Macron punta su Trump per «rendere la Francia di nuovo grande»

Macron punta su Trump per «rendere la Francia di nuovo grande»
di Luca Marfé
Martedì 24 Aprile 2018, 16:46 - Ultimo agg. 25 Aprile, 07:57
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NEW YORK - Emmanuel Macron sbarca a Washington. Sorride, stringe la mano a Donald Trump che ha srotolato per lui il tappeto rosso delle grandi occasioni. I due si baciano sulla guancia, si abbracciano e si lasciano ritrarre come vecchi amici da fotografi e operatori provenienti da ogni angolo del pianeta. La sensazione è che il presidente d’oltralpe sia disposto a questo e anche ad altro pur di rendere la Francia “Great Again”. Cosa che, evidentemente, non pensa di poter fare senza il supporto dello storico alleato statunitense.



Ed è proprio dalla storica alleanza politico-militare, consolidata da due conflitti mondiali e da svariate missioni internazionali, che si (ri)parte: Macron, infatti, dona e pianta assieme a Trump nel giardino della Casa Bianca un albero del bosco di Belleau, teatro dell’omonima battaglia nella quale persero la vita 10mila soldati americani nel 1918, durante la Grande Guerra.

Un gesto simbolico notevole in un Paese come gli Stati Uniti, in cui la considerazione ed il rispetto per i propri eroi possono essere facilmente messi sullo stesso piano di una ferrea fede religiosa. Una maniera, insomma, per spianare la strada a un dialogo e ad una cooperazione ancor più solida e strutturata.



Comincia così la prima cena di Stato ospitata da Donald e Melania. In un’atmosfera più che cordiale, alla presenza dell’altra First Lady, Brigitte Trogneux, sorridente e come sempre assai elegante.

A Macron, dunque, non interessano scandali e presunti scandali che si affollano ai cancelli della prima casa d’America. In primis, non importa nulla del Russiagate. Anzi, la sensazione è che i due omologhi occidentali si siano intesi alla perfezione sul fronte Siria, dove sono di recente intervenuti con dei raid congiunti per arginare la piaga delle armi chimiche. In altre parole, entrambi sembrano concordare sul fatto che Putin sia un avversario, non un complice. E contano ancora meno, praticamente niente, i gossip su prostitute e menzogne.

Il quarantenne francese è pragmatico ed ha le idee molto chiare. Sta oscurando la Merkel nelle gerarchie transatlantiche (Merkel che arriverà a sua volta a Washington questo venerdì, ndr) e addirittura punta ad emulare per certi versi quella che lui stesso definisce la «rivoluzione dell’America First».



In quanto a nazionalismo, si sa, i francesi non sono secondi a nessuno. E, mentre l’Unione Europea latita sul fronte delle grandi decisioni di politica estera, Macron strizza l’occhio a chi di nazionalismo se ne intende.

Trump, dal canto suo, a dispetto della sua scarsa popolarità tra i confini del Vecchio Continente, gongola e si gode il riconoscimento pieno di uno dei leader più discussi, ma comunque più in vista e più carismatici dell’intera scena internazionale.

Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere per lui un atteggiamento più composto nei confronti dell’Iran (dossier caro alla Francia), un occhio di riguardo per l’UE in fatto di dazi su alluminio e acciaio ed una permanenza prolungata delle truppe americane sul terreno di quella stessa Siria che il tycoon vorrebbe viceversa abbandonare sùbito.
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