Libia, Gheddafi fuggito a Bani Walid
Il figlio Khamis ucciso da elicottero Nato

Gheddafi con due delle sue amazzoni all'arrivo a Roma
Gheddafi con due delle sue amazzoni all'arrivo a Roma
Lunedì 29 Agosto 2011, 15:14 - Ultimo agg. 28 Settembre, 00:08
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ROMA - Fonti diplomatiche sostengono che il colonnello Gheddafi, oggetto della caccia dei ribelli, si trova insieme ai figli Saif e Saadi a Bani Walid, 100 chilometri a sud-est di Tripoli. L'altro ieri una colonna di 60-80 mezzi dei lealisti stata vista fuggire proprio verso Bani Walid. Sempre secondo le stesse fonti la famiglia del raìs, la moglie con gli altri figli Aisha, Hannibal e Mohammad, è fuggita in Algeria.



Khamis, il figlio minore del colonnello, comandante della temutissima 32^ brigata che ha guidato l'ultima resistenza di Tripoli, sarebbe quasi certamente stato ucciso durante la ritirata verso Bani Walid. Khamis sarebbe morto nell'attacco di un elicottero da combattimento Apache della Nato, probabilmente britannico. Lo riferisce l'emittente britannica Sky News, che cita una guardia del corpo di Khamis. L'attacco è avvenuto 60 km a sud di Tripoli. La 4x4 Toyota Land Cruiser blindata su cui viaggiava Khamis è stata centrata da un razzo. La guardia del corpo dice che Khamis è morto sul colpo e che l'esplosione è stata così potente da incendiare alberi vicino alla strada.



Il comandante dei ribelli a Tripoli ha confermato l'uccisione di Khamis Gheddafi. Il colonnello Al-Mahdi Al-Haragi ha detto che Khamis è rimasto gravemente ferito negli scontri vicino a Ben Walid e a Tarhoni. Il figlio del rais è stato portato in ospedale, ma è morto ed è stato sepolto nell'area di Al-Haragi.



Bani Walid è considerata una località rimasta fedele a Gheddafi. Nel distretto di Misurata, Bani Walid è una delle roccaforti della tribù Warfalla, una delle più potenti del Paese, che raccoglie circa un milione di persone (poco meno di un sesto della popolazione libica). Il presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, il 24 agosto, lanciò un appello agli abitanti della località, che rifiutavano di negoziare con i ribelli.



Il ministero degli Esteri algerino ha confermato che la moglie di Gheddafi e tre dei suoi figli sono entrati oggi in Algeria. «La consorte di Muammar Gheddafi, Safia, la figlia Aisha, i figli Hannibal e Mohammad, accompagnati dai i loro figli, sono entrati in Algeria alle 08:45 (le 09:45 italiane, ndr) attraverso la frontiera algerino-libica», ha dichiarato il ministero in un comunicato riportato dall'agenzia algerina Aps senza fornire indicazioni su dove sia Gheddafi.



È stata la gravidanza di Aisha Gheddafi, prossima al parto, a spingere l'Algeria a concedere l'ingresso nel paese ai familiari di Gheddafi, per motivi umanitari, sulla base dei trattati internazionali. Lo scrive il quotidiano algerino Echorouk, riferendo che il convoglio dei familiari di Gheddafi è stato bloccato per 12 ore al confine prima di ricevere la luce verde all'ingresso, attraverso il valico di confine di Tinalcom, nella provincia di Illizi, sul confine sud orientale. Il convoglio era composto di sette veicoli per un totale di 31 persone a bordo.



I ribelli libici hanno affermato che l'accoglimento di familiari di Gheddafi in Algeria è equiparabile a un atto di aggressione e che comunque cercheranno di ottenere l'estradizione dei congiunti riparati nel paese nordafricano. «Abbiamo promesso di garantire un giusto processo a tutti quei criminali (Gheddafi e i suoi figli, ndr) e quindi consideriamo la protezione accordata loro dall'Algeria alla stregua di un atto di aggressione - ha detto Mahmoud Shammam, uno dei portavoce dei ribelli - Avvertiamo tutti di non dare rifugio a Gheddafi e ai suoi figli perchè li seguiremo ovunque per scovarli e arrestarli».



Gheddafi rappresenta ancora una minaccia per i libici e per il mondo intero: lo ha detto il presidente del Consiglio di transizione Mustafa Abdel Jalil, parlando ad un incontro a Doha, nel Qatar, con i rappresentanti dei Paesi che hanno sostenuto l'insurrezione libica.



Intanto sono giunti in Italia i tre contractors italiani rilasciati dopo un mese di prigione a Tripoli. Dopo un viaggio di 36 ore via mare, i tre -Luca Boero, 42 anni, genovese; Antonio Cataldo, 27 anni, di Chiusano di San Domenico in provincia di Avellino e Vittorio Carella, 42 anni, di Peschiera Borromeo in provincia di Milano - sono arrivati al porto della Valletta e da lì nel pomeriggio si sono imbarcati su un volo Alitalia per Roma. I tre verranno presto ascoltatidalla procura di Roma.
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