si occupano del business della migrazione hanno il fiato corto. I loro affari sono in perdita e per questo possono essere passati alle vie di fatto. Di certo la situazione che si è venuta a creare rafforza la posizione francese. I francesi sponsorizzano il generale Haftar che è competitor di Al Serraj. C’è un collegamento abbastanza diretto. Essendo Haftar sostenuto da Parigi per la proprietà transitiva si può dire che la posizione francese ne guadagnerà. I francesi puntano ad allargare il controllo, tramite il loro alleato sul posto, sulle fonti di idrocarburi.

Pensa che, a seguito degli scontri tra milizie a Tripoli, si possano essere create condizioni per l’aumento delle partenze di migranti verso l’Italia?
I migranti che arrivano dalla Libia sono subsahariani. La guardia costiera libica stava effettivamente operando per controllare le partenze. Occorrerà vedere se ora, in queste condizioni, continuerà a farlo. Piuttosto vanno considerate le scaramucce verbali con l’Onu che chiede se la Libia, nella situazione attuale, possa essere considerato un porto sicuro per eventuali respingimenti. Il fatto è che bisogna assolutamente fare in modo che i migranti non arrivino in Libia per evitare che poi partano da lì alla volta dell’Italia.

Quali possono essere le conseguenze di questa crisi libica per l’Italia?
Una mancata opportunità rispetto a quello che si potrebbe costruire e realizzare se in Libia si riuscisse ad avere una pacificazione. Ultimamente sono state portate avanti delle iniziative in tal senso dai ministri Moavero e Salvini. Se la situazione dovesse peggiorare le premesse che si erano create si perderanno. Le potrebbe sfruttare qualcun altro. Se dovesse avere la meglio Haftar, alleato della Francia, noi ci perderemmo.

I ministri Trenta e Salvini fin da subito hanno escluso ogni ipotesi di intervento militare, anche nei giorni più difficili di scontri tra le milizie. Cosa ne pensa in proposito?
Per un intervento militare ci vuole una forza che non abbiamo. Tra l’altro, un intervento multinazionale avrebbe richiesto tempi lunghi. Non so quanti abbiano interesse ad un intervento di questo tipo. Haftar è appoggiato da Francia e Russia e quest’ultima non vuole assolutamente truppe dell’Onu o della Nato nell’area. Un intervento militare sarebbe comunque percepito come un’invasione dalla Libia di Haftar. Il problema libico ci riguarda direttamente e non lo possiamo affrontare solo reattivamente cercando di stemperare i problemi come abbiamo fatto con la migrazione. Non dimentichiamo che l’Italia è presente nel Paese con due impianti dell’Eni. La questione libica richiede una soluzione politica radicale che riporti quello Stato in condizioni di governabilità. La Francia è presente in Libia con il suo sostegno ad Haftar per avere in futuro un’influenza su quel Paese.

Le elezioni in Libia sono state fissate per il prossimo 10 dicembre. A cosa porteranno?
Le elezioni sono state volute dalla Francia e da Haftar. Il risultato che si ripromette Parigi è quello di usare lo strumento elettorale per mettere in sella il suo fantino Haftar. Se dovesse riuscirci con altri mezzi le andrebbe bene comunque.

Al Serraj può “combattere” ad armi pari contro Haftar?
Tripoli è una città relativamente tranquilla. Non toccata pesantemente dagli scontri. Nella capitale libica Al Serraj può contare su una forza militare commisurata alle sue esigenze di sicurezza in città. Fuori dalla città le milizie misuratine alleate di Al Serraj contribuiscono alla sicurezza ma sono così forti da espandere il controllo fuori dalla capitale.  Lui non può contare su una forza militare. In un eventuale scontro militare Haftar avrebbe la meglio.
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