Licenziato perché «noioso» fa causa all'azienda e vince. «Suo diritto rifiutare gli inviti»

L'azienda ha deciso di licenziarlo nel 2015 dopo averlo accusato di essere poco partecipe alle feste dei colleghi

Licenziato perché non andava al pub con i colleghi dopo il lavoro: fa causa all'azienda e vince. «Suo diritto rifiutare gli invinti»
Licenziato perché non andava al pub con i colleghi dopo il lavoro: fa causa all'azienda e vince. «Suo diritto rifiutare gli invinti»
Venerdì 25 Novembre 2022, 13:55 - Ultimo agg. 26 Novembre, 08:08
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La Cassazione ha sancito il suo il diritto legale a essere noioso. Cubik Partners, una società di consulenza gestionale, ha licenziato nel 2015 uno dei suoi dipendenti per non uscire abbastanza con i colleghi dopo l'orario d'ufficio. L'azienda all'epoca si era giustificata affermando di utilizzare un approccio "divertente" per il suo team building, incoraggiando il prorio personale a socializzare anche dopo la fine del turno lavorativo.

Il dipendente licenziato, cui nome è rimasto anonimo, aveva però sempre rifiutato gli inviti dei colleghi, e questo ai suoi capi era apparasa come una violazione ripetuta della politica aziendale.

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Licenziato dall'azienda perché poco socievole con i colleghi

Dopo essere stato licenziato per "inadeguatezza professionale", poiché ritenuto troppo noioso, il povero dipendente ha naturalmente fatto causa all'azienda. Dopo anni, è finalmente arrivato il verdetto finale, che ha visto il "noioso" vincere la causa contro i suoi ex capi. La Cassazione nella sentenza definitiva ha affermato che Ma in una sentenza emessa la scorsa settimana e rivelata giovedì, ha affermato che «l'uomo aveva il diritto di rifiutarsi di alle feste aziendali e alle uscite nei pub come tutela della sua vita privata», condannando Cubik Partners a pagare un risarcimento all'ex dipendente di 3000 euro. 

Il tribunale è andato oltre, aggiungendo che la società ha svolto "pratiche umilianti e invadenti in materia di privacy come obbligo di condividere il letto con i colleghi durante i seminari e uso di soprannomi dispregiativi tra dipendenti». L'ex dipendente ha inoltre richiesto un altro risarcimento da 400mila euro.

 

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