«Ho perso il mio bimbo, vi prego di non ricordarmelo». La lettera di Gillian ai colossi social

«Ho perso il mio bimbo, vi prego di non ricordarmelo». La lettera di Gillian ai colossi social
«Ho perso il mio bimbo, vi prego di non ricordarmelo». La lettera di Gillian ai colossi social
di Alessia Strinati
Mercoledì 12 Dicembre 2018, 20:58 - Ultimo agg. 13 Dicembre, 10:09
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A chi non è mai capitato che un social ci segnali un ricordo? Spesso è un momento gradevole, a volte commovente, talvolta sgradito, ma nel caso di questa mamma addirittura drammatico. Gillian Brockell, video-editor del Washington Post, si è rivolta a Facebook, Twitter, Instagram ed Experian per chiedere la scomparsa di pubblicità di articoli per bambini sui suoi account. La donna di Sydney, ha perso il suo bambino ma per i social ora è una mamma.



Gli annunci pubblicitari sono dovuti a dei criteri di indicizzazione derivati dalle ricerche sui social e dall'uso di hashtag, ad esempio. Mentre Gillian era in dolce attesa ha spesso consultato siti per bambini e mostrato il pancione con hashtag ad hoc: «Lo so che voi sapevate che io ero incinta. È colpa mia. Semplicemente non ho saputo resistere a questi hashtag su Instagram: #30weekspregnant, #babybump. Che stupida! E ho anche cliccato una o due volte su alcune pubblicità di abbigliamento da mamme che Facebook mi ha proposto», ha scritto la donna in questa lettera aperta, che non avrebbe certo mai pensato di vivere un simile dramma.

«Vi prego, aziende della tecnologia. Vi imploro, se siete abbastanza intelligenti da rendervi conto che sono incinta, siete sicuramente anche abbastanza intelligenti da rendervi conto che il mio bambino è morto. E, come mi avete visto cercare vestiti e oggetti per il mio bambino, non mi avete visto anche googlare 'contrazioni di Braxton Hicks' e 'perché il bambino non si muove'?», prosegue. La donna ha infatti perso il suo bimbo, ma continua a ricevere pubblicità e ricordi di quella gravidanza che è terminata nel peggior modo immaginabile. Poi conclude con la sua preghiera: «Non avete notato i tre giorni di silenzio sui social media, non comune per un utente ad alta frequenza di pubblicazione come me? E poi l'annuncio con le parole chiave "cuore spezzato", "problema", "nato morto" e le 200 emoticons piangenti dei miei amici? Questo non riuscite a tracciarlo? Per favore, aggiornate i vostri algoritmi».
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